Avvertenza per il lettore dall’animo turbato: qui sto parlando solo di tecniche di problem solving strategico in chiave di complessità e di caos management, non di geopolitica o ideologia, né tampoco di Travaglio sì o Travaglio no. Se si fosse parlato di allevamento di bachi da seta, il discorso non cambierebbe.

 

Marco Travaglio domenica 15 novembre, a caldo dopo la terribile strage rivendicata dall’ISIS, ha pubblicato un bellissimo articolo sul Fatto Quotidiano, qui ripreso dall’Huffington Post:  http://www.huffingtonpost.it/2015/11/15/attentati-parigi-travaglio-13-mosse-per-trionfo-isis_n_8567422.html?utm_hp_ref=italy

Travaglio applica – non so se consapevolmente o meno, ma per noi non ha importanza – la tecnica del “come peggiorare”, proposta da Paul Watzlawick e Giorgio Nardone nel modello di problem solving strategico.

La tecnica consiste nell’elencare alcune cose che si possono pensare o fare volontariamente e deliberatamente per peggiorare la situazione. Dopo aver elencato tutto quello che viene in mente, si controlla se qualcosa la si fa veramente. A questo punto si capisce che se si continua a fare quella cosa, i risultati saranno senz’altro negativi. Questo porta a individuare le tentate soluzioni che, invece di eliminare il problema, lo tengono in vita e spesso lo rinforzano. Naturalmente, se si fa qualcosa di diverso, ci si avvia verso la soluzione del problema perché l’interruzione o la modifica di ogni intervento peggiorativo si trasforma in una potente leva di cambiamento sistemico.

Travaglio si pone la domanda: che cosa potremmo fare per dare all’ISIS la vittoria definitiva? Ed elenca tredici mosse. Eccole:

  1. Nominare Maurizio Belpietro direttore del Tg1, Giuliano Ferrara del Tg2 e Magdi Allam del Tg3.

  2. Confermare il Giubileo di Roma nelle date e nei luoghi prefissati, anziché rinviarlo a tempi migliori in segno di lutto e per motivi di sicurezza.

  3. Lasciare la guida del Ministero dell’Interno ad Angelino Alfano.

  4. Continuare a pagare lauti riscatti in dollari o in euro sonanti in cambio della liberazione degli italiani presi in ostaggio.

  5. Seguitare a vendere armi a tutti gli Stati e a tutte le milizie esistenti nel mondo attraverso la nostra industria bellica.

  6. Intrattenere affettuosi rapporti diplomatici e commerciali con gli emirati del Golfo, noti finanziatori del fondamentalismo islamico […] al grido spensierato di pecunia non olet.

  7. Fare la guerra all’Isis non direttamente e via terra e coinvolgendo il maggior numero di paesi arabi, ma in ordine sparso e per procura e dall’alto.

  8. Sostenere, in base all’astuta teoria del male minore, tiranni sanguinari e golpisti come Al Sisi e Assad e governi fantoccio ipercorrotti. 

  9. Restare a pie’ fermo in Afghanistan affinché sia chiaro a tutto il mondo islamico che decidiamo noi da chi devono essere governati loro. 

  10. Disprezzare, insultare, criminalizzare tutti i rifugiati equiparandoli ai clandestini ed equiparare tutti i clandestini ai terroristi. 

  11. Evitare accuratamente discorsi come integrazione, accoglienza, assistenza, ospitalità e misericordia nei confronti di chi fugge da paesi in preda alla guerra o al terrorismo o alla dittatura o alla carestia; e negare loro moschee, abitazioni, lavori e trattamenti umani, per evitare che abbiano mai qualcosa da perdere quando qualcuno gli propone di farsi esplodere.

  12. Tagliare ancora i fondi e gli organici alle forze dell’ordine e di intelligence e al contempo tollerare gli affari con i paradisi fiscali e imporre limiti sempre più stringenti alle intercettazioni e alla tracciabilità del denaro.

  13. Reagire alla strage di Parigi con la legge del taglione.

 

E Travaglio conclude col suo sorriso amaro:

“Ancora qualche sforzo e l’obiettivo finale di perdere definitivamente la guerra sarà raggiunto. Ce la possiamo fare”.

Nell’editoriale del 17 novembre Travaglio torna sull’argomento dopo le terrificanti dichiarazioni di Hollande che vuol cambiare la Costituzione e il post di Dagospia in cui si vede un’auto di scorta davanti a Palazzo Chigi che non parte finché non arriva un’altra auto a metterla in moto con i cavetti elettrici (con l’auto in panne come facciamo a intercettare terroristi addestratissimi?).

La tecnica del come peggiorare, dopo aver fatto l’elenco, prescrive di esaminare se negli ultimi 5, 10 o 30 giorni abbiamo effettivamente fatto alcune delle cose che avevamo elencate come peggiorative. Se le stiamo facendo TUTTE possiamo noi stessi trarne le conclusioni.

Attenzione: se riconosciamo un intervento come peggiorativo, ciò non significa che il suo contrario sia LA SOLUZIONE del problema, ma che se si vuol modificare il problema bisogna fare qualcosa di diverso.

E’ altrettanto inevitabile che qualsiasi soluzione porti con sé altri problemi, e dovrebbero ben saperlo quelli che agitano ipersoluzioni (cacciamo via tutti, guerra, atomica) senza minimamente ipotizzare gli effetti sistemici delle stesse. Spesso si cade in doppi legami, con alternative ambedue dannose. Per esempio, se il Giubileo si fa, si rischia il gran botto. Se non si fa, la si dà vinta all’Isis. Una buona idea sarebbe farlo in Africa, o magari in Siria (uscita laterale dal doppio legame che lascerebbe a bocca asciutta mafia capitale).

Che fare quindi?

Sicuramente tentare qualcosa di diverso, cercando il più possibile di simulare conseguenze e loop sistemici, tenendo conto che l’Isis non è uno stato solido come le nazioni ottocentesche, è un aggregato liquido a rete con cellule a Bruxelles piuttosto che a Merano, spesso di cittadini nati e cresciuti in zona. Bisogna essere creativi, perché il terrorismo moderno è creativo. Se lo aspetti armato fino ai denti, arriva con la taglierina, se lo aspetti in sinagoga, arriva al bar, se lo aspetti al bar, arriva nel raduno delle bici. E con che cosa potremmo minacciare chi è pronto a farsi saltare in aria (la sua ipersoluzione)?

Tanto per fare un esempio, ecco una mia proposta creativa. Abolire tutti i controlli di sicurezza degli aeroporti, mettendo grandi cartelli come sui pacchetti di sigarette, in cui si avverte che si viaggia a proprio rischio, così le compagnie aeree sono al sicuro da cause e richieste di danni. Dato che la gente continua a fumare imperterrita, verosimilmente continuerebbe a volare. Tutti i soldi risparmiati si potrebbero impiegare a migliorare il tenore di vita dei diseredati, in modo che non siano più tanto disposti a fare i kamikaze. I terroristi non avrebbero più gusto a dirottare gli aerei, e noi non dovremmo toglierci scarpe e giacche quando entriamo e usciamo.

P.S. Sempre come soluzione diversa da ciò che si sta facendo, si potrebbe anche bloccare il traffico di armi e petrolio clandestino, ma questo evidentemente da chi decide e può è considerato un piccolo dettaglio.