ZEROPERCENTO , UN ESEMPIO VIRTUOSO DI AZIENDA SOCIALE GESTITA CON UNA SOLIDA FORMAZIONE ECONOMICA E GESTIONALE
Premessa
Questo articolo non ha la pretesa di esaurire il delicato tema del lavoro, e tantomeno del lavoro delle persone inserite nelle cosiddette “categorie protette” (gli invisibili!), ma poiché non se ne parla mai abbastanza e da sempre sono stata interessata – personalmente e professionalmente – al tema della fragilità sociale mi sono riproposta di affrontare anche qui questo aspetto del vivere comune e del concetto più ampio di inclusione.
Vale forse la pena ricordare che anche sul sito del Governo – alla sezione lavoro – si parla di lavoro e disabilità, riportando quanto enunciato dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che è legge nel nostro paese dal 3 marzo 2009, avendo il Parlamento autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. La Convenzione, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, rappresenta un importante risultato raggiunto dalla comunità internazionale, perché è uno strumento vincolante per i paesi aderenti e si inserisce nel più ampio contesto della tutela e della promozione dei diritti umani (Dichiarazione Universale del 1948). Come ha giustamente ricordato Roberto Speziale, presidente di Anffas (una delle storiche associazioni nazionali che si battono per i diritti delle persone con disabilità) in un articolo pubblicato dalla rivista Vita nel 2019 “Al centro c’è la persona, con una disabilità, certo, ma sempre persona, perché l’accento va su quello: la disabilità non esaurisce l’identità della persona e non si sovrappone ad essa. La Convenzione non riconosce ‘nuovi diritti’, ma costituisce lo strumento per garantire in modo effettivo l’uguale e pieno godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali.”
La Convenzione prevede che ogni stato presenti periodici rapporti su quanto fatto per adempiere ai propri obblighi e sui progressi raggiunti: in Italia è l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità ad avere questo compito, con funzioni consultive e di supporto tecnico-scientifico per l’elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità e nel rapporto del 2019, pubblicato in occasione del decimo anniversario della ratifica, emergeva che nel nostro paese pur essendo stati compiuti notevoli progressi nell’attuazione della Convenzione e nell’applicazione delle legislazioni, è ancora molto lungo il percorso per una piena attuazione.
Sempre nell’articolo di Vita, Speziale ha messo in evidenza proprio il fatto che “in Italia, purtroppo, non è mai stata fatta una vera campagna informativa per la diffusione della Convenzione Onu e del Protocollo Opzionale tra le associazioni, le famiglie, gli operatori e le pubbliche amministrazioni, le quali spesso rimangono ancorate al vecchio modo di vedere la disabilità, con le discriminazioni che ne conseguono. La verità”, sottolineava Speziale, “è che la Convenzione Onu in Italia è largamente inattuata perché in gran parte sconosciuta. La fatica è proprio quella di far comprendere che la Convenzione Onu non è un libro dei sogni, ma qualcosa che, se tradotta in concreto, dà dignità, diritti, capovolge i paradigmi. Solo dove si sviluppa una voce forte e consapevole delle associazioni che lavorano per la tutela delle persone con disabilità ci può essere il rispetto dei diritti e l’attuazione delle soluzioni più appropriate per garantire la piena inclusione delle persone con disabilità, compresa la definizione e la messa in esercizio di politiche pubbliche appropriate.” E uno dei punti-chiave alla base dell’evoluzione del concetto di inclusione doveva essere una nuova definizione di disabilità, cosa che non è stata fatta, così come poco si è lavorato sulle sperimentazioni rivolte alla vita indipendente, anche se alcuni investimenti sono stati fatti. E proprio l’indipendenza è il punto di partenza dal quale avviare una riformulazione delle politiche, che ancora troppo spesso sono più indirizzate alla protezione, all’assistenza e a volte “al parcheggio” delle persone con disabilità, che non alla vita indipendente.
E il mondo del lavoro, ambito che sarebbe una base valida per avviare processi di vita indipendente, purtroppo, né è un esempio: la disoccupazione fra persone con disabilità supera l’80% e in questi anni sono stati persi tantissimi posti di lavoro. La pandemia da Covid-19 non ha fatto che aggravare la situazione. La legge 68/1999 che norma specificamente gli inserimenti lavorativi di persone fragili, se applicata potrebbe dare risposte al 6-7% degli attuali disabili disoccupati, ma non lo è e non c’è coerenza, non c’è sostegno, non c’è monitoraggio delle inadempienze. E questo potrebbe essere oggetto di un articolo specifico.
