Cosmos in greco vuol dire ordine, ed in filosofia e teologia ha assunto il significato di insieme ordinato e armonico; il più grande esempio di questo insieme è dato dall’Universo, per cui spesso Cosmo e Universo vengono usati come sinonimi. Sempre in greco Caos indica l’opposto di Cosmos, ovvero un insieme privo di ordine, che nella cosmogonia degli antichi greci rappresentava la condizione di disordine primordiale antecedente al Cosmos.

In tempi recenti col termine caos ci si riferisce al “disordine per antonomasia, specialmente in seguito al crollo degli organismi politici, sociali, amministrativi che regolano la vita di un paese” (dizionario Devoto-Oli).

Ricordo questi concetti perché i valorosi curatori della nostra rivista, battezzandola Caos Management, al termine caos hanno dato piuttosto il significato di complessità, ovvero di una situazione nella quale entrano in gioco numerosi fattori che ne rendono difficile la comprensione, e quindi all’apparenza disordinata, ma che contiene al suo interno regole e principi ordinatori che vanno conosciuti e compresi; ecco quindi che Caos Management vuol indicare la possibilità della gestione della complessità, più che del disordine.

 

 

 

La complessità della società contemporanea

Ma come vede  e come vive la complessità della società contemporanea l’uomo comune, informato dai media ma non sempre culturalmente preparato a sufficienza a comprendere e ad affrontare le novità e i continui cambiamenti che questa complessità gli propone? 

A volte, anzi molto spesso, l’uomo comune usa il termine caos per indicare grave disordine, (vedi la definizione del Devoto-Oli citata) e vi associa con sconforto la convinzione che a questo disordine sia molto difficile, se non impossibile, porre rimedio; si riferisce alla politica e ai partiti, all’economia, alla corruzione, e via dicendo.

Penso dunque che sia opportuno distinguere diversi ambiti in cui la complessità della società si manifesta, per le diverse influenze che questi hanno sulla vita umana.

In molte situazioni si può essere solamente spettatori – penso al caso di alcune ricerche scientifiche avanzate – ma essere spettatori informati riduce la diffidenza. In questo la rete può essere di grande aiuto. 

Lo sviluppo enorme della tecnologia e della medicina

Uno dei campi in cui gli studi si sviluppano più velocemente è quello della tecnologia associata alla biologia e alla medicina: la tecnologia tende ad essere completamente integrata nei nostri corpi, per amplificare la nostra intelligenza biologica ed estendere la durata della nostra vita. 

C’è chi ipotizza che nel giro di trent’anni l’intelligenza artificiale sarà più potente dell’intelligenza umana; alcuni studi sulle neuroscienze cercano di ottenere la trasmissione telepatica del pensiero associando un computer alla mente di chi pensa ed un computer ricevente alla mente di chi deve ricevere e comprendere il pensiero che gli viene inviato. 

Altri studi cercano di usare le nanotecnologie per inserire nei corpi dei malati farmaci nei punti esatti in cui l’effetto cura risulta più efficace, evitando o riducendo effetti collaterali.

Ma spesso mentre risolviamo un problema ne creiamo un altro senza accorgercene: i risultati spesso esaltanti delle nostre ricerche ci fanno chiudere gli occhi sulle conseguenze potenzialmente negative ad essi associate.

La trasmissione a distanza del pensiero per via telepatica può portare facilmente al controllo del pensiero altrui, cosa che tutte le dittature vorrebbero possedere; la  cinematografia (si pensi a Minority report) e soprattutto la letteratura di fantascienza ci hanno brillantemente messo in guardia contro questi rischi.

In 1984, il bellissimo romanzo di George Orwell, la figura del Grande Fratello spia tutti dagli schermi televisivi, e non c’è modo di sottrarsi al suo ossessivo controllo, che è poi il controllo pervasivo e ubiquitario dell’unico Partito al potere; qualunque gesto, parola, o perfino pensiero contrario all’ortodossia imposta dal Partito può portare alla eliminazione dei dissenzienti.

Qualcuno auspica che l’intelligenza artificiale possa eliminare i rischi dovuti ad errore umano; in situazioni ad elevata probabilità di rischio questo si sta già facendo, ad esempio introducendo sistemi automatici nella guida degli autoveicoli e dei treni, ma i sistemi devono essere molto perfezionati e non possono prescindere completamente dall’intervento umano.

Ma se si pensa a rischi molto elevati negli effetti ma a bassissimo livello di probabilità di verificarsi (la pazzia di un pilota che possa far precipitare un aereo e far morire decine di passeggeri, come nel caso del disastro della compagnia tedesca German Wings, il cui co-pilota ha portato l’aereo a schiantarsi contro una montagna nel marzo di quest’anno) la situazione cambia profondamente. Si dovrebbe dotare l’aereo di sistemi di sicurezza estremamente complessi e sproporzionati alla probabilità – estremamente bassa – che l’evento temuto, un accesso di pazzia del pilota, possa verificarsi.

Questo concetto è mirabilmente illustrato da Roberto Vacca ( Vacca Collabora con Il Caos Managment dal 2007), ingegnere e illustre scrittore, anche di fantascienza, in un articolo pubblicato dal giornale svizzero “Il Caffè” di Locarno, il 25 marzo 2015.

