Tratto da un’intervista al Dr. Alessandro Pratesi curata da Roberto Maffei
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Premessa – Questa è la prima di una serie di interviste concepita avendo in mente la “gente comune”. I temi saranno vari, diversi di essi saranno legati alle tecnologie informatiche e potranno apparire troppo specialistici; allora perché orientare questo lavoro alle “ordinary people”? Perché, da una parte, esse sono le utilizzatrici e, insieme, il bersaglio delle strategie che guidano la rivoluzione informatica; dall’altra parte, oggi le circostanze le stanno chiamando sulla scena della Storia, stanno trasformando i cittadini comuni in protagonisti.
Alla gente comune solitamente non piace il ruolo di protagonista e tende a preferire quello di spettatore; l’economista francese Jean Paul Fitoussi ha sottolineato questo aspetto e ha lanciato richiami al fatto che, non per scelta soggettiva ma per effetto delle circostanze storiche, su molte grandi questioni siamo tutti ATTORI. Queste interviste sono, appunto, rivolte a tale riluttante protagonista e intendono fornirgli elementi per sviluppare consapevolezze su una serie di processi sociali i quali, più o meno nascosti al momento, potrebbero presto influire pesantemente sulle vite di tutti noi. Ciò anche al fine di mettere la “gente comune” in condizione (se vuole) di interpretare meglio il ruolo che, benché non intenzionalmente scelto, ha ormai assunto nella Storia.
L’intervistato – Dr. Alessandro Pratesi, Consulente Finanziario abilitato iscritto O.C.F., Private banker, European Financial Advisor.
Domanda 1 – Cosa si intende per “moneta elettronica”?
Tutti i mezzi di pagamento diversi dal denaro contante; ci rientrano i Bancomat, le carte di credito, i bonifici bancari, le carte prepagate e via dicendo, che ormai rappresentano una percentuale altissima rispetto alla totalità dei pagamenti effettuati.
E un assegno? Un assegno non lo è, in senso proprio, in quanto si tratta di una “moneta bancaria”; in questo caso, tra l’altro, qualcosa di fisico comunque passa fra traente e trattario (il tagliando cartaceo). In effetti lo stacco di un assegno non è un pagamento vero e proprio ma un “ordine” di pagamento dato alla banca dal traente a beneficio del trattario, nel caso di assegno ordinario, e una “promessa” di pagamento della banca (che garantisce la copertura) a beneficio dell’intestatario nel caso di assegno circolare.
Domanda 2 – Che tipo di moneta elettronica sono i Bitcoin? E sono l’unica moneta elettronica di quel tipo attualmente in circolazione?
I Bitcoin sono una delle tantissime criptovalute che rientrano nella categoria della moneta elettronica e che sono di recente balzate agli onori della cronaca per aver raggiunto valori molto elevati a seguito di operazioni altamente speculative. In effetti le oscillazioni sono molto forti e repentine, verso l’alto come verso il basso, semplicemente a seguito della legge della domanda e dell’offerta al di fuori di ogni regolamentazione.
Domanda 3 – E che rapporto c’è con il funzionamento della moneta che usiamo abitualmente? Cos’è che distingue il Bitcoin?
Quando usiamo una qualunque valuta (Euro, Dollari, Sterline…) siamo all’interno di un sistema regolamentato. Ciò significa che c’è un Ente o un’Autorità riconosciuta che garantisce la transazione, cioè il passaggio del denaro da una parte all’altra. Si tratta di una terza parte che si accolla questa responsabilità ed è questa garanzia che fa la differenza. Ciò è confermato anche dall’esperienza quotidiana e dalle percezioni del cosiddetto “uomo della strada”: in certe nazioni si paga con le “carte” anche il caffè consumato al bar e i pagamenti in contanti suscitano sorpresa o sospetti perché insinuano il dubbio che, invece di una scelta personale, l’uso dei contanti sia un segno di inaffidabilità legato al fatto che nessuna autorità avente titolo ha voluto rilasciare una carta a quel cliente.
A maggior ragione questo vale in caso di transazioni commerciali: ogni eventuale pagamento in contanti dovrebbero essere approfondito per verificarne la legittimità. Una tale possibilità di scelta si sta comunque riducendo a zero, o quasi (almeno nel mondo occidentale), per via della normativa che obbliga all’uso di strumenti tracciabili di pagamento. Per esempio, in Italia, l’uso del contante è vietato per transazioni di importo superiore ai 3.000,00 €; la moneta elettronica e la moneta bancaria sono ormai degli strumenti che tutelano la regolarità dei nostri mercati e del nostro commercio. Non solo, ma anche per semplici versamenti di contanti in banca, se la somma è ingente, è necessario dimostrarne la provenienza pena la non accettazione del versamento. Da questo punto di vista, la moneta unica in Europa ha dato un forte impulso verso questa generalizzazione delle garanzie di regolarità per qualsiasi transazione.
Dunque la caratteristica principale delle criptovalute (il Bitcoin è una di esse) è quella di non essere regolamentate; è come se noi viaggiassimo in automobile su strade non solo prive di segnaletica ma anche senza che esista un Codice della Strada. Sarebbe possibile un’autoregolamentazione del traffico da parte dei soli automobilisti?
