ON SOLO VIAGGIARE, MA “VIAGGIARE RESPONSABILE”
Con l’occhiello “Viaggiare è conoscere” avevo inaugurato, nel mese di novembre 2018, una nuova serie di articoli dedicati alle mie scoperte in occasione di viaggi in Italia e/o all’estero dai quali ho sempre imparato qualcosa e che ho utilizzato come spunto per approfondire alcune tematiche. Questa volta tocca all’Iran, un paese che non avevo mai visitato prima, ma che si è rivelato una notevole fonte di conoscenza.
di Graziella Falaguasta (traduzione dell’intervista dall’inglese a cura di Ala Azadkia)
Premessa: il turismo responsabile e le sue positive implicazioni sociali
Grazie alla modalità di organizzazione del viaggio in Iran da parte di ViaggieMiraggi (www.viaggiemiraggi.org), cioè quella del turismo responsabile, il nostro gruppo di otto persone ha avuto la possibilità di incontrare in diverse città associazioni e famiglie e, in particolare a Teheran, Farzaneh Okhovat, insegnante di letteratura impegnata anche nella scrittura di articoli per l’enciclopedia destinata a bambini e adolescenti, e di scambiare con lei informazioni ed esperienze.
L’Iran del nuovo millennio, di cui abbiamo potuto toccare – per quanto possibile – con mano il clima sociale, culturale, umano nel nostro viaggio di 15 giorni, si presenta al mondo con grandi contraddizioni, e proprio la loro ricomposizione sarà uno dei problemi che il paese dovrà affrontare nell’immediato futuro e dal cui esito dipenderanno equilibri di scala mondiale. Parliamo di un grande paese, con una superficie di un milione e 648 kmq. e circa 80 milioni di abitanti (di cui 10 milioni concentrati a Teheran e dintorni) e una suddivisione amministrativa in 31 province, che rappresenta la diciottesima economia mondiale e la seconda nell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa). L’Iran fa parte del gruppo dei cosiddetti “prossimi 11-next 11”, gli 11 paesi che, in base alle valutazioni Goldman Sachs (Bangladesh, Egitto, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Filippine, Turchia, Corea del Sud e Vietnam), rappresentano le più grandi economie del mondo nel XXI secolo, con prospettive promettenti per gli investimenti e la crescita (Fonte: www.infomercatiesteri.it).
Dal semplice incontro allo scambio: un rapido sguardo alla cultura dell’Iran e al suo sistema d’istruzione
Dall’incontro con Farzaneh è scaturito in me l’interesse ad andare oltre quei momenti, per cercare di approfondire il quadro più generale in cui lei si è trovata ad operare e per sottoporle in seguito alcune domande – in inglese – che sono state lo spunto per l’intervista qui pubblicata.
Farzaneh, membro di un’organizzazione non governativa creata nel 1962 che svolge le proprie attività culturali e di ricerca nel campo della letteratura per l’infanzia, su base no-profit, è la fondatrice di una serie di biblioteche in tutto l’Iran e ha scritto e pubblicato 17 libri (qualcosa a metà tra sussidiari ed enciclopedie) dedicati all’educazione dei bambini, le cui autrici sono prevalentemente donne.
Una cultura millenaria
Senza avere la pretesa di esaurire qui tutta la tematica – molto ampia e forse anche un po’ controversa – che riguarda la cultura di questo meraviglioso paese, è bene ricordare che il suo panorama culturale odierno rappresenta ed esprime in larga parte le basi della civiltà persiana, che qui nacque e si sviluppò. Forte è il legame che ancora lega gli iraniani al loro passato, così come grande è l’impegno per mantenere vivi questi vincoli. Nel corso dei secoli i diversi gruppi etnici che in Iran sono confluiti hanno apportato il proprio contributo, in termini di costumi, valori, folclore. E va anche considerata la componente religiosa, trasversale alle diverse comunità, dell’islamismo sciita, la cui marcata impronta sulla società ha connotato in maniera forte le abitudini quotidiane e gli stili di vita. E di tutto questo il popolo iraniano è orgogliosamente consapevole, dando vita a espressioni multiformi in ogni ambito, dall’architettura, alla musica, alla letteratura.
Noi stessi, durante i 15 giorni di viaggio attraverso l’Iran centrale, abbiamo avuto modo di avvicinare giovanissimi studenti, giovani artisti, famiglie, con i quali abbiamo cercato di scambiare idee, commenti, valutazioni, apprezzamenti, grazie al lavoro di interprete della splendida guida che ci ha accompagnato per tutta la durata, sollecitata in questo proprio dal concetto del turismo responsabile che noi rappresentavamo.
