Ci sono donne che si sottomettono ad ogni strumento di tortura volontariamente, se questo permette loro di raggiungere il concetto di bellezza femminile occidentale così impostato dalla nostra società. Si comincia da molto piccole, imitando le donne della nostra famiglia, madre, zie, sorelle, amiche di infanzia e come delle piccole scimmiette si copia quello che si vede fare alle altre. Per fortuna anche i prodotti cosmetici si sono evoluti tecnologicamente e oggi per esempio, ci si toglie i peli superflui (considerati “brutti”, di cattivo gusto) con metodi che non sono così dolorosi come nel passato. Pero, se noi essere umani eravamo coperti di peli, ci doveva essere una ragione perché la natura in quel senso è molto più saggia e previdente. Oggi ci troviamo con una generazione di adolescente totalmente glabri senza distinzioni di sesso, e fin lì, pazienza.
Si cresce ispirandosi a modelli assolutamente insani, impossibile da raggiungere per i più, e visto che l’apparire è diventato molte volte più importante dell’essere, questa preoccupazione per il nostro corpo non si limita ad un solo aspetto di esso, ma comprende il tutto: dall’altezza, al peso, ai capelli, ai colori degli occhi, e molto ampiamente al come ci vestiamo, che non rispecchia più il bisogno di adeguarsi alla temperatura ambientale nella quale dobbiamo stare o alle diverse occasioni sociali della vita quotidiana (scuola, università, lavoro, cerimonie, etc. etc.).
Tutto questo produce bisogni alimentati fortemente dal mercato, dalla opinione pubblica, dai social, per essere perfettamente in linea con il modello “accettato” dalla società contemporanea, creando una serie di problemi di equilibrio emotivo a chi è nel periodo preadolescenziale, agli adolescente, e purtroppo anche alle donne già sviluppate e mature ma che non si accettano per quello che sono e vorrebbero essere come i modelli del momento.
Tralasciando i casi estremi (anoressia, bulimia, obesità, amenorrea, etc.) dove le statistiche ci confermano che anche in Italia crescono le malattie da disturbi alimentari a partire dai 15 anni, ma con molti casi anche tra le giovanissime in preadolescenza – 8 a 12 anni – ci troviamo o con donne perennemente a dieta, con le quali no si può veramente gustare una cena tra amici, o con donne che nessuno ricorda più il colore originale dei capelli (un conto è modificare il colore perché è piacevole cambiare di tanto in tanto, un conto è seguire il modello della cantante americana più famosa del momento…!).
Il corpo è nostro, ed è l’unico che abbiamo. Dovremmo amarlo e curarlo come una cosa preziosa, non forzandolo a continuo stress ma cercando di fortificarlo e mantenerlo e svilupparlo nella miglior maniera possibile. Respirare area pura, non riempirlo di fumo o di sostanze che non si sa da dove provengono, mangiare il giusto, appunto per mantenerlo e per godersi la vita.
Ma chi ha stabilito che dobbiamo essere tutte una taglie 42, e soffrire le pene dell’inferno (senza scomodare Dante, per carità!) per poter mettere quei vestitini alla moda che possiamo solo guardare! Dovremmo sentirci libere di acquisire la forma consona alla nostra età, senza sentirci colpevoli perché i seni si sono abbassati ed i capelli non sono più folti come una volta, e accettare che tutti i cambiamenti dovuti alla nostra produzione ormonale siano il significato esteticamente di un concetto di bellezza diverso.
E fin qui, siamo sull’aspetto estetico che però ha una incidenza molto forte sulla forma di vivere la vita delle donne. Se non si è avuto la fortuna di studiare, imparare, di informarsi per capire, se non si è capito fino in fondo che la vita è la nostra, e di nessun altro, la cosa diventa molto più difficile e pericolosa.
Ci si adegua ad un modello richiesto prepotentemente dal mondo maschile nel quale la vita si sviluppa, in principio è il padre, i fratelli, i capi famiglia, per poi passare direttamente ai fidanzatini, amanti e mariti e/o compagni che siano, cercando costantemente l’approvazione dei loro sguardi, facendo di tutto per accontentarli. E qui entriamo in un terreno scivoloso che può anche avere come conseguenza un cambiamento della nostra indole, del chi siamo veramente, producendo un senso di frustrazione, inadeguatezza, disperazione, mancanza di sicurezza, che è principalmente una fonte di infelicità costante.
I chirurghi estetici fanno miracoli e per chi lo vuol fare, va pure bene! Ma operarsi fino a perdere la definizione delle linee del nostro volto, per trasformarci completamene, credo sia non solo dannoso per la salute ma anche per la psiche, guardarsi allo specchio deve diventare una cosa triste se non ci si riconosce veramente… O aspettare, come fanno molte adolescente oggi, di arrivare ad avere 15 anni per poter essere portate da mamma e papa ad aumentarsi il seno di due taglie!
Ed essendo il nostro corpo solo nostro, è nostro il diritto di decidere cosa ne facciamo. E siamo noi a dover decidere se una gravidanza può e deve essere portata a fine, o se un’operazione va eseguita o meno, o una chemioterapia accettata o meno, fino alle estreme conseguenze che, se il nostro cervello non funziona più, dovremmo avere la libertà della decisione sull’eutanasia.
In tutto questo scenario personalmente credo fermamente che ci siano donne intelligente e donne stupide, esattamente come fra gli uomini: ci sono degli stupidi e degli intelligenti.
Purtroppo, però, viviamo ancora in una società dove la maggior parte dei posti decisionali sono in mani maschili, dove se vai a chiedere un prestito in banca ti chiedono subito se hai un marito o un padre, e così via. E ragionando la maggior parte della società in questa maniera, ti trovi un giorno a dover ammettere che la maggior parte della violenza viene inflitta alle donne, al corpo delle donne. E ti trovi a ricordare che la maggior parte dei torturatori delle dittature militari del Sud America erano uomini, e lo stesso succedeva durante il nazismo nei campi di sterminio, salvo qualche tristemente famosa eccezione come la bestia di Buchenwald, o Lindie England, in Iraq, dove qualche soldatessa americana torturava dei prigionieri, esattamente come i suoi colleghi maschi.
Questa svolta non è certamente parte delle aspirazioni alle quale pensavano le femministe, né può essere l’aspirazione di nessun essere umano ragionevole, meno che mai quello di una donna che intrinsecamente porta dentro di sé la capacità di dare vita ad un altro essere umano! Senza dimenticare che fino ad oggi, è la donna che partorisce, ma concepisce insieme ad un uomo.
In “Stefano Rodotà racconta Foucalt e le nuove forme del potere” a un certo punto parlando di potere e diritto dice: Il consenso informato, che riguarda il potere sulla vita e che si traduce nel diritto di rifiutare il potere medico nella sua esclusività, segna profondamente la discussione di questi anni e si ritrova anche in uno dei passaggi più significativi della Costituzione italiana, qui come altrove straordinariamente lungimirante. Consideriamo l’articolo 32 sul diritto alla salute, dunque sul diritto che comprende in sé l’intera vita, poiché ormai, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità universalmente accettata, per salute si deve intendere il benessere fisico, psichico e sociale, e non solo l’assenza di malattia. L’articolo 32 si conclude con queste parole: <la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana>
Art.32 della Costituzione Italiana:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona.
Libro segnalato da Graziella Falaguasta (e non fu il’unico contributo!)
Fonti:
Femminismi da raccontare: un percorso attraverso le lotte e le speranze …di Antonella Cammarota