Ho la sensazione, e non credo sia solo mia, di stare vivendo un momento estremamente particolare. Un momento che prevede grandi trasformazioni, che saranno epocali per l’umanità, percepite dalle persone con grande sofferenza e difficoltà, perché in questi ultimi due anni abbiamo avuto di tutto, a partire dalla pandemia virale che non ha risparmiato nessuno e che ha comportato cambiamenti radicali nella forma di vivere e convivere.
Da una parte la scienza avanza, portando dei miglioramenti tecnologici che allungano la vita incredibilmente, dando la sensazione di benessere e di eternità a tanti, ma certamente non a tutti, dall’altra parte l’economia mondiale ha marcato le differenze sempre di più. I paesi meno sviluppati si trovano a convivere con gravi problemi e lo saranno “in crescendo”, a partire dalla mancanza dell’acqua, che si prevede sarà la più grossa difficoltà da affrontare a livello globale.
Ne stiamo parlando da decenni, di questa mancanza d’acqua, ma ancora non si è capito l’importanza vitale per tutti e per quasi praticamente tutto.
Qualcuno mi ha detto recentemente a proposito d’altro, che gli sembra che la vita gli riproponga situazioni simili tra loro, in una specie di loop!
E’ così! E per tutti! Dovremo poter approfittare di questi particolari accadimenti per usare la nostra esperienza, per migliorare quello che in passato non siamo riusciti a capire, a sviluppare e o a fare. Ma tutto ciò, dipende soprattutto di cosa è per noi più importante. Cosa ci spinge ad andare avanti…
La necessità di avere del denaro per vivere, per muoversi più o meno agevolmente in questo mondo nel quali ci troviamo fa si che ogni tanto perdiamo la bussola sull’importanza dei valori che ci interessano.
Ma non è accumulare soldi che ci farà essere felice, semmai é sapere come usare tutti quei soldi accumulati che ci potrebbe rendere felici sempre e quando siamo stati capaci di averne accumulati tanti!!!
Ho usato questa brutta espressione, accumulare, perché sono sempre più cosciente che nasciamo nudi e ce ne andiamo da questo mondo in egual maniera, nudi! Non possiamo portare nulla, resta tutto qui, anche credendo ad un’altra forma di vita, di continuazione della stessa dipendente dalla religione di ognuno, nessuno ti permette di portare quello che sei riuscito ad avere in questo mondo.
Tanto vale dunque pensare a cosa porterai con te e cosa lascerai agli altri!
Se già puoi pensare che qualcuno piangerà la tua morte, vuol dire che hai fatto qualcosa di buono.
In questi giorni sta circolando nuovamente sui social una lettera scritta dal capo Indiano Seatl della tribù Duwamish, nell’odierno Stato di Washington all’allora Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce nel 1855, dopo che i Governo degli Stati Uniti aveva dichiarato l’intenzione di acquisire il territorio in questione.
La lettera – che considero di una bellezza amara – è lunga, è conosciuta da molti, e in qualche maniera è ampiamente superata dalla storia e dai fatti, ma la riporto per intero per far riflettere tutti noi.
LETTERA DEL CAPO INDIANO SEATL AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA
Il Grande capo di Washington, ci informa che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci ha anche assicurato circa la sua amica e benevolenza nei nostri confronti. Questo è gentile da parte sua , perché noi sappiamo che non necessita della nostra amicizia. Però rifletteremo sulla tua offerta, perché sappiamo che se non lo facciamo, l’uomo bianco verrà con le armi e si prenderà la nostra terra. Il Grande Capo in Washington, può confidare in quello che il Capo Seathl dice, con la stessa certezza con la quale i nostri fratelli bianchi, possono confidare nell’alternanza delle stagioni durante gli anni. La mia parola è come le stelle, esse non impallidiscono. Come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Quest’idea ci è estranea. Noi non siamo padroni della purezza dell’aria o dello splendore dell’acqua. Come potete allora comprarli da noi? Decidiamo solo sul nostro tempo. Questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni foglia rilucente, tutte le spiagge di fine sabbia, ogni velo di nebbia nelle foreste scure, ogni bagliore di luce e tutti gli insetti che vibrano sono sacri nelle tradizioni e nella coscienza del mio popolo. Sappiamo che l’uomo bianco non comprende il nostro modo di vita. Per lui, una zolla di terra è uguale all’altra. Perché egli è un estraneo che viene di notte e ruba tutto quello di cui necessita. La terra non è sua sorella, e dopo averla esaurita, lui va via. Lascia dietro di sé la tomba di suo padre, senza rimorsi di coscienza. Ruba la terra dei suo figli. Non rispetta. Scorda la sepoltura dei suoi antenati e il diritto del propri figli. La sua sete di possesso, impoverirà la terra e lascerà dietro di sé deserti. La vista delle tua città è un tormento per gli occhi del pellerossa, un selvaggio che non capisce niente. Non si può incontrare la pace nella città dell’uomo bianco. Né un luogo dove si possa udire lo sboccare delle foglie in primavera o il tintinnare delle ali degli insetti. Forse per il fatto di essere un selvaggio che non capisce niente, il fracasso delle città è per me un affronto alle orecchie. E che specie di vita è quella in cui