L’Iran attuale, però, è anche il frutto della forza delle suggestioni dell’occidente, che comunque si sono inserite nella società nonostante i regimi che si sono succeduti alla guida della repubblica islamica non si siano distinti per l’apertura verso l’esterno. Al di là di alcune espressioni come sport e musica, dove troviamo ampiamente la rappresentazione del mondo occidentale, in arte e letteratura l’Iran ha visto mescolarsi tradizione e modernità: questo fermento culturale è in costante sviluppo, alimentato in forme più o meno esplicite soprattutto dai giovani, i quali sempre di più guardano fuori dai confini nazionali alla ricerca di stimoli, idee e confronti. Nel corso dei secoli l’Iran è stato toccato da spinte differenti, destinate ad affermare, da un lato uno stato moderno, lontano da influenze religiose, indipendente, neutrale, moderato, e, dall’altro, ispirate alla ricerca di una purezza confessionale e fondamentalista di stampo antioccidentale. Del resto, l’Iran ha suscitato a fasi alterne gli entusiasmi dei paesi europei e del mondo arabo, i primi attratti dalle possibilità di investimento aperte dai governi più illuminati e secolarizzati, i secondi affascinati dalla possibilità di realizzare un modello alternativo all’occidente, come quello propugnato dagli scià più tradizionalisti e che ha avuto nella Rivoluzione islamica del 1979 uno dei momenti più significativi.
Lo sviluppo del sistema educativo
Non mi addentrerò qui nelle vicende politiche e sociali derivanti da quel passaggio (che potranno eventualmente essere oggetto di un nuovo articolo), ma è importante sapere che la Repubblica Islamica dell’Iran è il frutto di un referendum (30 marzo 1979) e la sua Costituzione, che sancisce la subordinazione dello Stato alla guida del clero sciita, è stata approvata per referendum il 2 dicembre 1979. Per quanto riguarda quindi lo sviluppo dell’educazione, anche quella iraniana ha avuto un’ispirazione analoga a quella delle nazioni arabe e qui di seguito ne esaminiamo alcuni aspetti, prendendo spunto da un interessante documento di Uni-Italia, ente costituito il 30 luglio 2010 tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero dell`Istruzione, dell`Università e della Ricerca, il Ministero dell`Interno con l`obiettivo di favorire l`attrazione di studenti e ricercatori stranieri verso le università italiane, attraverso l`attività di promozione dell`offerta formativa italiana, e di favorire la cooperazione universitaria fra l`Italia e gli altri Paesi (presente in Cina, in India, Indonesia, Iran appunto e Vietnam).
In Iran il controllo e la gestione del sistema di istruzione è fortemente centralizzato, in particolare per quanto riguarda l’istruzione primaria e secondaria. Il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca è infatti l’organo responsabile dell’amministrazione e del finanziamento a livello centrale; mentre, a livello locale, l’istruzione è controllata dalle autorità provinciali e dagli uffici distrettuali.
La Costituzione del 1906 aveva già stabilito il principio dell’obbligatorietà scolastica, ma solo nel 1942 fu promulgata una legge in proposito che fu applicata dopo la seconda guerra mondiale. L’Iran è sicuramente uno dei Paesi dell’area mediorientale con il tasso di alfabetizzazione più elevato e il cosiddetto “movimento per l’alfabetizzazione” (che si proponeva di insegnare a tutti a leggere e scrivere), appartiene alla “Rivoluzione Bianca” dello shah Reza Pahlavi, cioè a quell’insieme di riforme che realizzò per modernizzare il più velocemente possibile l’Iran.
Ufficialmente oggi l’istruzione in Iran è obbligatoria per tutti i ragazzi dai 6 agli 11 anni, obbligo che in genere viene rispettato (grazie anche alla rete di scuole statali gratuite), ma nelle zone rurali questa prescrizione è largamente disattesa. L’educazione secondaria, che va dagli 11 ai 18 anni, è divisa in due cicli, uno di tre e l’altro di quattro anni. Nel paese sono attive una ventina di università (di cui una a Teheran), che hanno subito un periodo di chiusura forzata fra il 1980 e il 1983. Dopo la rivoluzione khomeinista, sono state abolite le scuole miste e sono stati ridotti gli istituti artistici. In ogni caso, circa i finanziamenti devoluti all’istruzione in Iran, i dati dell’UNESCO pubblicate sul sito della Banca Mondiale indicano che nel 2014 l’Iran ha investito il 2,4 % del PIL (pari al 19,7% delle spese totali) nell’ambito dell’istruzione.
La percentuale di analfabeti presenti all’interno del paese era, nel 2006, pari al 17,7% e come vedremo, questa tematica fa parte anche del lavoro di Farzaneth, soprattutto nelle comunità rurali lontane dai grandi centri. Naturalmente, un paese così vasto non può presentare una grande omogeneità al suo interno neanche sul piano educativo, per cui è naturale che la fetta più grossa della popolazione che abbia ricevuto almeno un’istruzione di base, si concentri più nelle grandi città che nelle zone rurali. Nonostante la differenza tra alfabetizzazione maschile e femminile sia particolarmente elevata (un gap di più del 10%), si è registrato un sensibile allineamento, al punto che nei livelli di istruzione superiore le donne sono in numero maggiore rispetto agli uomini. In effetti, da questo punto di vista l’Iran offre alle donne molte più chance di formazione di quanto non accada in altri paesi islamici, apparentemente più emancipati.
Ora la parola a Farzaneth
Prima di tutto, quando ha deciso di iniziare l’attività nel suo paese per migliorare le condizioni di accesso alla cultura?
