“Quello che accadrà nei prossimi 4, 5 anni influenzerà i prossimi 30 anni” dichiara Joe Biden che incita i suoi elettori ad andare a votare alle elezioni di metà mandato che si terranno a novembre, in cui si deciderà la composizione del Parlamento per i prossimi due anni.
«Le prossime elezioni di metà mandato più che un referendum su Biden, saranno una scelta sul tipo di società in cui vogliamo vivere». John Podesta, padre nobile del partito democratico statunitense, prende una pausa dagli impegni istituzionali per riflettere sulle insidie alla democrazia e sulla posta in gioco nella tornata elettorale di novembre, quando il Paese sarà chiamato a rinnovare la Camera e un terzo del Senato.
Al di là della propaganda elettorale l’esito delle elezioni americane di mid term sarà sicuramente importante, non tanto per il risultato in sé quanto per il trend che fotograferà i sentiment, gli umori e le aspettative del popolo americano e che costituiranno un precedente imprescindibile delle proposte politiche che i candidati alla Presidenza USA faranno in occasione delle elezioni per il prossimo Presidente previste nel 2024.
Ad oggi infatti non ci sono figure alla ribalta che possano competere con Biden e Trump. Si muovono figure di secondo piano ma, al momento, non si intravedono candidature di spessore. E questo è un grande problema per i cittadini americani perché siano essi democratici o repubblicani saranno chiamati a scegliere tra un signore dalla grande esperienza ma che avrà 81 anni nel 2024 ed un signore pluri-indagato (attualmente infatti il governo sta conducendo un’indagine penale riguardante la rimozione e la conservazione improprie di informazioni classificate in spazi non autorizzati, come pure l’illegale occultamento o rimozione di documenti del governo – il Dipartimento di Giustizia ha motivato così la richiesta che ha portato alla clamorosa perquisizione, con sequestro di documenti segreti, nella residenza di Donald Trump a Mar-a-Lago, la prima per un presidente americano) che potrebbe ricandidarsi anch’esso all’età di 78 anni mentre un Paese grande e moderno come gli USA, dal quale e per il quale passano i destini di molte parti del mondo e che ha pertanto una responsabilità nel bene e nel male globale, proprio per poter esercitare in pieno le sue funzioni dovrebbe poter esprimere una Presidenza forte, giovane, al passo con i tempi e con le sfide che si pongono all’orizzonte del pianeta (clima, guerre, tecnologia, intelligenza artificiale, lavoro, sanità). Ma sembra che anche in quello che per molti versi è il Paese più ricco e prospero al mondo ci sia carenza di leader. Questo è un tema diffuso in tutte le democrazie occidentali ma anche nei Paesi autocratici, teocratici e dittatoriali de facto che sono governati da figure più o meno carismatiche ma certamente spesso anziane e non al passo culturalmente con i tempi sul quale occorrerà soffermarsi ed interrogarsi.
In ogni caso, proprio per il fatto che ad oggi si prospetta una sfida Biden-Trump dobbiamo rilevare che male hanno fatto gli americani a non procedere nell’Impeachment dell’ex Presidente USA Donald Trump per l’istigazione all’assalto al Campidoglio di Washington.
Male hanno fatto per diversi motivi:
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Il comportamento di Trump durante l’intera campagna elettorale non è stato rispettoso delle regole e delle prassi istituzionali.
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Trump è stato oggetto di ben 2 procedure di impeachment.
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E’ stato accusato dai democratici, ma anche da molti repubblicani di essere responsabile dell’insurrezione che c’è stata al Campidoglio di Washington.
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Le accuse si basano sul discorso tenuto dallo stesso presidente alla Save America March, considerato da molti come un implicito invito ad assaltare il Campidoglio. La Save America March contestava l’esito delle elezioni presidenziali.
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Parallelamente all’impeachment, è stato invocato il 25° emendamento (Il XXV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America definisce la linea di successione presidenziale e affronta il protocollo da adottare nell’eventualità di un impedimento del Presidente per inabilità manifesta o malattia).
Insomma i presupposti per l’Impeachment c’erano tutti e male ha fatto il Senato degli Stati Uniti d’America a non procedere con la messa in stato d’accusa del Presidente Trump. Il comportamento di Trump è stato gravissimo ed ha minato alle fondamenta la democrazia americana e non aver proceduto all’impeachment è un fatto altrettanto grave che segnerà un pericolosissimo precedente nella storia della democrazia americana. Una società democratica si regge sul rispetto delle regole e nel momento in cui il massimo rappresentante della società (degli USA nella fattispecie) le infrange e non viene per questo punito attraverso l’applicazione di altre regole già predisposte si infrange il diritto stesso di vivere in una società democratica e si riconosce implicitamente il diritto di infrangerle. Si costituisce cioè un pericolosissimo precedente che, di fatto, autorizza ciascun uomo politico o amministratore pubblico a non rispettare regole e prassi istituzionali (anch’esse molto importanti) aprendo la strada ad una deriva gestionale, interpretativa e soggettiva delle norme e delle regole che una società si è democraticamente date per garantire la convivenza dei suoi cittadini. Ed i precedenti nella storia fanno la storia ma anche il futuro, così come nell’applicazione delle leggi le sentenze fanno la giurisprudenza, ovvero rappresentano il faro per future sentenze delle stesse fattispecie.
Da qualunque angolazione volessimo vedere ciò che è accaduto negli USA con il mancato impeachment di Trump il risultato sarebbe sempre lo stesso: una violazione delle regole e delle prassi istituzionali, una istigazione alla rivolta ed all’assalto di organismi costituzionali, una occasione persa di ribadire come le regole democratiche e le sue istituzioni sono forti ed inviolabili da chiunque, un invito per il futuro a violarle.
Le conseguenze di ciò che è accaduto potrebbero essere ancora più gravi in quanto l’ex Presidente USA potrà, se vorrà, ripresentarsi alle prossime elezioni USA del 2024, continuare a fomentare i suoi seguaci e, se vincesse, portare chissà dove gli USA e la sua democrazia.
Con le regole e le istituzioni democraticamente costituite non si deve scherzare ed anche la moda di dissacrare il “politically correct” deve finire. Il “politically correct” (ovvero il comportamento inteso dal senso comune corretto e rispettoso delle regole della democrazia) ha e deve avere il suo peso e la sua importanza negli uomini politici e negli amministratori pubblici che devono dare il buon esempio a tutta la società. Tentare di scavalcare o non tener conto o dissacrare per distinguersi è semplicemente sciocco e superficiale. Purtroppo il mondo è pieno di avventurieri che sfruttando denari, tecnologia e interessi conquistano il potere politico e mettono in pericolo con il loro comportamento ma anche con la loro incompetenza miliardi di persone.
Cari americani, riflettete, avete commesso un grosso sbaglio e toccato probabilmente il punto più basso della vostra storia democratica moderna.