LIMITE, OBIETTIVO E PUNTO DI ROTTURA

 

 

LA MIA LIBERTA’ FINISCE DOVE COMINCIA LA TUA…
(pensiero  attribuito a Voltaire)
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Il vivere in mezzo agli altri, e negoziare con loro per ottenere il massimo dal gioco di cooperazione finalizzato alla conclusione della trattativa, è sicuramente la più grande opportunità per migliorare la qualità della vita di tutti; ma è anche uno dei problemi di più difficile soluzione per l’uomo di tutti i tempi. Il rapporto di interdipendenza con il mondo fisico ed emozionale degli altri  è un canale di  comunicazione occulto che tutti utilizziamo in modo empirico, spesso senza  consapevolezza e conseguente responsabilità. 

Siamo, però, sempre alla ricerca di una di sorta di ottimizzazione del  rapporto.
E la ricerca diventa spesso utopia a  causa della mancanza  di consapevolezza da parte di ognuno circa le possibilità individuali di  negoziazione costruttiva  finalizzata  alla  mutazione  dell’ambiente  attraverso una mutazione del proprio comportamento.

L’aspettativa passiva di segnali di miglioramento -da parte degli altri  nei nostri confronti- penalizza ogni proponimento e vanifica speranze  e ambizioni sul modello di comportamento che ognuno vorrebbe, in  fondo,  ispirasse i rapporti negoziali fra le persone.

Nel mondo nuovo  il problema assume dimensioni pericolose, valutabili dai livelli di conflitto misurati. Occorre accettare al più presto la proposta di  ingegnerizzazione del comportamento che ci arriva dalle Scuole di Pensiero Negoziale operanti in tutto il mondo. Lo studio della negoziazione ci provoca, ma ci permette allo stesso  tempo di sperare. Soprattutto ci aiuta a responsabilizzarci nei confronti di un  risultato negoziale al quale nessuno di noi rinuncia, ma che pochi rincorrono con un programma preciso.

Ognuno ha dei bisogni naturali di cui non può tacitare la pulsione: bisogno di conquistare beni materiali, di avere tranquillità rispetto al futuro, di sentirsi accettato e amato, di sentirsi coerente rispetto ai propri principi, di sentirsi creatore e protagonista della vita vissuta. Costantemente cerchiamo di capire se il nostro lavoro  ha valore  per  l’economia  e  la società in cui viviamo. Cerchiamo di capire se stiamo vivendo esperienze utili a farci crescere umanamente e professionalmente. Sentiamo forte il bisogno di  appartenenza a gruppi umani  in cui ci riconosciamo. Cerchiamo noi stessi e l’autostima che possiamo provare per le cose compiute. E  -al più alto livello-  cerchiamo la nostra autorealizzazione attraverso il costruire,  creare, inventare, cambiare le cose attraverso il poeta che é in noi che tenta con fatica di esprimersi nel quotidiano.

A questo punto negoziare é un po’ morire; cresce in ognuno l’ansia, la proccupazione la paura dell’altro che potrebbe invaderlo con una proposta negoziale tesa a prevaricare la sua leadership naturale. La zona di possibile accordo per il negoziatore assertivo é quella di sicurezza da parte dell’altro di non essere invaso, derubato del denaro, del futuro, dell’amore, dell’autostima, del poeta che è in lui creatore di ipotesi di vita future, lontane.

Il punto di rottura del negoziato è là dove la nostra avidità di avere invia un messaggio minaccioso -nel senso sopra descritto- alla nostra controparte.