Realizzai la prima biblioteca mentre frequentavo gli ultimi anni della scuola superiore, in una scuola dove di solito venivano ammesse solo studentesse con voti alti. Alcune di queste ragazze studiavano anche nelle brevi pause durante la scuola, però conoscevo pochissime ragazze che, oltre alle materie studiate nei libri, erano curiose delle tematiche sociali contemporanee.
Pensai che una biblioteca, anche con pochi libri, potesse attirare l’attenzione e la curiosità delle mie colleghe nei confronti di altri aspetti della vita. Chiesi anche il permesso alla direttrice della scuola di organizzare un gruppo di discussione che si potesse riunire dopo le lezioni. Dopo qualche anno, presi atto dei risultati positivi sia di quella prima biblioteca che del gruppo di discussione, e così mi motivai a proseguire questo tipo di attività culturali nel mio paese, ad esempio realizzando biblioteche in diversi piccoli paesi e villaggi, anche verso il confine dell’Iran.
Quando e perchè ha deciso di trasformare la sua attività in un’associazione permanente rivolta a diffondere la cultura, in particolare tra i bambini e le donne?
Chiaramente dopo il mio matrimonio e da quando sono diventata madre, mi sono concentrata maggiormente sui bisogni e i problemi delle donne e dei bambini ed ho capito che ogni madre, ricevendo l’educazione sufficiente e avendo la consapevolezza per migliorare la vita familiare e sociale, automaticamente può essere un’ambasciatrice e propagatrice dello sviluppo culturale.
Quante persone sono coinvolte in questa attività e che tipo di network avete creato?
Sono anni che, come lavoro principale, insegno letteratura e scrivo articoli per l’enciclopedia per bambini e adolescenti. Insieme a queste due attività sono anche proprietaria e manager di una libreria. Tutto il guadagno di questa libreria viene utilizzato per creare le biblioteche nei paesini. Questa libreria è anche un luogo in cui miei amici e colleghi si trovano come volontari per organizzare i libri e tutto il necessario per l’apertura delle biblioteche. Alcuni di questi amici che non hanno studiato all’università il sistema bibliotecario, hanno imparato questo lavoro proprio in questa libreria, sul campo.
Quali sono le basi del vostro lavoro, che tipo di network avete creato eventualmente anche fuori dall’Iran, o comunque con paesi europei? Noi abbiamo avuto la possibilità di conoscere la vostra associazione tramite l’agenzia ViaggieMiraggi. Come state lavorando con l’Italia ora?
Secondo me avere libri a disposizione è un diritto di tutti perché ancora oggi i libri rimangono gli strumenti più economici e facili per imparare diverse scienze e conoscere le esperienze speciali degli altri. Senza dubbio, l’abitudine a leggere con continuità, porterà una pace sostenibile.
Avendo Afghanistan ed Iran la stessa lingua, spero di continuare in futuro questa attività anche in Afghanistan. Da un paio d’anni, infatti, con mio marito porto avanti un corso di alfabetizzazione per immigrati afghani nel piccolo spazio della nostra libreria.
Anche per me è stata un’esperienza molto gradevole ospitare e scambiare idee con gli amici italiani. Ho avuto questa opportunità grazie a mia figlia che ha studiato in Italia e ci abita.
Quanti libri fanno parte del vostro attuale patrimonio? E quali sono gli obiettivi che vi ponete per i prossimi 3-5 anni?
Fino ad oggi ho messo a disposizione dei lettori più di centomila volumi di libri in diverse biblioteche che si trovano in paesini, scuole, alloggi per studenti, ospedali pediatrici, prigioni, centri per il recupero dei tossicodipendenti. L’obiettivo mio e dei miei colleghi, insieme allo sviluppo di ogni singola biblioteca, è quello renderla un luogo fruibile per discussioni e scambi di idee ed esperienze. Si può raggiungere questo obiettivo anche guardando film o giocando in gruppo.
Tra i ragazzi che ha coinvolto nelle attività ce ne sono alcuni che hanno poi proseguito con la loro presenza di volontari nell’associazione?
L’Iran è un paese molto grande e le nostre biblioteche sono sparse in diversi luoghi, quindi essendoci molta distanza per raggiungerle, facciamo il possibile per mantenere un rapporto costante con loro. Oggi Internet rende questo rapporto molto più comodo e semplice.
Chi sono gli “ambasciatori ufficiali” della sua associazione?
Tutti i miei amici e gli studenti collaborano come volontari sia per la preparazione dei libri e dei viaggi, sia, economicamente, per la copertura dei costi. Per quanto riguarda, però, la selezione dei libri, la stima dei costi, l’identificazione dei luoghi, la comunicazione con la gente locale e la programmazione dei viaggi, quindi l’organizzazione della maggior parte del lavoro, dipende da me.
E allora, per concludere questa prima testimonianza, posso dire di essere particolarmente orgogliosa di essere diventata, io stessa un’ambasciatrice di questo lungo e paziente lavoro. Grazie Farzaneth, a presto!