Forse vi sembrerà strano, ma amo questa stagione quasi invernale, un po’ cupa, che invoglia alla pigrizia, al divano con una coperta, il camino acceso, un gatto che fa le fusa e un bel libro.
Non sempre tutto è possibile, ma sicuramente sento la stagione, il letargo preparatorio del mondo intorno a me, come una specie di bozzolo. Un po’ di pigrizia dalla frenesia fa bene, secondo me, fa bene all’anima, e al cervello. Meno voglia di azione corrisponde ad un maggior desiderio di pensare, con calma e dolcezza.
Tutto ciò per raccontarvi il contesto in cui ho scoperto due donne fantastiche, che spero voi conosciate già.
Franca Tecchio e Daniela Lucangeli si sono aggiunte, in questi giorni, ai miei miti: Enzo Soresi, Fabrizio Benedetti, Lamberto Maffei. Ce ne sono altri, alcuni ancora da scoprire.
Sono tutti italiani, tutti professori, tutti studiosi di neurofisiologia. Non lo sappiamo, a volte lo dimentichiamo, ma in questo campo gli italiani sono probabilmente i migliori del mondo.
Studiano il cervello e, fortunatamente, in questo mondo di globalizzazione, lo raccontano anche, non solo con dotti articoli scientifici, ma con semplici parole: lo raccontano a tutti, lo narrano in maniera comprensibile a chiunque, li troviamo su Youtube (https://youtu.be/WckYnQCZ1qs) , se solo smettiamo di guardare esclusivamente gattini che miagolano o ragazzi che cantano.
Loro sono scienziati, con una lista di titoli accademici lunghissima. Hanno fatto e stanno facendo scoperte meravigliose, che possono cambiarci la vita. Parlano bene, a volte con l’emozione di chi, raccontando il suo lavoro, parla in realtà del suo amore, per la scienza e l’umanità.
Spero mi perdonino se ometto i titoli accademici: per me sono, prima di ogni altra cosa, persone fantastiche.
Franca Tecchio ha studiato come ridurre, nei malati di sclerosi multipla, quel senso di fatica, quella particolare astenia, che più di ogni altro sintomo impedisce la vita quotidiana. Sta ottenendo risultati.
Daniela Lucangeli fa ricerca nell’ambito dell’apprendimento, aiutando i bambini definiti difficili. Le sue scoperte potrebbero (potranno, possono) rivoluzionare l’insegnamento, sia scolastico sia educativo in generale.
Franca Tecchio conclude uno dei suoi interventi dicendo che sta scoprendo l’acqua calda: il cervello, le relazioni umane, hanno bisogno di ascolto, di modularsi all’altro, di entrare in sintonia col prossimo. Noi lo dimentichiamo e dobbiamo riscoprirlo spesso, ma i nostri neuroni lo ricordano.
Daniela Lucangeli parla di scienza servizievole, di come la scienza sia ritornata all’acqua e pane indagando i circuiti che stanno alla base della gestione delle emozioni, di come due siano le emozioni che creano cortocircuiti: la paura e il senso di colpa, e di come questo possa essere risolto solo con il diritto all’errore.
Questi argomenti mi appassionano: sono moltissimi gli studi di neuroscienze che scoprono meccanismi complessi, fatti di neuroplasticità, ormoni, neuroni, reazioni chimiche, emissioni elettriche, che confermano e ampliano ciò che tradizioni di saggezza antica e umanistica ci raccontavano da secoli.
Personalmente riscopro le motivazioni che mi hanno indotto a studiare chimica all’università (anche se oggi non saprei più fare neanche una banale ossidoriduzione), anziché una materia umanistica come mi consigliavano molti insegnanti. Ciò che chiamiamo discipline umanistiche appartiene alla conoscenza dell’essere umano. Lo studio specifico porta a vari gradi di approfondimenti, ma ogni individuo che voglia chiamarsi essere umano deve conoscere almeno un po’. Ciò che, invece, chiamiamo materie scientifiche possono essere ignorate per tutta la vita, se non vengono studiate appositamente.
Ed ecco che, in questi anni in cui molti pensano che il compito della ricerca siano i nuovi smartphone, armi più potenti, manipolazione delle notizie o modalità più raffinate di economia a beneficio di pochi, e a scapito di molti, è proprio la scienza che ricomincia dall’acqua e pane, che riscopre l’acqua calda, che ci racconta come solo l’ascolto, l’attenzione alle emozioni, le relazioni umane, possono darci quel ben-essere che troppo spesso cerchiamo nel black Friday o nel cyber Monday.
Vorrei che queste fossero le persone invitate ai troppi talk show, che di loro si parlasse nei deprimenti notiziari.