E’ vero, il ’68 come “Gran Mito Rivoluzionario” ha fallito. Anche il Che ucciso come un sordido brigante tradito dai suoi compagni. Traditi e spodestati dei sogni lo siamo stati anche noi “ragazzi” di quegli anni.
Ce lo dicono, ce lo sputano in faccia i nostri figli. Quei figli che abbiamo abituati al sentimento dell’opulenza, anche quando era solo un proposito lontano.
Ci siamo slacciate le polacchine, buttati via gli zatteroni. Abbiamo brindato alla fine della guerra nel Vietnam, distrutto dall’escalation di Nixon. Abbiamo esultato alla “pace” raggiunta.
Niente più streghe con le mani giunte nel segno della vagina. Niente più ciondoli con il simbolo della Pace
Il mondo è stato liberato da politici “cattivi”. Abbiamo lanciato monetine. Pianto l’ultimo giusto, morto su di un palco, cambiato nome e saltato di gioia quando, grazie a un Papa polacco, l’Unione Sovietica è tornata ad essere la Grande Madre Russia degli zar.
Il muro cade ….le genti vi si raccolgono ubriache di stupore e di alcol. E non ci si capacita ancora di come sia accaduto di ritrovarsi dentro la desertificazione della civiltà, della cultura e della politica.
Il Nulla viene ad accoglierci, accoglie i segreti repellenti di Altri da noi.
Il ’68 finisce laddove la pace fasulla copre le menti e i cuori delle genti. Pacificazione che nasconde il canto di guerre mai estinte, guerre che coprono di sangue l’intero Pianeta.
Ma ormai i guerriglieri, i partigiani sono tutti nei bar per i loro “apericena”. Con i loro cellulari schiacciati contro il viso, sorrisi soddisfatti e occhi spenti permettono che i figli, i nostri figli, divorino le madri, diseredino i padri e si riprendano il diritto alla primordialità, all’ignoranza, alla barbarie.
Facendosi massacrare economicamente, dileggiare culturalmente, uccidere di botte, intossicare da alcol, droghe e virtuali reti sociali.
“Mettete un like nei vostri cannoni e sparate cazzate”
Noi genitori impotenti corpi senza vita, senza più un’idea in testa. Vecchi, pietosi, patetici cervelli autoflagellanti per errori mai riconosciuti, mai metabolizzati.
Nulla delle proprie vite è divenuta “storia”. Dentro la voglia di dimenticare gli anni delle lotte, degli errori, della disperazione….della utopica certezza di cambiare il mondo si è perduto il sacro diritto di replica, la prerogativa di rivalutare in una dura e salvifica autocritica gli eventi di quel decennio. Dal 1968 al 1978 il mondo ha respirato l’aria rarefatta delle grandi altezze.
Poi al suono della musica straordinaria dei Bee Gees e il corpo sensuale di John Travolta l’atmosfera si è rappresa, intensificata, ammorbata.
Il segno tangibile di tutto ciò, il tempo della mutazione, dello stand-by della rivoluzione socio-politica, il corpo simbolico dell’inizio della sconfitta dell’umanità è quello di una donna, “una madre, una sposa”, una liberale, una tiranna: Margaret Tatcher. Sacerdotessa del ” Libero Mercato”, ha abbracciato insieme al suo omologo americano Ronald Reagan la dottrina “neoliberista” che ha sciolto in acido le conquiste della classe operaia, il patto sociale e la sanità pubblica. Deregulation, Privatizzazione e Riduzione delle spese sociali sono state le parole d’ordine di questo “nuovo mondo”.
Ciò che ha compiuto la Lady di ferro dal 1979 al 1990 è stato ridurre il suo Paese in un mercatino di stracci in un campo arso dal fuoco, in un cumulo di immondizia.
I primi ad essere disintegrati dalla Iron Girl sono stati i minatori dello Yorkshire. Migliaia di persone senza più lavoro, senza più dignità. Per la mente offuscata dal principio dell’opportunità economica a qualsiasi prezzo, l’estrazione del carbone inglese era molto più caro di quello di altri paesi in cui il lavoro era stato svenduto e vilipeso. Non importava che ciò mettesse migliaia di minatori per strada, che
riducesse luoghi e tradizioni in un mucchietto di cenere.
A Durham nello Yorkshire gli estrattori si misero in sciopero contro la disposizione governativa: era il 1984, e tutto fini nel 1985 in una grande vittoria per la Signora Tatcher, che gioì per aver abbattuto “il nemico interno”. Quello esterno fu sopraffatto nelle isole Falkland.
Il piccolo gioiello di Mark Herman del 1996 “Brassed off” (Incazzati neri) in italiano “Grazie Signora Tatcher”, narra la chiusura della più grande miniera attiva ancora in vita nel 1989. Stavolta oltre al malcontento e alla delusione c’è qualcosa che può mettere in ginocchio il cinismo e la protervia del potere: la Musica.
La tirannia, il fascismo nuovo e vecchio non ha mai sopportato l’arte, la cultura, il genio creativo.
E’ come la croce per i vampiri, la cryptonite per Superman, la genialità per gli ignoranti.
La banda musicale della cittadina di Grimley, diretta da Danny è la banda di ottoni della miniera. La “Brass band” ( da cui il gioco di parole del titolo in inglese) è costituita da minatori, lavoratori in odore di licenziamento.
E’ una realtà storica del Regno Unito, una vitale opera d’arte della tradizione mineraria inglese. Solo la passione e l’impeto d’orgoglio di chi sta per perdere tutto permette alla Musica di continuare a vivere, almeno fino al grande evento del Campionato Nazionale delle Brass Band che si svolgerà alla Royal Albert Hall di Londra.
Il film è diretto con mano leggera , gradevole, quasi distaccata fino all’epilogo in cui Mark Herman decide di fare sul serio. La banda di Grimley vince e quando Danny va a ritirare la coppa pronuncia queste parole:
“Ognuno di quelle persone alle mie spalle vi direbbe che quella coppa significa per me più di qualunque altra cosa al mondo. Ma sbaglierebbe. La verità è che io credevo contasse. Credevo che la musica contasse. Ma non contano niente, niente in confronto a quanto contano le persone. Che abbiamo vinto questa coppa è insignificante per l’opinione pubblica, ma il fatto che ora noi la rifiutiamo, perché è questo che facciamo, diventa immediatamente una notizia, come potete ben vedere. Così almeno non dovrò parlare solo con me stesso, perché nel corso degli ultimi 10 anni questo maledetto Governo ha sistematicamente distrutto una intera industria, la nostra industria e non solo la nostra industria, le nostre comunità, le nostre famiglie, le nostre vite.
Tutto nel nome del progresso e per pochi soldi pidocchiosi.
E voglio dirvi un’altra cosa che forse non sapete ma 15 giorni fa la miniera di questa banda è stata chiusa.
Altre 1000 persone hanno perso il lavoro …e non solo questo, molti hanno perso la volontà di vincere già da un po’, qualcuno ha perso la volontà di lottare. Ma quando si arriva a perdere la volontà di vivere, di respirare….
Il punto è che se loro fossero foche o balene sareste tutti indignati, ma loro non lo sono. Purtroppo no.
Loro sono solo normalissimi, comunissimi esseri umani. Gente per bene a cui non è rimasta neanche una dannosissima oncia di speranza.
Ma sì, sono capaci di suonare qualche bel motivetto, ma a chi interessa dopo tutto.
Ora porterò i miei ragazzi per la città a festeggiare. Grazie”
Il 18 dicembre 2015 si chiude l’ultima miniera: The BIG K- Killingley, Yorkshire