Domanda 4 – È possibile avere un’idea di come funziona praticamente una criptovaluta? Se la volessi usare, come potrei fare?
Ci sono su Internet dei mediatori, autonominati, che possono acquisire cripto valute e ai quali ci si deve rivolgere per acquistarle. Il punto è che, non essendoci un’Autorità garante, non sono trasparenti le modalità di acquisizione e non sono certe né l’entrata nel sistema (che comunque dovrebbe risultare più facile) né, soprattutto, l’uscita. Gli stessi mediatori possono imporre limitazioni a loro assoluta discrezione.
Ma, praticamente, se io mi collego a questi mediatori, dei soldi veri bisogna che li versi, da qualche parte; come faccio? Come funziona? Ci sono dei sistemi di versamento, per esempio tramite bonifici, a entità più o meno astratte; e lì si versa valuta vera. Non mi risulta, almeno finora, che queste transazioni si possano fare tramite carte di credito. Risulta invece che ci siano poche organizzazioni commerciali che si sono attrezzate per riconoscere pagamenti in cripto valute; ma ricordiamoci che tutto avviene comunque senza che esista un’Autorità terza che garantisca la transazione e i valori che sono in gioco. Non so se qualcuno acquisterebbe un biglietto d’aereo senza sapere qual è la compagnia, che tipi di aereo usa, da dove parte l’aereo e via dicendo; saremmo veramente in un mare oscuro.
Domanda 5 – Come si forma il valore della moneta elettronica?
Con le cripto valute il valore si forma solo in forza della legge della domanda e dell’offerta non regolamentata. Per esempio il cambio Euro/Dollaro non è stabilito dalla singola banca, né dalla BCE, né dalla Federal Reserve degli Stati Uniti ma è la combinazione di una serie di atti delle Autorità monetarie combinati con una serie di eventi economici dalla quale, giorno per giorno, esce un valore che è riconosciuto come valido da tutti i soggetti coinvolti. Ciò avviene grazie alla terzietà delle Autorità garanti, la cui autorità, appunto, è riconosciuta da tutti e tutti riconoscono i risultati dei processi che portano alla definizione del valore.
Tra parentesi, questa fluttuazione quotidiana sta alla base delle difficoltà connesse alle operazioni commerciali in valuta: al momento in cui si firma un accordo commerciale, che viene perfezionato in un certo numero di mesi, si conosce il valore del cambio del momento ma non si conosce quello che sarà al momento in cui l’accordo verrà perfezionato. Questo differenziale può trasformare un potenziale guadagno in una perdita; per questo esistono altri strumenti finanziari (i “derivati”) che non sono, all’origine, degli strumenti di speculazione selvaggia ma delle forme di assicurazione per l’esportatore contro il rischio di perdite di questo tipo. Il loro uso improprio come forme di investimento “tranquillo” (anche nel caso di Enti Pubblici, come ha documentato la cronaca degli ultimi anni) è una deviazione dagli scopi dello strumento. Il quale, sia chiaro, può anche essere usato come forma di speculazione legittima; però dovrebbe essere usato in quel senso solo per scelta consapevole da parte di persone adeguatamente informate. Rimane il fatto che anche tale uso è possibile solo grazie all’esistenza di autorità garanti riconosciute da tutti.
La legge della domanda e dell’offerta, naturalmente, vale anche per le ordinarie operazioni di Borsa: se in molti vogliono acquistare un certo titolo, il suo valore sale; se in molti cercano di venderlo, il suo valore scende. In Borsa queste oscillazioni sono regolamentate per cui, per esempio, un titolo può essere sospeso (escluso dalle contrattazioni) in caso di eccessivo rialzo o ribasso; l’Autorità garante, in questo caso, è la CoNSoB, Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, organismo di controllo del mercato italiano. Nel caso delle criptovalute, invece, dato che non c’è alcuna regolamentazione, le oscillazioni non hanno alcun limite, tutto è possibile. Se in tanti si rivolgono a un mediatore per acquistare, per esempio, Bitcoin, il valore lo stabilisce il mediatore (magari con un apposito algoritmo). Un punto da tenere ben presente è che quel valore, alto o basso che sia, non è spendibile. Cioè un titolo quotato in Borsa può essere negoziato liberamente al valore fissato perché l’Autorità garante lo ha certificato in quel determinato giorno; una criptovaluta no perché con un eventuale compratore dovrei rinegoziare il valore dei, per esempio, Bitcoin che possiedo ripartendo da zero.
Domanda 6 – La moneta elettronica può essere anche una forma di investimento? Oppure rimane solo un mezzo di scambio?
Può essere una forma di investimento, tenendo presente che è molto speculativa e non regolamentata. La cronaca recente ha documentato gli enormi sbalzi nel valore del Bitcoin (la criptovaluta più conosciuta) in tempi brevissimi; anche se il paragone non è del tutto appropriato, proviamo a immaginarci cosa potrebbe accadere se il valore del Dollaro USA raddoppiasse o dimezzasse il suo valore rispetto all’Euro da un giorno all’altro.
