A forza di sacrificare l’essenziale per l’urgenza, si dimentica l’urgenza dell’essenziale.
(Edgar Morin)

 

Nei primi giorni del mese di ottobre cadrà il mio compleanno, un fatto assolutamente normale e  quasi “banale”, ma siccome il momento che viviamo non lo è ancora, mi nascono una serie di riflessioni che vorrei condividere qui.

Una prima riflessione riguarda il fatto che sono stata educata con modi e abitudini del secolo scorso, perché essendo la più piccola della mia famiglia, ed essendo nata quando i miei genitori avevano entrambi più di quarant’anni, ho ricevuto un’educazione d’altri tempi. Cosa che va in totale disaccordo con l’educazione di oggi. E non parlo solo dei bambini o degli adolescenti! Parlo, soprattutto, degli adulti, che sembra siano così indaffarati in cose talmente importanti, che hanno perso totalmente la coscienza e l’essenza del vivere sociale.

La cattiva educazione porta a un vivere incivile, caotico e basato sull’egoismo personale, dimenticando il concetto di comunità, di armonia e di tutto quello che fa sì che la vita sia degna di essere vissuta.

Pur potendo dire, orgogliosamente, che la maggioranza delle persone pensa che io sia molto più giovane, la mia apparenza giovanile e leggera di spirito non mi fa dimenticare le questioni essenziali del vivere per quanto mi riguarda.

Ormai, sto diventando fortemente intollerante, non più conciliante, e vorrei che fosse chiaro! Non posso più ascoltare tutta una serie di affermazioni, come quella qui sotto, senza avere una sofferenza quasi fisica:

“Sono felice di essere così fortunata d’essere nata in questa parte del mondo!!!”

I recenti fatti che riguardano l’Afghanistan hanno accentuato questo concetto, ovunque, anche sui media e sui social. NON È ACCETTABILE.

 

Dovremmo tutti poter avere le stesse opportunità, indipendentemente dal luogo in cui siamo nati. Ho avuto la fortuna di viaggiare, di lasciare il Sud America per ragioni gravi e indipendenti dalla mia volontà e che hanno cambiato la mia vita, vivo in Italia da parecchi anni e sì, posso dire di esserne grata!

Ma, oggi, nel 2021, quando si organizzano delle “gite private” per andare sulla luna, non è possibile pensare ed accettare come logico e normale che ci siano dei posti nel mondo dove nascere è una disgrazia! Dovremmo fare qualcosa per cambiare questa realtà. E nessuno si deve sentire privilegiato per nascere e/o vivere in una certa parte del mondo… O peggio ancora, colpevole per essere riuscito alla meno peggio ad organizzarsi una vita in un luogo diverso da quello di nascita!

 

Quando morirò dirò tutto a Dio.

Gli dirò che nel mondo che ha creato

a comandare c’è un essere ingrato.

Quando morirò dirò tutto a Dio,

gli dirò del vostro fare indifferente,

del vostro guardarci come fossimo niente.

Quando morirò dirò tutto a Dio.

Gli dirò che mi manca il mio papà

e che ora sento freddo in questa stanza.

Vorrei un mondo per chi come me

è nato dall’altra parte della strada,

è nato dall’altra parte della vita,

dalla parte sbagliata.

Quando morirò dirò tutto a Dio,

dei beni che ci avete confiscato,

tra questi ci sono

le persone che abbiamo amato.

Quando morirò dirò tutto a Dio,

dicono lui sia amico dei bambini

non come questi idioti

travestiti d’assassini.

Vorrei un mondo per chi come me

è nato dall’altra parte della strada,

è nato dall’altra parte della vita,

dalla parte sbagliata.

Vorrei un mondo per chi come me

è cullato dalle bombe della notte,

dalla polvere da sparo,

dai palazzi in fiamme,

dalle grida disperate delle mamme.

Dove hai nascosto la mia mamma, maledetta guerra?

Quando morirò dirò tutto a Dio,

degli anni che mi avete rubato,

della vita che non ho mai vissuto,

ora vi saluto…

vado a dire tutto a Dio.

Autrice:   Martina Attili   

 

 

Un’altra affermazione che mi produce particolare sofferenza è: “Quella donna sicuramente se l’ha cercata!!!”  Il numero di femminicidi in Italia e nel mondo parla chiaro. NON È ACCETTABILE. E qui voglio approfondire.

 

 

La donna, in qualunque situazione ed in qualunque momento deve poter vivere in assoluta libertà di movimento, esprimendo sé stessa in tutta la sua potenzialità e di conseguenza può vestirsi e truccarsi come vuole, nel rispetto di sé e degli altri come è consentito socialmente ai maschi da parecchie generazioni addietro e non possono esserci scuse del tipo che la donna ha esasperato il suo aggressore. Mai!!!

