“Se un’idea non sembra inizialmente assurda, allora è senza speranza.”
(Albert Einstein)
Un rapporto del Mckinsey Global Institute ha selezionato dodici innovazioni tecnologiche che avranno un impatto notevole sulle imprese e l’economia nei prossimi anni.
( http://www.mckinsey.com/insights/business_technology/disruptive_technologies ).
La lettura del rapporto è illuminante ma alquanto scontata. Si tratta, tra le altre, di tecnologie già presenti: stampanti in 3D, energia rinnovabile, robotica industriale, veicoli automatici, cloud, internet delle cose, ….. Futuro prossimo dunque.
Con Michio Kaku ed il suo “Physics of the Impossible” invece entriamo in un Futuro Remoto (100, 1000, 10000, 100000 anni).
Al giorno d’oggi la parola “sogno”, pur non essendo, in inglese “dream”, a four letter word è diventata una parola oscena. Preda di ciarlatani, guru improvvisati ed interessati, che ne abusano per la vendita delle loro pentole. Nel tempo della mia adolescenza era una espressione meravigliosa.
L’affascinante lettura delle edizioni di fantascienza di Urania stimolava i sogni più arditi. Poter muovere le cose con la forza del pensiero, diventare invisibili, viaggiare nel tempo, il moto perpetuo, la telepatia, altri mondi abitati, viaggiare alla velocità della luce ed oltre, gli universi paralleli.
Tutti sogni impossibili come d’altra parte era un tempo impossibile la televisione, gli ologramma, internet, per citare cose che oggi ci sembrano così normali.
Considerare qualcosa impossibile, e quindi rinunciare a studiare l’impossibile, è un grande rischio per il progresso della scienza e della tecnologia. Un solo esempio: l’inutile tentativo, perseguito per secoli da tanti fisici, di costruire una macchina a moto perpetuo ci ha portato a scoprire la termodinamica, la conservazione dell’energia e le tre leggi della termodinamica. In pratica lo studio di una impossibilità è stato l’origine della società industriale. Esistono in ogni caso infiniti esempi in cui lo studio dell’impossibile ha ampliato le frontiere della chimica e della fisica.
Michio Kaku divide le cose impossibili in tre categorie d’impossibilità: I, II e III.
Le impossibilità di classe I sono quelle tecnologie che, non contravvenendo alle leggi fisiche attualmente note, potrebbero essere applicabili nel corso di questo secolo e nel prossimo. Esse sono la telecinesi, il teletrasporto, la telepatia e l’invisibilità.
Le impossibilità di classe II sono quelle al limite della nostra attuale conoscenza e comprensione e potrebbero essere messe in pratica tra qualche migliaio di anni. Le macchine del tempo, i viaggi nell’iperspazio e nei mondi paralleli.
Le impossibilità di classe III sono quelle che violano le leggi fisiche oggi note. Precognizione e Macchine a moto perpetuo.
Nel corso degli ultimi cento anni abbiamo assistito ad importantissimi progressi della scienza: la teoria dei quanti, la relatività generale, le stringhe ….
Non c’è dunque da meravigliarsi se fino all’inizio del secolo scorso grandi scienziati sostenessero impossibilità che oggi ci sembrano normali.