Le recenti restrizioni dovute alla pandemia stanno mettendo a dura prova la nostra capacità di adattamento e la nostra libertà di agire e di questo siamo tutti vittime e protagonisti allo stesso tempo ma ciò che stiamo vivendo è solo l’ultima goccia di un processo che, per ragioni diverse, è iniziato molti anni fa e ha cambiato il mondo.

 

Per non andare troppo lontano e restare nella contemporaneità o quanto meno nella storia che almeno 2 o 3 generazioni hanno già vissuto daterei il primo avvenimento che, tra le altre cose, ha portato ad una prima, significativa, restrizione delle nostre libertà nel 2001. Una delle conseguenze dell’attentato alle Torri Gemelle di New York furono le restrizioni istituite e praticate progressivamente in tutto il mondo nei viaggi aerei. Chi viaggiava prima del 2001 ricorderà che non erano richieste particolari attenzioni o restrizioni né all’imbarco (era sufficiente mostrare la sola carta d’imbarco per accedere all’aeromobile), né sul controllo del bagaglio a mano (anzi, spesso e soprattutto sui viaggi nazionali si tollerava che si portassero in cabina anche più di un collo), né sull’imbarco del bagaglio.

Successivamente all’attentato delle Torri Gemelle furono istituiti e resi obbligatori una serie di restrizioni e di controlli che hanno reso la vita difficile ai passeggeri. Ricordiamo la necessità di identificazione, di controllo con speciali macchinari sia delle persone fisiche, sia dei bagagli (che di fatto vengono scannerizzati ai raggi x), al divieto di portare determinati oggetti e volumi come anche la schiuma da barba o i profumi o i gel se superiori a 100ml, etc.). Inoltre spesso i viaggiatori devono compilare speciali form (diventati nel tempo sempre più dettagliati e stringenti) per dichiarare motivazioni e durata del viaggio in molti paesi. Infine all’arrivo una serie di ulteriori controlli della polizia o dell’immigrazione per poter uscire dall’aeroporto (nei paesi extra  Schengen). La prima conseguenza di tutto ciò, sia pure per una motivazione ben plausibile (la tutela dei rischi legati al terrorismo aereo) è stata una prima limitazione alla nostra libertà  nonché, da un punto di vista pratico un forte allungamento dei tempi di imbarco e sbarco che ha reso necessario rivedere la pianificazione dei tempi soprattutto di tutti coloro che viaggiavano per lavoro con riprogrammazione delle giornate, degli appuntamenti, dei viaggi di rientro etc.

 

Una seconda datazione che ha comportato altre limitazioni è stata l’applicazione della legge sulla Privacy  di cui al Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, in vigore dal 1º gennaio 2004, contenente le norme nazionali relative alla tutela dei dati personali. Anche in questo caso, la norma, per tutelare i dati delle persone ha fortemente modificato e reso difficoltose molte attività che, peraltro, per ottemperare ai vincoli imposti dalla norma hanno dovuto attrezzarsi con una serie di obblighi burocratici e autorizzazioni su ogni minimo dettaglio relativo al trattamento dei dati personali.

 

Infine un altro fronte che ci sta rendendo la vita difficile è costituito dalla sicurezza informatica.  Per accedere a qualsiasi sito di e-commerce ormai c’è bisogno di una registrazione (con i nostri dati personali e con l’autorizzazione ai sensi della legge sulla privacy), poi per operare occorre digitare un login ed una password ed ormai ognuno di noi ha centinaia di login e di password. Poi per acquistare c’è necessità di digitare il numero della carta di credito, che a sua volta richiede una password e spesso una ulteriore password temporanea che arriva sullo smartphone.

 

Analogamente per accedere ai servizi bancari occorre avere un login, una password ed un altro codice (il token o password temporanea) che arriva anch’esso sullo smartphone.

 

Per accedere invece ai servizi della pubblica amministrazione dal 1 novembre 2021 occorre avere lo Spid. In altri termini per accedere ad un qualsiasi istituto pubblico occorre essere registrati ed avere un proprio login, una password e poi digitare l’autorizzazione all’accesso che viene fornita dallo Spid (che necessita a sua volta di altro login e di altra password per accedere e richiedere l’autorizzazione all’accesso).

 

Tornando alla pandemia e senza entrare nel merito dei provvedimenti presi osservo come l’uso della mascherina oscuri il volto di una persona, crea una barriera con il mondo esterno, spesso anche difficoltà respiratorie (specialmente la FFP2 che è l’unica che serve a qualcosa ma proprio perché filtra molto entra anche poca aria).

L’essere umano è un animale sociale ma dobbiamo stare distanziati, non ci possiamo avvicinare, non ci possiamo abbracciare, baciare.

Recentemente ho visto due giovani che amoreggiavano in strada, con la mascherina e senza potersi baciare. Che tristezza!

 

Ma insomma in che mondo siamo entrati?

