SIAMO TUTTI DELLA STESSA SPECIE
È consuetudine che alla fine di ogni anno ci si senta spinti a fare una riflessione sull’anno che sta per terminare e sulle previsioni per quello che sta arrivando.
Il 2020, ormai già concluso, non ha avuto nulla di normale, di consueto, di routine. Ho vissuto la mia vita intensamente, facendo scelte che hanno segnato il mio cammino fin da piccola. Ho imparato molto ed ancora lo sto facendo. Ho fatto tanti errori, come tutti. Ho cominciato a spostarmi, per diverse ragioni tutte legittime all’epoca, quando ero abbastanza giovane e in questi giorni sto cercando di fare un elenco di tutti gli indirizzi dei posti dove ho vissuto. Non so se ci riuscirò, dovrò mettere mano a vecchie agende dove scrivevo tutto perché allora non esisteva Google, che oggi ci serve anche da promemoria.
Ci sono luoghi che sono fermamente ancorati nella mia memoria perché hanno significato qualcosa di molto importante, hanno segnato la mia crescita, il mio sviluppo e hanno rappresentato momenti di grande felicità, o di grande tristezza, e/o anche una grande tragedia…
Alcune volte, facendo un esercizio di memoria, cerco di focalizzare i volti di persone che ho conosciuto attraverso gli anni, e non sempre mi riesce; devo concentrarmi, associare più o meno l’anno, la lingua, il paese dove mi sono relazionata con queste persone per ricostruire il tutto. Avendo fatto anche tanti mestieri diversi, ho partecipato a tanti tipi di eventi sia regionali sia internazionali, ma molti di questi con un gran numero di partecipanti. Poteva trattarsi di fiere internazionali di scarpe Italiane in Inghilterra, o corsi di formazione a Milano, o presentazioni di spettacoli multimediali a Segesta o a Napoli.
Mi rendo conto che, effettivamente, ho fatto tante cose, ho vissuto intensamente, ma il 2020 è stato un anno “doppio”: di sofferenza, tristezza, isolamento, sentimenti che credo abbiano lasciato tracce indelebili che non se ne andranno tanto facilmente, e che mi hanno indotto a pensare a uno stato d’animo che non mi appartiene per niente: sto diventando vecchia!
Forse perché i tempi per vedere una nuova normalità – e non posso che augurarmi che sia davvero completamente nuova, altrimenti tanti morti non avrebbero significato nulla – saranno tempi lunghi…Dobbiamo imparare a pensare al benessere comune, fatto raro in questa realtà, a pensare prima a noi, certo, ma anche a tutti gli altri! Una pandemia è la cosa più socialmente coinvolgente che ci possa essere, e questo troppe persone devono ancora capirlo, purtroppo!
Prima che il vaccino faccia il suo corso e possa cambiare veramente le cose, passerà del tempo, e non sappiamo veramente come sarà questo immediato futuro. Personalmente, abituata a lavorare da casa da molti anni, il fatto di lavorare in smartworking non mi ha cambiato un granché la vita.
E mi fa ridere, amaramente, chi parla di dittatura per il fatto di vedere limitata la propria libertà di movimento per impedire il contagio della popolazione. Infatti, tra le situazioni che mi è toccato vivere, c’è anche la famosa – e per fortuna ormai lontana – dittatura di Pinochet, una delle più feroci del Sud America. La mancanza di libertà in Cile venne imposta con la mitraglietta, con la repressione, con la morte, con i desaparecidos, con la tortura, non con un’autocertificazione per uscire di casa. La comparazione è talmente fuori luogo, che mi viene quasi da ridere, per non piangere.
Ecco, quando si ricorda troppo, e i ricordi risalgono a tanti anni prima, vuol dire che hai vissuto parecchio, e gli altri te lo fanno notare…Le cose importanti non si dimenticano mai, le persone importanti alle quali hai voluto bene le porti sempre con te, sono presenti.
Ma tutti quelli che ti hanno fatto del male, che ti hanno umiliata, trattata male, con prepotenza, con arroganza, con supponenza, con mancanza di umanità sono rimaste indietro, molto indietro. Ogni tanto qualcuna si riaffaccia al mio orizzonte, ma non ho tempo da perdere con rancore, con disgusto, con piccole meschinità. In più, come dimenticare che da giovanissima ero anch’io così? Talmente piena di voglia di fare da essere arrogante, supponente, pensare di avere sempre ragione, contro tutto e tutti, ed è molto probabile che senza volere io abbia fatto del male a persone che mi stavano a fianco, credevo fermamente in quello che stavo vivendo e questo mi dava il diritto, secondo il mio criterio di andare avanti imperterrita per il mondo!
Guardando oggi a ritroso, vedo certe scene con tenerezza, capisco che non ho mai fatto nulla con cattiveria, anzi credo con molta innocenza e, forse, per questo mi sono stati perdonati atti che altri potevano prendere/interpretare come malvagità, mentre era solo incoscienza! Ero “ubriaca” di vita, euforica, pensavo che avremmo potuto cambiare il mondo, stava succedendo, ne eravamo parte, lo vivevamo e questo mi faceva sentire quasi onnipotente…
Oggi, sono molto più riflessiva, tranquilla, riesco a trattenere il fiato di fronte a qualcosa che non mi aspettavo, riesco a rimanere in silenzio quando dentro di me sto urlando come una pazza, riesco a guardare più lontano di quello che ho immediatamente di fronte a me, riesco a godere in silenzio di piccole cose, piccoli dettagli, attimi di vita, apprezzo una sana risata, una chiacchiera condivisa senza malizia, apprezzo la bontà degli altri e la cattiveria la scanso, non mi tange, non mi va di occuparmene. Parlo di piccole astuzie, piccole invidie umane, che dimostrano tutta la fragilità di chi le pratica. La vita è sempre e comunque bella e bisogna viverla tutta, pienamente, e bisogna ogni giorno guadagnarsi il diritto di guardarsi in pace allo specchio e di poter piangere di notte sul tuo cuscino, ma non per qualcosa che hai fatto, per qualcosa che hai vissuto bella o brutta che sia…
Buona vita a tutti, proprio tutti, siamo tutti della stessa specie…