E questo dovrebbe essere chiaro per i media, che giustificano quasi sempre l’assassino di turno, perché si tratta di qualcuno che toglie la vita ad un altro essere umano, con la motivazione fuorviante di non poter vivere senza di lei! Lo sappiamo bene, ci troviamo con un grande numero di ex-mariti, ex-conviventi, ex-fidanzati che non accettano che la storia sia finita e che pretendono di continuare a possedere la loro ex-compagna, senza capire ciò che è stato detto: è finita! Purtroppo, il femminicidio non ha età, né ceto sociale, né posizione geografiche: vengono ammazzate ugualmente ragazzine di 16 anni come donne di 70, sia al Nord, Centro e Sud della penisola.  E, purtroppo, anche nel resto del mondo…

Un capitolo a sé riguarda l’“empatia” dei media verso l’assassino, perché i media cercano svariate circostanze attenuanti per giustificare questo odioso atto inumano, ed ora esiste un nuovo termine: “himpathy”, coniato da Kate Manne*. “Himpathy” descrive la compassione sproporzionata verso gli uomini che commettono atti di violenza domestica e sessuale contro donne e ragazze e può funzionare in molti modi, per esempio dipingendo gli uomini che uccidono le donne come vittime di una tragedia, il che significa incolpare la vittima per quello che le è successo.

È fondamentale che le leggi siano cambiate! O che vengano almeno veramente rispettate quelle esistenti. Si deve poter denunciare con la sicurezza di essere tutelati dalle forze dell’ordine, non solo la donna ma anche i figli, visto che, purtroppo, neppure loro sono risparmiati… Come nel caso del fatto del 28 febbraio 2018 a Cisterna (Latina), dove Luigi, appuntato dell’Arma dei Carabinieri ha ammazzato la moglie e le sue due bambine, una di 11 e l’altra di 13 anni,  suicidandosi subito dopo, uno dei tanti…

 

“Si capisce, quello è un buonista, un debole!!!” Utilizzo del concetto di bontà utilizzato contemporaneamente come segno di debolezza, come se gentilezza ed educazione fossero la radice stessa del problema. NON È ACCETTABILE.

Ripetere questi concetti ha portato la società odierna, soprattutto negli adolescenti, a pensare che solo l’aggressività paghi, nel senso di essere più riconosciuti e rispettati dai propri simili. Il vero capobranco è un “animale”, inteso come persona, calma, tranquilla, padrona della situazione e coerente. Prende decisioni con sicurezza, anche se difficili. Accetta e ascolta l’opinione di tutti, e può permettersi di essere gentile con tutti e viene rispettato anche per questo. Ormai, nella cronaca nera cittadina, si legge spesso “ragazzo quindicenne accoltellato da coetaneo”.  Perché uscire di casa con un coltello in tasca? Che bisogno c’è? Quando vai a comprare un’arma la prima cosa che ti viene detta è che se la possiedi devi sapere che devi essere pronto ad usarla. Altrimenti, lascia perdere.

 

 

Il caso, tristemente famoso di Willy Monteiro Duarte, avvenuto nelle vicinanze di Roma, dimostra come ancora i due fratelli Bianchi non siano pentiti per nulla, e non solo. Riporto uno stralcio pubblicato sul Corriere della Sera: “…’Ma questo s’è impazzito?’ Scherza, nella sua pretesa impunità Gabriele Bianchi quando, intercettato in carcere il 16 ottobre scorso, lo va a trovare il fratello Alessandro. La frase è riferita a Omar Shabani, l’amico che lo chiamò quella sera a Colleferro per intervenire nella rissa, e ora, con il clamore suscitato dall’uccisione di Willy Monteiro Duarte, si sente in colpa e va ripetendo agli amici ‘Mi sento responsabile, li ho chiamati io’». Nello stesso colloquio Gabriele e il fratello irridono anche Michele Cerquozzi, l’altro amico loro, che per la tensione sta dimagrendo. Nessun segno di contrizione sembra affiorare nelle parole del principale imputato della morte del 21 enne di Paliano nelle intercettazioni che l’avvocato del coimputato Francesco Belleggia, Vito Perugini, chiede di ascoltare nell’aula della corte d’Assise di Frosinone, dove si celebra il processo…”

Se non educhiamo sul serio i nostri bambini ed i nostri adolescenti al rispetto di sé stessi e degli altri, senza pensare al buonismo, ma come base della convivenza in una società che si possa definire civile, non riusciremo ad avere un’umanità che si possa definire tale. E per ora mi fermo qui.

 

Fonti:

Avvenire.it

“Down Girl: The Logic of Misoggyny(Oxford University Press: New York 2018; Penguin UK 2019).

“Evening Standard: Why do we still have so much sympathy for men who murder women? By Julie Bindel 25/02/2021

Il Corriere della Sera.