ZeroPerCento, un hub sociale nel panorama milanese
Spostiamoci ora nella realtà della città di Milano e nel suo hinterland. Pur essendo a livello nazionale un esempio di inclusione sociale (tanto da essere nominata nel 2016 capitale italiana del volontariato), anche Milano non è da meno. Per capire meglio come sia possibile muoversi in maniera attiva e propositiva in questo delicato ambito abbiamo voluto raccogliere la testimonianza di Teresa Scorza, responsabile di ZeroPerCento, con la quale abbiamo approfondito i vari aspetti del progetto sociale, nato ormai quasi sei anni fa, al quale è approdata attraverso un percorso personale, formativo e professionale di tutto rispetto, malgrado la giovane età.
Teresa, con la sua laurea specialistica in Amministrazione, Finanza Aziendale e Controllo conseguita presso l’Università Bocconi di Milano e un Master di Il Sole 24 Ore in Management degli enti non profit, ha operato nel Terzo Settore e nel mondo della cooperazione, anche internazionale. Nel 2015, al rientro in Italia, avendo sperimentato personalmente le difficoltà per ricollocarsi nel mondo del lavoro, ha avuto l’idea – che oggi definisce anche un po’ ingenua – di creare un’iniziativa che le permettesse di realizzare proprio il suo concetto di azienda sociale.
Così, tra il 2015 e il 2016, all’età di 27 anni e senza capitali propri, Teresa inizia una ricerca di possibili partner con le stesse motivazioni: incontra un primo ambito di interesse nell’incubatore Rinascimenti Sociali di Torino, i cui professionisti l’aiutano a individuare meglio l’oggetto sociale (un negozio solidale, di prodotti alimentari e non provenienti a loro volta da cooperative) e il percorso da seguire. Nel febbraio 2016, con il supporto di alcune amiche che credono in questo progetto, Teresa fonda Namasté Cooperativa Sociale Onlus, perché la cooperativa è la forma giuridica che le è familiare e congeniale, di cui condivide particolarmente le modalità di funzionamento. Nel mese di giugno dello stesso anno, grazie alla partecipazione a un bando del Comune di Milano, alla cooperativa vengono assegnati in comodato d’uso i 100 mq di un negozio situato in una via molto popolare, nel quartiere Niguarda, nella zona nord di Milano, locali che richiedevano notevoli lavori per essere utilizzati, essendo rimasti disabitati per lungo tempo.
Grazie alla sua formazione e alle sue esperienze precedenti Teresa aveva già iniziato a relazionarsi con alcune Fondazioni che potevano essere interessate al progetto e, una volta in possesso anche di una sede fisica, riprende i contatti, trovando in Cattolica Assicurazioni il primo finanziatore, che fornisce i primi 30.000,00 euro necessari per acquistare le prime attrezzature e i primi strumenti per fare funzionare il negozio.
Nello stesso momento, avviene l’incontro con Paola Maisto, da poco trasferita a Milano dalla Campania, educatrice responsabile di una cooperativa sociale (una torrefazione) all’interno del carcere femminile di Pozzuoli, che, avendo risposto all’annuncio di ricerca di responsabile del punto vendita della nuova cooperativa, trova così la “collocazione magica”. Da questo incontro nasce la decisione di condividere in pieno il progetto, nel suo insieme, come partner attiva di ZeroPerCento. Pur essendo diverse, ma proprio perché possiedono anche competenze diverse (Teresa la “specialista dei numeri”, Paola la “responsabile delle risorse umane”, con esperienze di realtà complicate come il quartiere Scampia di Napoli) la collaborazione tra loro si dimostrerà nel tempo fattiva e vincente.
