Nel numero 103 della rivista avevamo pubblicato l’esperienza di una restauratrice d’arte, Laura De Nardi, con il titolo “E se scopriamo che con la cultura si può anche mangiare?”, prendendo spunto da quanto affermato anni fa dall’allora ministro italiano Tremonti “Con la cultura non si mangia”. Poi abbiamo proseguito con altre storie di giovani che ce l’hanno fatta in vari contesti e negli ultimi due numeri ci siamo concentrati sul lavoro “perduto” delle miniere, faticoso, duro, pericoloso, ma pur sempre lavoro che ha dato da mangiare a centinaia di famiglie. In questo numero, andiamo alla scoperta di un antico “mestiere”, quello della sarta, presentando la storia di Hélène Giannone, 28 anni, che gestisce in una cittadina in provincia di Como di circa 10.000 abitanti una sartoria di riparazioni, rimodellazioni e creazioni uniche.
Nel mese di maggio 2016 il mensile Vita (www.vita.it) aveva dedicato un intero numero di Vita Bookazine al rilancio di antichi saperi e mestieri, presentando anche un’intervista a Franco Cologni, fondatore e presidente di una Fondazione il cui obiettivo è la valorizzazione dei mestieri artigianali tradizionali (soprattutto artistici), anche tramite la promozione di tirocini (1).
La lettura di quell’intervista e alcuni approfondimenti successivi mi hanno fatto capire quanto si stia ormai consolidando la tendenza di molti giovani, a volte poco più che ventenni, ad aprire botteghe artigiane, a volte recuperando i mestieri di famiglia, ma molto spesso anche seguendo i propri desideri e le proprie passioni, recuperando saperi definiti “antichi”, disegnando in autonomia ex-novo il proprio percorso professionale e lavorativo. In effetti, molti giovani hanno saputo intuire per primi le potenzialità dell’artigianato di qualità e gli sviluppi delle moderne botteghe.
Su questo tema anche la Banca Etica nel mese di aprile 2016 aveva realizzato un evento dal significativo titolo “Dire, fare…artigianale: antichi mestieri per una nuova economia”, organizzato dal Laboratorio di Nuova Economia, che ha rappresentato, come aveva scritto Nicoletta Dentico nel suo reportage del 18 aprile 2016 “…la prima restituzione pubblica del Laboratorio di Nuova Economia. Da oltre un anno, con il coinvolgimento delle associazioni del terzo settore, delle istituzioni municipali (di Roma, ndr) e di alcuni attori privati, e con il contributo di Banca Etica, il Laboratorio sta tessendo la trama di un altro ordine delle cose nel territorio del Municipio III, partendo da una prima indagine conoscitiva che ha coinvolto 42 imprese artigianali…”.
Ed è in questo clima e con queste premesse che è nata l’iniziativa di Hélène Giannone, con il suo laboratorio di sartoria “Hélène Couture”.
Il futuro è nel passato?
“Il futuro? Un lavoro del passato”, aveva titolato il giornale locale (Il Giornale di Olgiate), il 1° aprile 2014, quando Hélène aveva aperto la sua sartoria, e l’anno successivo, a distanza di poco più di un anno dall’apertura, le aveva nuovamente dedicato un articolo dal significativo titolo “La sarta torna di moda, il lavoro c’é. Ben 700 ricevute compilate dall’inizio dell’anno, consumati 27mila metri di filo nero (6/6/2015).
Nell’ora e mezza di chiacchierata con Hélène, fatta proprio nel suo laboratorio di Olgiate Comasco (Como) mi sono resa conto di quanta fatica una giovane come lei sia disposta ad affrontare pur di realizzare una sua “impresa” seppur piccola, che le offre due opportunità: da una parte realizzare un suo progetto professionale, dall’altra trovare uno sbocco che le ha permesso di ottenere una certa autonomia economica già a partire dai 24 anni.
Ma con una passione speciale per un mestiere, appunto “antico”, a cui la Confartigianato di Pesaro e Urbino dedica una sezione del proprio sito (http://www.mestieriartigiani.com/antichi-mestieri-17050/dalla-r-alla-s/il-sarto): quello della sarta.
Hélène ha frequentato l’istituto dedicato al settore dei tessuti per eccellenza sul territorio comasco il “Setificio”, come viene familiarmente chiamato, negli anni delle sperimentazioni e si è diplomata in disegno dei tessuti. Non soddisfatta, però ha conseguito un diploma nell’ambito della moda presso una scuola privata di Milano, seguendo una passione scoperta già all’età di 19 anni, quella del cucito.
Ha frequenta anche un corso di sartoria teatrale presso il Teatro Sociale di Como, che rappresenta un’esperienza parecchio significativa e oistruttiva, nello scenario però di altre non particolarmente interessanti e stimolanti.
Sacrifici si, ma in piena autonomia
Ed è a questo punto del suo percorso di giovane alla ricerca di uno sbocco a lei congeniale che all’età di 24 anni Hélène nel 2014, supportata anche dai suoi genitori – che hanno sostenuto le sue idee e le sue scelte – ha deciso di lanciarsi nella realizzazione di una microimpresa artigianale. Apre così il laboratorio “Hélène Couture”, che proprio in questo periodo festeggia i suoi primi quattro anni di attività.
“All’inizio, le paure e le incertezze sono state molte”, ricorda Hélène, “anche perché il percorso di start-up e di consolidamento ha richiesto grande attenzione a tutti gli aspetti gestionali (la scelta logistica, gli arredi e le attrezzature tecniche, la scelta del regime fiscale (oggi quello dei minimi, di cui potrò usufruire fino a 35 anni), ecc.”.
I lavori commissionati riguardano, oltre che le riparazioni e le rimodellazioni, la realizzazione di capi per donna (di età tra i 40 e i 60 anni) e bambino. E per realizzare ciò occorre un’attenzione particolare ai desideri e alle esigenze della clientela che, oltre ad apprezzare il lavoro sartoriale, si trovano perfettamente a proprio agio nel piccolo negozietto dove possono anche sostare per fare quattro chiacchiere in totale relax.
Hélène è piuttosto timida e riservata, anche se molto determinata, ma le sue capacità relazionali nei confronti della clientela nel corso del tempo sono migliorate e il suo approccio e quello tipico di chi sceglie di frequentare laboratori come questo: affabilità, affidabilità, ascolto, cura dei particolari, puntualità.
Il prossimo futuro: piccola ma rafforzata
Per Hélène l’obiettivo fondamentale è quello di mettere oggi le basi per dare continuità alla sua scelta di autonomia, ma avendo per il futuro la possibilità di consolidare l’attività, diminuendo però il suo impegno personale diretto, che oggi è totale.
In una “bottega” artigianale è possibile per i più giovani apprendere il mestiere, ed è per questo motivo che Hélène, quando può, accoglie ragazze più giovani, in stage. Per ora non si sente ancora pronta per fare un salto, quello di assumere de personale, ma proprio in vista dei suoi progetti per il futuro questo sarà uno degli aspetti da tenere presente.
Dice di sé Hélène, “malgrado la fatica, le incertezze del lavoro autonomo e il grosso impegno in termini di ore di lavoro, sento di avere già fatto un bel po’ di strada nel mondo adulto e mi sento sufficientemente matura per affrontare tutte le sfide che mi si presenteranno”.
E noi non possiamo che chiudere augurandole “buona vita”.
NOTE
(1) “Giovani, tornate a fare gli artigiani. Vi finanzio io”, di Gabriella Meroni, 5 maggio 2016