Più sono piccoli i componenti di un sistema più diciamo che è ad alta risoluzione. Il design dell’usa e getta tende a compattare i pezzi in blocchi prestampati e preassemblati. Un design delle 3 R dovrebbe invertire la tendenza e tornare a progettare il più possibile oggetti componibili di cui sia possibile sostituire qualsiasi parte.
Un esempio è il pc, anche se molte parti di esso sono ancora molto integrate. Un altro esempio è la bicicletta, che non è un blocco compatto, ma l’assemblaggio di più pezzi che in qualunque momento possono essere sostituiti.
L’obsolescenza programmata del consumismo richiede un design tale che quando si rompe una parte anche piccola e secondaria si deve cambiare tutto. Ho buttato via una fotocamera compatta solo perché non funzionava più il flash! I profitti di costruttori e venditori crescono, ma crescono anche inquinamento e rifiuti.
Il design ad alta risoluzione prevede invece di poter sostituire anche un piccolo pezzo, un perno, una vite. E anche una completa compatibilità di connessioni e incastri. Già si sta andando in questa direzione con i connettori usb, tanto per fare un esempio.
Il design ad alta componibilità e alta risoluzione prevede un insieme di modelli 3d scaricabili dal data base dell’apparecchiatura da riparare, in modo che quando si rompe un pezzo ci si collega, si scarica il file 3d e si stampa il pezzo con la propria stampante 3d o con un service esterno.
Know how e tecnologie già ci sono. Manca la politica, che non ha ancora avvertito il pericolo dell’estinzione del genere umano, o comunque di grandi catastrofi naturali. La politica a livello internazionale dovrebbe imporre severe restrizioni ai costruttori, che potrebbero mettere sul mercato solo prodotti completamente sostituibili, riparabili, riciclabili e riusabili. Il designer dovrebbe considerare fra le specifiche di progetto anche i criteri di riusabilità e riciclo del prodotto, dei suoi imballaggi, dei suoi componenti.
Campagne di sensibilizzazione sociale e di cause related marketing dovrebbero scoraggiare dall’acquisto di prodotti di design a bassa risoluzione e alta obsolescenza. Politiche di smaltimento dei rifiuti volte a far pagare solo i rifiuti non riciclabili potrebbero favorire il nuovo tipo di design.
Se il XX secolo è stato l’epoca della specializzazione, il XXI secolo sarà l’epoca dell’integrazione sistemica fra idea di business, ricerca e sviluppo, design, tecnologia, produzione, postproduzione, riuso/riciclo/riduzione di sprechi, per la filiera che va dal produttore all’utente, e fra politica, stakeholder vari, informazione, comunicazione, impegno sociale per la rete della società.
Ho trattato casi particolari sull’argomento in questi due articoli:
http://www.umbertosantucci.it/design-aperto-e-chiuso/
http://www.umbertosantucci.it/customer-unsatisfaction-un-servizio-del-cavolo/