Domanda 7 – Come si liquida la moneta elettronica (come la si trasforma in contanti)?
La liquidazione non è garantita, indipendentemente dal valore. È il mediatore che gestisce tutto e può capitare che, quando richiedo i soldi indietro, mi venga negato l’accesso, dato che non c’è un’autorità “terza” che garantisce gli scambi. È come se io, lei e un altro facessimo una società cooperativa (nella quale tutti i soci rispondono in solido anche con il patrimonio personale) ma poi le chiavi degli ambienti e i codici di accesso alle apparecchiature per la gestione li tengo solo io.
Quindi: non solo non ho garanzie di poterne uscire, ma in realtà non ne esco mai perché i soldi veri che ho versato non me li renderà mai nessuno, avrò un patrimonio virtuale destinato a rimanere tale. È così? È così. Non solo è virtuale, ma non è spendibile; per cui può avere anche un valore spropositato ma non è esigibile a quel valore, dunque è come se non valesse niente. Oppure vale quanto io sarò capace di negoziare con un potenziale compratore; comunque tenendo sempre presente che restiamo in un ambito di transazioni virtuali, i soldi “veri” potrebbero non rispuntare mai più fuori.
Domanda 8 – Quali rischi corre il comune cittadino che volesse investire in criptovalute?
L’assoluta mancanza di tutele. Non c’è alcuna certezza né sul valore dell’investimento né sulla sua liquidabilità.
Quando le ho chiesto l’appuntamento per l’intervista lei mi ha detto che la sua banca ha vietato ai propri operatori di operare in criptovalute; che significa, esattamente? Noi facciamo consulenza finanziaria, quindi il nostro compito è consigliare i clienti in base alle loro necessità; la speculazione non regolamentata, per quanto abbiamo detto, è uno strumento antitetico rispetto allo scopo della nostra attività.
Mi pare che l’aspetto critico sia non tanto il rischio quanto l’incertezza strutturale. Anche immaginando che una persona voglia speculare, chi glielo fa fare se, poi, non ha alcuna garanzia di poter concretizzare gli eventuali guadagni? C’era davvero bisogno di questo strumento? Non ce n’era bisogno perché esistono, a disposizione di chi vuole speculare, strumenti regolamentati capaci di soddisfare qualsiasi esigenza. Non c’è solo il mercato finanziario: si può investire in materie prime, in immobili, in attività produttive e altro ancora scegliendo il livello del rischio, alto a piacere, che si è disposti a correre. Con gli investimenti in criptovalute si fa solo il gioco di qualcuno che utilizza la tecnologia (le criptovalute usano quella “blockchain”, o del “libro mastro condiviso”) per i propri fini.
Domanda 9 – Quali sono la sua opinione e la sua posizione rispetto alle criptovalute?
Una cosa da evitare, e non c’è bisogno di fare la prova perché sappiamo in anticipo dove ci porta; così come non c’è bisogno di provare di persona gli stupefacenti per sapere che fanno male. La scelta della nostra banca di vietare questo tipo di operazioni è emblematica. Personalmente la considero una moda momentanea legata a un’informazione distorta e a comportamenti facilitati o indotti da una scarsa conoscenza degli strumenti e del loro funzionamento reale.
Ho letto di alcuni docenti universitari americani che, sulle criptovalute e sulla tecnologia che le supporta, esprimono opinioni entusiastiche, ne parlano come di uno strumento potenzialmente liberatorio e rivoluzionario per il prossimo futuro. Con una strana ambivalenza, però: dicono che questa tecnologia può ridurre drasticamente le disuguaglianze a livello planetario e risolvere tanti problemi dell’umanità; oppure aggravarli. Lei ha una sua idea? Bisogna distinguere la tecnologia, che è la “blockchain”, dalla sua applicazione alle criptovalute. La tecnologia in sé è valida e viene già usata, per esempio, per scambiare e condividere in modo sicuro documenti in ambito aziendale; di per sé, si tratta di un sistema di crittazione “peer-to-peer” destinato a un probabile sviluppo, anche se non si sa quanto grande questo sviluppo sarà. Si pensi, per analogia, alle potenzialità aperte dalla firma digitale: la “firma” di un documento da remoto, senza la presenza fisica del sottoscrivente, ha valore legale come la firma apposta manualmente in calce al documento stesso. Sono le applicazioni in ambito finanziario che suscitano le perplessità che ho detto. La chiave concettuale è la regolamentazione: se qualcuno, dall’altra parte del mondo, trova un modo fraudolento per utilizzare la sua carta di credito, nel momento in cui lei non riconosce gli acquisti il sistema bancario le rimborsa il maltolto. Questo dà anche un senso ai costi di questi strumenti di moneta elettronica: è come se pagassimo un’assicurazione che ci garantisce dai rischi di questo tipo (e si tenga presente che nelle nazioni nelle quali l’uso delle carte di credito è più diffuso i costi sono molto inferiori rispetto a quelli italiani).