Sorge spontanea la domanda per Teresa “Quali sono gli aspetti più impegnativi affrontati all’inizio?”, alla quale lei risponde con la sua abituale carica. “Pur essendo il progetto del cuore, non sono mancate, e non mancano ancora oggi, le difficoltà e le preoccupazioni che tutto vada nel verso giusto”. Infatti, a settembre 2017, al momento dell’apertura ufficiale del primo negozio, nel quartiere di Niguarda, mancava a Teresa e a Paola quell’esperienza necessaria nella gestione di un negozio, per di più di alimentari (conoscenza più approfondita degli alimenti, scelta dei fornitori, delle filiere, disposizione dei prodotti, ecc.), ma da subito il fatto assolutamente positivo è stato il legame che si è venuto a creare con la clientela, e in particolare con quella del quartiere. Tra l’altro, per gli abitanti di quella via e di quella zona di case popolari, le esperienze precedenti erano state particolarmente negative a causa della presenza della malavita organizzata (tanto che otto anni fa era stato dato fuoco anche alla parrocchia!!), ma la trasformazione avvenuta grazie alla presenza di un’organizzazione con obiettivi di sviluppo sociale, ha aiutato a comprendere meglio quanto legame può esserci con le categorie più svantaggiate (all’inizio gli inserimenti hanno riguardato anche ex-carcerati), nel momento in cui si prende coscienza, si conosce di ciò di cui si sta parlando. Non solo, anche rispetto al quartiere il negozio diventa in poco tempo un punto di riferimento per le persone fragili e/o anziane della comunità, in che aumenta il rapporto fiduciario creato fin dall’inizio.
Per quanto riguarda i clienti dei negozi ZeroPerCento, questi devono imparare a rapportarsi con le persone che li servono, che possono avere tempi e ritmi un po’ diversi, che magari lavorano da poco tempo: si tratta, dunque, di “stare al gioco, senza innervosirsi o stupirsi. Nella relazione, in generale, scatta quella solidarietà, quella consapevolezza di tutti di far parte di una sorta di comunità, e questo nel medio periodo rappresenta poi il successo, anche di vendite, delle “botteghe solidali”. E da questo primo successo nasce l’ambiziosa idea di uno sviluppo ulteriore, cioè dell’apertura del secondo punto vendita, a distanza di un anno e mezzo, di cui parleremo più avanti.
Una rete di aziende virtuose rispettose anche delle categorie protette
Per poter dare avvio da subito alla realizzazione dell’obiettivo sociale di ZeroPerCento – quello degli inserimenti lavorativi – viene avviata la collaborazione con il Centro per l’Impiego del Comune di Milano, primo passo indispensabile per una presenza fattiva e collaborativa nello scenario cittadino. Nell’affrontare il tema degli inserimenti lavorativi, uno degli aspetti che mi sorge spontaneo affrontare con Teresa è quello della sensibilizzazione delle aziende che, come accennato in premessa, troppo spesso ancora oggi disattendono gli obblighi normativi, disposti piuttosto a pagare le sanzioni, anche se, come viene ricordato nella nostra chiacchierata, oggi aziende con marchi importanti e riconosciuti non possono certo permettersi di non avere percorsi mirati di avviamento al lavoro delle categorie protette. La domanda più naturale è quindi “Come pensate di influenzare, con il vostro esempio organizzativo e operativo, le imprese del territorio? Avete in mente la possibilità di creare qualche rete di aziende virtuose in merito?” Anche in questo caso la risposta di Teresa è molto precisa “Rientra proprio nelle strategie di ZerPerCento (e nei miei personali sogni) il fatto di essere in grado di formare molto bene e in maniera molto professionale giovani in grado di essere inseriti in aziende della GDO, della distribuzione alimentare, del retail in generale, con concrete possibilità di essere assunti con contratti praticamente sempre a tempo indeterminato. L’ambizione è quella di poter stringere accordi di collaborazione proprio con i grandi marchi per la formazione specifica di persone appartenenti alle categorie protette.”
Il laboratorio formativo ZeroPerCento raddoppia
Sono oggi circa 20 i ragazzi impiegati sui vari turni nei due negozi (in un rapporto triplo per quanto riguarda i due punti vendita, essendo di dimensioni diverse) e questo “laboratorio formativo” rappresenta oggi qualcosa di speciale e particolare.