Intelligenza ed emozioni

Se pensiamo all’intelligenza solo come intus legere, cioè alla capacità di comprendere nei minimi dettagli situazioni complesse e tenere sotto controllo una elevata quantità di variabili, ben venga un grande sviluppo dell’intelligenza artificiale; ma nell’essere umano l’intelligenza razionale, funzione dell’emisfero sinistro del cervello, è strettamente connessa all’intelligenza emotiva, cioè alla comprensione e gestione delle proprie emozioni, e all’intelligenza sociale, ovvero alla comprensione e gestione delle emozioni altrui, che sono funzioni dell’emisfero destro.

Temo che quanto potremmo guadagnare con l’intelligenza artificiale in termini di gestione di situazioni materiali complesse, direi super complesse, che nessuna mente umana potrebbe ragionevolmente gestire, rischieremmo di perderlo – o quanto meno di non raggiungerlo –  in termini di  auto consapevolezza, di relazioni interpersonali, in una parola di umanità.

La gestione dell’economia

Un altro ambito nel quale l’uomo moderno è disorientato è quello dell’economia: si parla di economia globale, di mercati planetari, e dei vantaggi che questi dovrebbero portare in termini di accresciute opportunità di lavoro e di benessere diffuso, ma l’uomo comune ben poco può rispetto a forze che non può controllare. Le logiche che regolano questi fenomeni sono in mano a pochi potentissimi uomini d’affari e banchieri, che cercano di aumentare i loro profitti a discapito delle popolazioni e degli stessi governi, molto spesso privati di fatto della loro sovranità; se avete letto qualcosa riguardo al cosiddetto Club Bilderberg le mie riflessioni saranno più chiare.

L’uomo comune nulla può di fronte a questi fenomeni: per quale ragione in situazione di crisi le prime ad essere salvate devono essere le banche, ma non si impone loro di essere erogatrici di servizi (prestiti, mutui alla gente comune) invece di essere promotrici di strumenti finanziari anomali che provocano bolle speculative e quindi alimentano le crisi invece di contrastarle?

Chi deve agire per arginare questi fenomeni è la politica: è interessante che nel programma di Bernie Sanders, uno dei candidati democratici alle prossime presidenziali statunitensi, si dica chiaramente che le banche come operano oggi lo fanno a favore solo di pochi ultraricchi, penalizzando la classe media e coloro che hanno bisogno di prestiti per acquistare una casa, una macchina, o per le necessità della vita normale, e che lui intende porre fine ai loro privilegi e alla loro impossibilità di fallire.

E’ interessante anche che molti cerchino di modificare questo status quo con iniziative di portata limitata ma sempre più diffuse: cooperative di consumatori, commercio equo e solidale, coltivazione in proprio di vegetali necessari alla vita quotidiana, attività di volontariato per assistere i più disagiati. Queste risposte, anche se singolarmente limitate, possono modificare un modo di pensare e influire positivamente sui comportamenti sociali.

La gestione della comunicazione

La diffusione di internet ha permesso di allargare enormemente la propria rete di contatti: possiamo entrare in contatto con chi vogliamo, anche dall’altro capo del mondo, ignorando i limiti di tempo e di spazio. Possiamo accedere a fonti vastissime di informazioni, possiamo avere il sapere a portata di mouse. Aumento di complessità ma anche aumento di opportunità e possibilità.

E tutto questo grazie a invenzioni che si sono susseguite a ritmo ultraveloce, nell’arco degli ultimi decenni; si pensi che gli esperimenti di Guglielmo Marconi e dello scienziato serbo Nikola Tesla che portarono alla nascita del telegrafo senza fili o radiotelegrafo furono svolti negli ultimissimi anni del XIX secolo! 

E qui mi permetto un ricordo personale: nel 1966, arruolato come recluta, fui inviato a  Chiavari alla scuola interforze a fare il marconista, poiché avevo studiato ingegneria elettronica. Usavamo l’alfabeto Morse, con tasto e cuffia, con gli stessi sistemi di Marconi, e mi appassionai talmente a quel modo di comunicare che quando, molti anni dopo, lessi che l’alfabeto Morse era stato ufficialmente eliminato dai sistemi di comunicazione internazionali provai un vero dispiacere: il radiotelefono era più rapido e affidabile, ma tra l’uso del Morse e quello del radiotelefono per me c’era il rapporto che oggi passa tra leggere un libro di carta o leggerlo in formato elettronico su un tablet. L’uso del secondo è certo più flessibile e pratico, ma il fascino dello sfogliare le pagine di carta, di sentirne il fruscio, di percepirne l’odore non ha eguali. La tecnologia ha i suoi enormi vantaggi ma anche i suoi limiti …

Anche le possibilità enormi offerte da internet hanno un prezzo: la mancanza dell’incontro personale e diretto con l’interlocutore. E poi il bombardamento di messaggi indesiderati, la ridondanza di informazioni inutili …

Conclusioni

La gestione della complessità richiede quindi informazione, conoscenza, consapevolezza, e spirito critico, che utilizzi in maniera intelligente le fonti di informazione disponibili ma non se ne faccia condizionare più di tanto; serve in particolare usare sia la mente che il cuore, per non rischiare che la tecnologia ci aiuti a gestire la complessità sempre crescente ma d’altro canto ci inaridisca.

Gli enormi problemi politici e sociali che abbiamo davanti – si pensi alle migrazioni – possono spaventarci e scoraggiarci; credo invece che dobbiamo essere fiduciosi nelle nostre capacità umane e alimentarle, convinti che al crescere della complessità cresceranno anche gli strumenti per governarla, ma sapendo che siamo sempre noi al timone.