Il recente accordo tra gli Stati Uniti d’America, la Gran Bretagna e l’Australia denominato AUKUS ha sollevato in Europa e in particolare in Francia notevole disappunto.
In dettaglio AUKUS è stato presentato come un accordo di cooperazione per “l’integrazione delle catene di sicurezza e difesa, la condivisione di informazioni, scienza e tecnologia, le cyber capacità e l‘intelligenza artificiale” per garantire la stabilità degli equilibri nell’indo-pacifico e “affrontare insieme il ventunesimo secolo e le sue minacce”.
In particolare esso prevede una forte collaborazione militare e a tal fine la flotta australiana sarà dotata di sottomarini a propulsione nucleare prodotti dalle industrie della Gran Bretagna. A seguito di questo accordo l’Australia ha disdetto un accordo con la Francia per la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare del valore di 56 miliardi di euro.
In sostanza, a detta di molti analisti si è di fatto costituita una sorta di NATO del Pacifico con lo scopo di arginare l’espansionismo cinese nell’Area del Pacifico.
Ora al di là delle polemiche insorte e delle strumentalizzazioni politiche che ne sono derivate cerchiamo di valutare i fatti.
L’Area del Pacifico è per ragioni geografiche e politiche di stretto e diretto interesse degli USA, del UK e dell’Australia. Gli USA affacciano sul Pacifico ed hanno notevoli interessi economici in quell’Area, l’Australia gravita totalmente nel Pacifico ed è una ex colonia Britannica, UK ha colonizzato l’Australia e, dopo l’indipendenza ha mantenuto attraverso il Commonwealth notevoli rapporti ed interessi economici con la stessa. Inoltre non dimentichiamo che questi tre Stati sono fortemente legati, hanno una matrice culturale comune (lingua e cultura anglosassone) e sono alleati militarmente da sempre. Hanno poi una visione comune anche politica circa i rapporti con gli altri Stati del Pacifico, Cina in primis.
L’Unione Europea ha anch’essa interessi nel Pacifico, ma sono soprattutto di tipo economico e commerciale e, comunque non paragonabili a quelli degli USA, UK e Australia. Politicamente non ha mai avuto una posizione univoca e trasparente nei confronti della Cina. I vari Paesi europei hanno sempre oscillato su posizioni a volte di amicizia, a volte di collaborazione, a volte di sudditanza nei confronti della Cina (si vedano le varie posizioni espresse sulla Via della Seta piuttosto che sul 5G). Questa posizione si riflette ovviamente anche sul fronte militare in quanto semplicemente non esiste una qualsivoglia presenza militare in tal senso nell’Area a difesa dei propri interessi.
Ecco quindi veniamo al dunque.
Di cosa si lamentano gli Europei?
Di non avere una posizione comune al riguardo?
Di non avere una politica estera europea?
Di non avere una politica di difesa e militare europea?
Il disappunto espresso dall’Unione Europea a ben vedere non ha solide fondamenta.
Se l’accordo della Francia con l’Australia per la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare sottende un contratto tra le parti ed è stato disatteso la Francia fa bene a reclamare la disdetta ma a questo proposito esistono tutte le tutele previste dal diritto commerciale internazionale. Si configura infatti come un eventuale inadempimento contrattuale e come tale sarà trattato.
Ma da un punto di vista politico nulla questio. Per quale motivo gli Americani avrebbero dovuto negoziare, ma anche solo condividere con gli Europei l’accordo AUKUS? Come già espresso esso si rivolge ad un’Area geografica diversa da quella per la quale è nata l’Alleanza Atlantica (la NATO), si riferisce infatti all’Area del Pacifico che è esattamente dalla parte opposta del mondo rispetto all’Europa ed ai Paesi dell’Alleanza Atlantica. La NATO peraltro non viene messa minimamente in discussione da questo accordo. Gli Americani hanno ritenuto semplicemente di costituire una seconda e diversa alleanza per presidiare e difendere i loro interessi in un’altra Area del mondo.
Strategicamente poi l’accordo con UK e Australia è perfettamente coerente con la politica estera degli Americani che, da tempo, hanno spostato i loro interessi e la loro attenzione sul Pacifico e invitato gli Europei a distanza di oltre 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale a rendersi militarmente più autonomi ed a contribuire maggiormente al bilancio della NATO ancora fortemente sostenuta dagli USA.
Trovo quindi perfettamente legittimo l’accordo AUKUS e se proprio vogliamo fare un appunto esso si può rivolgere al processo di comunicazione che poteva essere condotto meglio e non ad altro, salvo gli eventuali diritti commerciali che, ove effettivamente esistenti, come già espresso, saranno tutelati dalle norme previste in materia.
Mi auguro che questo ennesimo episodio, anziché alimentare sterili reazioni e polemiche internazionali (ritiro degli ambasciatori, proteste, etc.) possa essere di ulteriore stimolo all’Unione Europea affinché faccia un altro passo in avanti nella sua integrazione costituendo una sorta di Ministero degli Esteri Europeo per sintetizzare ed esprimersi con una sola posizione e una sola voce sulle questioni internazionali e un Ministero della Difesa comune affinché si possa costituire un Esercito Europeo e partecipare, ove necessario, attraverso di esso alle missioni internazionali.
La costruzione europea a causa delle diversità culturali esistenti tra i popoli dei vari Paesi che ne fanno parte e che, non dimentichiamo, sono stati gli artefici della storia moderna occidentale (sotto tutti i punti di vista) è un processo lungo, articolato, complesso e tortuoso, ma assolutamente necessario. Gli eventi storici più recenti (pandemia, Brexit, AUKUS, Afghanistan, Iran, Nord Africa, Siria) spingono in questa direzione e richiedono una forte accelerazione. Ci auguriamo che ciò avvenga così come avvenuto per i vaccini nella Pandemia (che, al di là di errori iniziali e polemiche è stato comunque un successo per tutti i Paesi dell’UE che nel giro di pochi mesi hanno potuto vaccinare la stragrande maggioranza della popolazione).