manuale sottovoce per parlare con i nostri figli
e avere qualche probabilità di essere ascoltati
Cari lettori di caos, ho deciso di svoltare.
Parliamo sempre di lavoro da queste pagine, da tanti anni.
Spero di avere fornito un contributo utile…
Ecco la mia svolta, però…
Noi tutti che lavoriamo abbiamo una famiglia e un mondo giovane (figli, nipoti…) al quale dobbiamo trasmettere insegnamenti e valori, ed è arrivato il momento di riflettere sul fatto che a volte siamo più bravi con i clienti (per fare un esempio significativo di interlocutore irrinunciabile) che in famiglia. Di questo voglio parlarvi.
Ho tre figli, li ho allevati tutti alla stessa maniera, ma sono completamente diversi uno dall’altro…
Chi non ha mai sentito esprimersi una mamma o un papà in questo modo?
Chi di noi, se ha dei figli, non si è mai espresso così?
Lo stesso tipo di dinamica che si innesca con i clienti.
La chiamiamo psicologia di vendita.
Tornando alla famiglia, svolgere il ruolo di genitore con nuova consapevolezza e impegno significa rendersi conto che educare i figli con soddisfazione prevede lo sviluppo di capacità particolari.
La soddisfazione consiste nel riuscire a vedere il risultato del proprio lavoro di educatore: i figli ti ascoltano, riflettono mentre tu parli, ti interpellano, chiedono consigli, si fidano, compiono azioni dalle quali capisci che stanno tentando di mettere in pratica i tuoi consigli; se sbagliano chiedono aiuto.
I nostri figli sono persone, individui.
Ognuno di noi che ha desiderato costruire e mantenere rapporti di qualità con le altre persone, che ha desiderato -nella propria attività per esempio- essere ascoltato (interpellato, tenuto in considerazione), ha dovuto sviluppare delle capacità particolari che lo hanno portato, piano piano, con l’esperienza e con un immenso esercizio di pazienza, a ottenere risultati apprezzabili. Lo sviluppo di questa capacità è collegato a principi e valori che costituiscono il nostro bagaglio tecnico e umano quando noi, nel tempo, cresciamo e diventiamo adulti, migliorando e modificando in meglio il nostro carattere, limandone gli spigoli al fine di non colpire e ferire gli altri. Quegli altri da cui desideriamo essere ascoltati, interpellati, seguiti, tenuti in considerazione. Quegli altri che sentendosi colpiti e feriti si difendono da noi e non ci ascoltano, non riflettono mentre parliamo, non ci interpellano, non ci chiedono consigli; quegli latri che di noi non si fidano e che non compiono azioni tentando di mettere in pratica i nostri consigli.
Che tragedia se questo comportamento negativo e di rifiuto nei nostri confronti viene tenuto dai nostri Clienti, dai nostri capi, dai nostri collaboratori, dai nostri amici; quanta fatica facciamo per comprendere meglio i parametri di valutazione che i nostri interlocutori usano per valutare il nostro comportamento…
Noi desideriamo (e ne abbiamo bisogno) instaurare con loro un buon rapporto.
Il fine è quello di mantenere una relazione proficua:
- I nostri Clienti continuano ad acquistare da noi, ci sono fedeli
- I nostri Capi si fidano di noi e ci delegano incarichi gratificanti
- I nostri Collaboratori ci riconoscono come guida
- I nostri Amici ci cercano perché stanno bene con noi
E i nostri figli?
Loro sono i nostri Clienti più difficili e impegnativi.
Per servirli al meglio deve crescere in noi genitori l’impegno nel raccogliere informazioni di un certo tipo sul loro carattere, sul loro conseguente comportamento… (segue)