l’uomo non può udire la voce del corvo notturno o il dialogare dei rospi nella lagna, di notte? Un indio preferisce il soave sussurro della brezza sullo specchio d’acqua ed il proprio odore del vento, purificato dalla pioggia di mezzogiorno e dall’aroma dei pini. L’aria è preziosa per il pellerossa. Perché tutti gli esseri viventi respirano la stessa aria: animali, alberi, uomini. Non pare che l’uomo bianchi si interessi dell’aria che respira. Come un moribondo, egli è insensibile al cattivo odore. Se io mi decidesi ad accettare, imporrei una condizione: l’uomo bianco deve trattare gli animali come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco che possa essere certo in un’altra forma. Ho visto migliaia di bisonti imputridendo nella prateria, abbandonati dall’uomo bianco che li abbatteva con tiri di fucile sparati dai treni in corsa. Sono un selvaggio e non capisco come un fumoso cavallo di ferro possa avere più valore di un bisonte che noi, gli indiani, uccidiamo solo per sostenere la nostra propria vita. Che cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali nono esistessero più, gli uomini morirebbero di solitudine spirituale, perché tutto quello che succede agli animali, può attingere anche gli uomini. Tutto si relaziona. Tutto quello che ferisce la terra, ferisce anche i figli della terra. I nostri figli vedranno i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri soccombono sotto il peso della vergogna. E dopo la sconfitta passano il tempo in ozio, avvelenando il loro corpo, con alimenti, dolci e bevande ardenti. Non ha molta importanza dove passeremo i nostri ultimi giorni: non sono molti. Alcune ore in più, forse solo qualche inverno, e nessuno dei figli delle grandi tribù che vissero in questa terra o che hanno vagato in piccole bande nei boschi, resterà per piangere sulle tombe, un popolo che un giorno fu tanto potente e pieno di fede in sé come il nostro. Una cosa sappiamo che forse un giorno l’uomo bianco scoprirà:il nostro Dio è lo stesso Dio. Egli pensa forse che lo può possedere alla stessa maniera di come desidera possedere la nostra terra. Ma non può. Egli è Dio dell’umanità intera. E vuol bene ugualmente al pellerossa come all’uomo bianco. La terra è amata da Lui. E causare danno alla terra significa dimostrare disprezzo al suo Creatore. Anche l’uomo bianco scomparirà, forse più in fretta delle altre razze. Continua inquinando il tuo proprio letto e morirai una notte, soffocato dai tuoi propri rifiuti. dopo aver abbattuto l’ultimo bisonte e domato tutti i cavalli selvaggi, quando i boschi misteriosi puzzeranno di gente e le ripide colline si riempiranno di vociferanti donne, cosa resterà delle savane? non esisteranno più. e le aquile? Saranno andate via. Rimarrà solo di dire addio alla rondine della torre e alla caccia della fine della vita e comincerà la lotta per sopravvivere. Forse capiremmo, se conoscessimo con che sogna l’uomo bianco, se sapessimo quali speranze trasmette ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali prospettive di futuro offre alla sua mente perché possa formare i desideri per il giorno di domani. Ma noi siamo selvaggi. I sogni dell’uomo bianco sono occulti per noi. E siccome sono occulti, dobbiamo scegliere il nostro camino. Se acconsentissimo, sarebbe per garantire le riserve che ci prometteste. Là, forse, potremmo vivere i nostri ultimi giorni come noi desideriamo. Dopo che l’ultimo pellerossa sia partito ed il suo ed il suo ricordo non sia più che l’ombra di una nuvola che passa sulle praterie, l’anima del mio popolo continuerà a vivere in queste foreste e spiagge perché noi le amiamo come un neonato ama il battito del cuore della sua mamma. Se ti venderemo la nostra terra, amala come noi la amavamo. Proteggila come noi la proteggiamo. Non ti scordare mai come era la terra quando ne prendesti possesso. E con tutta la tua fora ed il tuo potere, e tutto il tuo cuore, conservala per i tuoi figli. Una cosa sappiamo: il nostro Dio è lo stesso Dio: Questa terra è amata da Lui. Neanche l’uomo bianco può evitare il nostro comune destino
Come ho già scritto, nasciamo e moriamo nudi, e sarebbe tempo di iniziare a capire che quello che lasciamo e come lo lasciamo – compresso il territorio dove viviamo – l’amore che lasciamo come legame tra i vivi, come balsamo per vivere meglio tra gli uomini e gli animali e tutti gli abitanti di questa terra, avrà avuto un senso e un valore se qualcuno piangerà la nostra morte, il fatto che non ci saremo più.
So già, e di questo mi dispiaccio tantissimo, che no potrò lasciare a mio figlio beni materiali come immobili, denaro, terre o quant’altro! Spero solo che potrà essere felice di essere stato mio figlio, di avermi avuto come madre, di essermi guadagnata il suo rispetto, il suo amore e la dignità della sua memoria, come mia madre ha guadagnato la mia, lasciandomi un ricordo così intensamente ricco che è ancora molto presente in me. Spero di lasciare amicizie solide, affetti che a dispetto del tempo che passa non svaniscono come il profumo della sera, spero di lasciare almeno un ricordo buono a chi mi ha conosciuto veramente, come tanti lo hanno lasciato a me!
La memoria si costruisce giorno per giorno, si forma, si condivide, si impara, si ricorda e si insegna…