Il fruttato ultimo della Rivoluzione francese, portatrice della borghesia di censo, al vertice dei paesi europei, produce fra le sue fila un terrore che determinerà il confronto anche militare con le potenze emergenti: Usa e Giappone (crisi di Agadir e assedio di Port Arthur, conclusosi con la distruzione della flotta imperiale russa a Tsushima), mentre l’Europa ignava si occupa dell’ultima spartizione del civilissimo e avanzatissimo impero cinese. Mentre l’appello della sinfonia numero 3 in Re minore di Gustav Mahler, con il suo “O Mensch! Gib Act” (Uomo sta attento), si perde nelle sue note. Il terrore di cui si parla è il tema: “La proprietà è un furto”, con la conseguente richiesta di controllo dei mezzi di produzione da parte della cosiddetta classe operaia.
E’ il terrore della “Comune di Parigi” – assediata dall’esercito prussiano – che induce a pensare che il ceto abbiente tedesco possa, assumendo il comando dell’Europa, eliminare il problema, mantenendo la supremazia europea nel mondo, attraverso la proposta della “Kulturkampf”di Bismarkiana memoria in salsa di cogestione partecipativa, coincidendo nella visione germanica nella cogestione degli interessi del capitale borghese e aristocratico di quelli del ceto operaio urbanizzato, che avrebbe consentito comunque il mantenimento o l’ampliamento della relativa supremazia nel mondo.
La visione eurocentirca e germanocentrica sembra confermarsi con l’avvento della guerra dell’indipendenza dell’Irlanda dalla Gran Bretagna e con il finanziamento di Lenin nel suo procedere verso Mosca e la successiva pace di Brest Litovsk.
Ma la guerra del 14-18 tuttavia si scatena intorno a una ragione modesta, non tanto l’assassino dell’Arciduca Francesco Ferdinando, quanto piuttosto per il controllo del bacino carbosiderurgico della Sarre (che poi Jean Monnet avrebbe sistemato con un semplice consiglio d’amministrazione quello della C.E.C.A., per regolamentare il quale venne fissato il principio dello stop agli orologi quando fra i 6 membri partecipanti non vi fosse stato accordo da perfezionare entro una determinata data).
E finisce dopo qualche decina di milioni di morti su tutti i fronti Africa, Pacifico, Europa, Nord e Sud America: contadini, operai, braccianti, intellettuali, giovani. Probabilmente comunistizzati, con l’avvento delle potenze extraeuropee uniche reali vincitrici e con la blasfema e irresponsabile distruzione della “Sublime Porta”.
Come poi hanno dimostrato le vicende di Israele, Afghanistan Daghestan, Cecenia, Iraq, Siria, Egitto, Libia, Tunisia, non è solo l’economia collettiva che consente nuove o vecchie forme di imperialismo. Da qui il disegno di un governo collettivo del mondo immaginato a San Francisco con la creazione delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, del GATT e quindi del WTO, il mantenimento dell’ILO, speranza, ma non soluzione come ancora oggi vediamo.