 

L’epoca che stiamo vivendo si va caratterizzando sempre più per:

  • La progressiva limitazione alle nostre libertà individuali
  • L’aumento della complessità del vivere quotidiano (non parliamo di strategie d’impresa ma del vivere quotidiano delle persone)

 

Per quanto riguarda il primo punto non entro nel merito delle motivazioni che, di volta in volta, hanno partorito ora questa legge, ora quel provvedimento. Mi astengo da qualsiasi giudizio, mi concentro solo sulle conseguenze e non sulle cause che li hanno fatti nascere e rilevo che stiamo vivendo una involuzione sociale. Non condivido l’affermazione che la tecnologia (social network “uber alles”) ci ha dato nuovi spazi e nuove libertà perché sono libertà effimere, spesso non consone al genere umano. Certo che piuttosto che non vedersi o sentirsi tra familiari è meglio vedersi in video chat o videochiamata, ma al postulato che piuttosto che niente è meglio piuttosto non può esserci una adesione incondizionata. Non è un progresso è una situazione di retroguardia e quando i piuttosto diventano tanti abbiamo fatto una involuzione sociale.

Quando due innamorati non possono abbracciarsi e baciarsi è una involuzione sociale (seppure in stato di necessità).

Quando per andare da Roma a New York o Londra dobbiamo chiedere il visto, avere l’autorizzazione, registrarci sui siti istituzionali appositamente predisposti, passare il vaglio dei mille controlli in aeroporto e in dogana, dichiarare dettagliatamente motivi, durata e scopo del nostro soggiorno è una involuzione sociale.

Quando per fare un’analisi o essere curato in una struttura medica dobbiamo riempire fogli e fogli di autorizzazione al trattamento dei nostri dati personali (ed ora anche le dichiarazioni anti Covid) è certamente una tutela  ma a volte diventa un intralcio ed un ostacolo alla tempestività che tali attività necessitano e sembra diventata una pura formalità ed un appesantimento burocratico.

Quando per acquistare un prodotto sul e-commerce dobbiamo registrare i nostri dati personali, autorizzare il trattamento ai sensi della legge sulla privacy e digitare svariati login e password affinché l’acquisto vada in porto,  vi sembra una facilitazione o una complicazione?

Quando per disporre dei nostri denari dobbiamo fare uno slalom tra login, password, token, smartphone, ammesso che funzioni la rete internet,  vi sembra una cosa normale? Se non vi ricordate la password, o avete il cellulare scarico o fuori uso, o non funziona internet? E se vogliamo prelevare contanti? Più di 1.000,00 euro  non si possono prelevare per le norme antiriciclaggio.

 

E tutte queste difficoltà non appartengono solo alla vecchia generazione che non è digitalizzata e quindi ostacola il progresso perché  tutte queste cose ormai le fanno tutti (obbligatoriamente)  quotidianamente ma da questo ad affermare che il nostro status come esseri umani è progredito, che le nostre libertà sono aumentate ed anche il nostro benessere psico-fisico non mi sembra proprio.

Invito a riflettere su questo: cos’è il progresso se non aumento delle libertà individuali, incremento e miglioramento dei rapporti sociali, semplificazione della vita quotidiana delle  persone?

 

Ecco dalle risposte che ognuno darà a questi quesiti si evincerà se nella sua vita in questi ultimi 20 anni c’è stata un’evoluzione o un’involuzione sociale.

 

Ora è noto che alcune di queste restrizioni sono dovute a stati di necessità (come la pandemia o il terrorismo) ed altre ad un uso inappropriato da parte di pochi che hanno prodotto restrizioni a danno di tutti (dati personali, piuttosto che uso del contante). Ed anche l’uso della tecnologia, in particolare di internet, degli smartphone, dei social network che per taluni sono diventati come una droga, hanno prodotto una sorta di doping collettivo.

 

Ma il risultato non cambia!

 

Quello che viene spacciato come nuova normalità, spesso non è una nuova normalità ma un passo indietro nelle nostre libertà e nella nostra socialità.

Se vogliamo veramente progredire dobbiamo riappropriarci ed anzi aumentare le nostre libertà ed il nostro essere sociali, inclusivi, empatici, passionali, emotivi, amorevoli sia verso i nostri simili, sia verso gli altri elementi del nostro universo (in particolar modo animale e vegetale).

Anziché chiuderci nelle nostre case, nei nostri pc, smartphone, internet, nelle realtà virtuali che ci isolano e ci allontanano dalla nostra natura umana dobbiamo aprirci agli altri, vederli, toccarli, abbracciarli, discuterci, litigarci.

E per quanto riguarda le norme, a parte quelle emesse in forte stato di necessità, invito i legislatori a produrre norme ad hoc per colpire chi produce danni alla collettività e non ad imporre restrizioni a tutti nel tentativo di prevenire o colpire i criminali che troveranno sempre la maniera di aggirarle (vedi norme sull’uso del contante, piuttosto che il codice sugli appalti, o la legge sulla privacy).

 

Per quanto mi riguarda ritengo che negli ultimi venti anni ci sia stata una forte involuzione sociale, economica e dei costumi. E alla mascherina FFP2 (che in ogni caso metto sempre) ed alla impossibilità di abbracciare e baciare le persone care (che pure osservo in questo periodo) non mi abituerò mai!