Se mai ce ne fosse stato bisogno, i recenti avvenimenti manifestatisi sul territorio europeo (pandemia e guerra in Ucraina) hanno fatto esplodere l’ importanza per l’Europa intera di muoversi all’unisono per far fronte ai comuni problemi.
Gli stessi, di natura profondamente diversa ma di egual rilevanza, hanno compattato le cancellerie europee che sono state in grado, fortunatamente, di operare di concerto e rispondere unitariamente. Mi riferisco all’acquisto centralizzato dei vaccini per far fronte alla pandemia ed alle misure sanzionatorie stabilite contro la Russia. Ebbene ci volevano due eventi catastrofici come una pandemia ed una guerra per far capire ai Paesi Europei che da soli non sarebbero riusciti a far fronte alle minacce costituite da questi eventi, ovvero che l’unione delle forze in campo se messe a fattor comune avrebbero prodotto un risultato migliore e utile per tutti.
Per quanto mi riguarda non ce ne sarebbe stato bisogno, ma tant’è. La storia è fatta di stop and go, di periodi di spesso lunga staticità e di periodi di forti accelerazioni dovuti quasi sempre, purtroppo, a pressioni indotte da eventi cruenti come una grave crisi finanziaria, una pandemia, una carestia o peggio di tutte una guerra.
Ebbene plaudo al comportamento dell’Europa di questi ultimi anni che con il Next Generation EU prima e con le risposte date alla pandemia ed ora alla guerra in Ucraina sta dimostrando di essere una vera comunità al servizio dei suoi cittadini. Evviva! Era ora! Pur tuttavia c’è un neo nel processo di implementazione europea che vorrei segnalare, ed è l’assenza della Gran Bretagna nell’Unione. Vero è che sono stati gli Inglesi con un referendum nel 2016 a sancire il distacco dall’Unione Europea e non so se sia stato fatto a suo tempo tutto il possibile per far si che restassero ma la loro assenza si fa sentire e pesa.
Sono stato da subito contrario all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea e penso che gli Inglesi abbiano commesso un errore ad uscire. Un errore anzitutto storico. Lo stesso errore che sta commettendo Putin con l’invasione dell’Ucraina, ovvero di non rendersi conto che il mondo è cambiato e che occorre sintonizzarsi con le esigenze dei popoli di oggi ed in particolare con quelle delle nuove generazioni che rappresentano il mondo di domani anziché rincorrere scenari del passato. La risposta degli Inglesi al referendum sulla Brexit è stata una risposta nostalgica, di pancia, non razionale. Dettata più dall’insofferenza di dover sottostare alle regole europee che non dalla convinzione che stando da soli avrebbero potuto crescere e svilupparsi più e meglio dei propri partner europei. Per questo è una risposta anti storica.
A favore del risultato del referendum sulla Brexit che ha portato alla vittoria del LEAVE ha giocato certamente il comportamento dell’Unione Europea che, per circa venti anni e fino al 2019, anno nel quale si è insediata la nuova Commissione Europea ed è iniziata una politica più solidale e rispettosa delle esigenze dei popoli europei, ha portato avanti una politica basata sull’austerity finanziaria, sulla difesa di forti interessi economici conservativi e provocato crisi come quella Greca che certamente si poteva evitare. Gli Inglesi, come molti altri in Europa in verità, non condividevano questa politica, avvertivano più i legami ed i lacci dell’appartenenza all’Unione Europea che non i vantaggi ed hanno deciso di uscire. Anche in questo caso ci è voluto un caso eclatante per far cambiare la politica europea: l’uscita della Gran Bretagna per l’appunto. E’ infatti solo dopo la loro uscita che l’Europa ha compreso che si doveva cambiare politica, pena la disgregazione dell’Unione stessa, e così ha fatto.
L’impero inglese non esiste più, nel mondo multipolare sono entrati attori con una dimensione economica, demografica e, in alcuni casi militare, che dovrebbe far riflettere: Cina, India, Russia sono oggi entità che contendono e condividono, in primis con gli Stati Uniti, i destini del mondo. In questo contesto i singoli Paesi Europei possono solo stare a guardare, inglesi compresi. Abbiamo solo una chance per condividere con questi Paesi il nostro futuro: ed è quello di unirci, inglesi compresi.
Al di là del fatto che la Gran Bretagna da sola non conterà nulla nello scacchiere internazionale e non potranno crescere e svilupparsi così come fecero e molto bene nel 1700, 1800 finanche nel 1900 rappresentando spesso un faro per il resto del mondo (rivoluzione industriale, prima forma di democrazia moderna, patria del liberismo, abbandono delle miniere e in generale dell’industria pesante e sterzata dell’economia nazionale sul terziario avanzato e sulla finanza in particolare fino a diventare la più importante piazza finanziaria del continente), i Paesi Europei, invece, se uniti, possono inserirsi a pieno titolo nella competizione e condivisione internazionale.
Inglesi ripensateci: ci mancate!
Perché gli inglesi sono importanti nella costruzione e per il futuro europeo?
Perché sono un popolo che racchiude ed esalta i valori in cui crediamo. Sono un popolo autenticamente libero e democratico, che unisce alla fierezza e all’orgoglio, la disponibilità e la solidarietà, che innova e semplifica, che hanno avuto il coraggio e la forza di liberarci per due volte dall’invasore straniero nella prima e nella seconda guerra mondiale. Che quando si tratta di difendere i valori della democrazia e della libertà sono i primi a partire. Sono partiti dall’Inghilterra anche per difendere le isole Malvinas nei mari dell’America del Sud. Sono un popolo rigoroso ma non rigido, sono netti e rapidi nelle decisioni, poco inclini al compromesso quando si tratta di difendere i loro valori e il loro passato imperiale e coloniale li ha intrisi, più di altri in epoca moderna di quelle conoscenze e di quell’apertura a considerare situazioni e punti di vista diversi. Il multiculturalismo e la società multirazziale sono in Gran Bretagna consolidati da centinaia d’anni. Infine last but not the least sono profondamente rispettosi dei ruoli e delle gerarchie e quindi degli esiti delle competizioni di qualsivoglia tipologia (da quelle sportive a quelle elettorali) evidenziando con ciò ancora una volta il loro spirito e la loro cultura autenticamente e profondamente democratica.
Per tutto questo non possiamo perderli, questo è il loro valore aggiunto. Un enorme valore aggiunto per l’implementazione del progetto di integrazione europeo.
Certamente non possiamo essere noi unilateralmente a far rientrare la Gran Bretagna nell’Unione Europea, ma possiamo stimolare gli intellettuali inglesi, le giovani generazioni, gli opinion leader a sviluppare una riflessione ed un dibattito su questo e se lo riterranno opportuno a fare un nuovo referendum per confermare o disdire l’uscita dall’Unione Europea decisa nel 2016. Da allora sono cambiate molte cose, in special modo e in buona misura anche grazie alla loro uscita, la politica dell’Unione Europea. Nuove sfide ci attendono all’orizzonte e possiamo affrontarle bene e meglio se saremo insieme.
Inglesi ripensateci: ci mancate!