Il raddoppio con l’apertura di un negozio in una zona più visibile e prestigiosa di Milano, quella più notoriamente conosciuta come la Chinatown di Milano, ben recuperata anche dal punto di vista urbanistico, diventa quindi, tra settembre 2019 e il 2020, una necessità per poter avere più spazio di vendita, e, di conseguenza, più spazio per poter fare lavorare un maggior numero di persone contemporaneamente. Il 2020, poi, con la pandemia da Covid-19 e i relativi periodi di confinamento prolungato, fa scoprire a ZeroPerCento la necessità della vendita online. Si apre così un capitolo altrettanto nuovo da esplorare, anzi diventa una necessità, che contemporaneamente rappresenta un’ulteriore opportunità di formazione per i ragazzi, ai quali viene richiesto di apprendere anche le fasi di preparazione delle spese da consegnare ai clienti online (che diventeranno, poi, degli affezionati di questo tipo di acquisti). Grazie alla fondazione Prosolidar la cooperativa è stata in grado di acquistare un furgoncino idoneo alle consegne a domicilio.
La prima operazione, nel settembre 2019, è quindi la ricerca di un nuovo spazio (non più disponibile tramite il Comune di Milano), il che rende necessario riprendere i contatti con le Fondazioni per reperire nuovi finanziamenti (Snam, Bracco, Fondazione di Comunità Milano, Cattolica Assicurazioni); la partecipazione a un bando indetto dalla Fondazione Accenture (con Fondazione Snam e Fondazione Bracco, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione Con il Sud e UBI Banca) permette a ZeroPerCento di ottenere una nuova assegnazione di fondi (40.000,00 Euro) utili per poter prendere in considerazione l’affitto – a un costo per il primo anno “facilitato” – di un negozio molto grande, a ridosso di Via Paolo Sarpi, zona pedonalizzata e di grande passaggio. E qui tutto cambia ancora, perché la capacità di spesa della nuova clientela è sicuramente molto superiore del negozio di zona Niguarda, ma anche le esigenze si moltiplicano. Il tempo necessario per preparare i locali e, in assoluta controtendenza rispetto alla situazione più generale, nel mese di novembre 2020, ZeroPerCento raddoppia, con un successo annunciato, ma non assolutamente scontato.
Naturalmente un’iniziativa di questo genere non avrebbe potuto nascere e svilupparsi senza l’entusiasmo e la forza propulsiva di persone motivate e piene di carica umana come Teresa, Paola e le altre collaboratrici fisse, ed è proprio per questo che, più recentemente (marzo 2021), la Fondazione Opes LCEF Onlus ha deciso di entrare nella compagine societaria con una quota significativa di 35.000,00 euro, una bella boccata d’ossigeno per il funzionamento e lo sviluppo della cooperativa.
Non solo, proprio in considerazione del periodo particolare legato alla pandemia, ZeroPerCento ha sperimentato con maggiore forza l’utilizzo dei social media (in particolare Instagram) per comunicare con il proprio pubblico e con la clientela, cosa che si è trasformata subito in una nuova ricerca di professionalità da aggiungere al team: la cooperativa è infatti alla ricerca, proprio in questo periodo di una figura di esperto/a di e-commerce, per migliorare e sviluppare maggiormente le potenzialità della presenza online, attraverso strategie di marketing digitale.
ZEROPERCENTO – SCHEDA
ZeroPerCento è una bottega solidale che vende prodotti alimentari biologici, etici e sfusi, aperta a tutti i cittadini milanesi interessati ad acquistare cibi sani e genuini, provenienti da aziende agricole del territorio e da cooperative sociali.
I due negozi sono gestiti da Namastè Cooperativa Sociale Onlus, che ha l’obiettivo di reinserire nel mondo lavorativo cittadini con disabilità intellettiva, disoccupati da almeno 6 mesi, attraverso il lavoro all’interno dei punti vendita. I beneficiari sono persone che per il 30% appartengono alle categorie di lavoratori svantaggiati tipici delle cooperative di tipo B, e sono quindi i protagonisti del progetto: gestendo la bottega possono maturare esperienza e formazione necessarie per ricollocarsi nel mondo del lavoro.
Il progetto, infatti, nasce dall’idea che per reinserirsi nel mondo del lavoro sono indispensabili due condizioni: l’esperienza maturata e la formazione acquisita. Caratteristica distintiva di ZeroPerCento è quindi la possibilità, per i beneficiari, di maturare l’esperienza lavorativa necessaria e di acquisire nuove competenze e professionalità, grazie ai percorsi personalizzati. Durante i mesi di collaborazione, le persone assunte sono seguite dalla cooperativa con un percorso mirato a trovare una collocazione lavorativa in contesti esterni al progetto.
ZeroPerCento ha chiuso il 2020 superando i 300.000,00 euro di ricavi complessivi, con una crescita del 180% rispetto al 2019.