Más sabe el Diablo por viejo que por Diablo!
Il diavolo è saggio per esperienza più che per il fatto di essere il diavolo!
Ultimamente ho la forte sensazione che una serie di cose per me talmente ovvie, per molta gente, e soprattutto per quelli chiamati “millenials”, non lo siano per niente.
Nello stesso aeroporto, a poche ore di distanza l’uno dall’altro ho visto due piccoli episodi che mi hanno fatto pensare una miriade di cose diverse.
Ero in fila a uno sportello di una linea aerea per verificare la possibilità di cambiare l’orario del mio volo, e guardando bene capisco con un po’ di preoccupazione che la persona allo sportello in quel momento sembrava avere qualche difficoltà. Era un signore molto giovane, accompagnato da una giovane compagna/moglie e un bambino piccolo che cominciava a spazientirsi dal fatto di dover stare fermo nel seggiolino. Davanti a me c’erano altre due persone e pazientemente aspettavamo il nostro turno. A un certo punto sento una voce dietro di me che molto poco educatamente invitava il giovane padre a farsi da parte perché gli sembrava di avere già capito che non potevano assisterlo più di tanto e, rimanendo lì, bloccava la fila e tutti noi potevamo perdere il volo…
Più tardi, avendo tempo a disposizione, ho deciso di andare a mangiare qualcosa. Dopo aver fatto la solita fila e volendo solo ingannare il tempo, visto che fame non ne avevo tanta, arrivato il mio turno ho cercato un posto dove sedermi a mangiare. Ho trovato una specie di sgabello, in un angolo dove c’erano principalmente le persone sole, mentre quelli in coppia o più occupavano giustamente i tavoli più grandi. A un certo punto ho visto una signora con il grembiule del locale che evidentemente puliva i tavoli e si avvicinava per ritirare le cose rimaste. Istintivamente, le ho passato ciò che avevo avanzato, l’ho ringraziata e ho visto che, invece, il signore di fronte a me non ha dato alcun segno di avere visto che c’era una persona a fianco a lui che ritirava le sue cose.
Le considerazioni da fare prima di entrare a parlare dei due episodi sono tante!
Prima di tutto, mi ha dato sempre fastidio la gente arrogante, maleducata e chi pensa di essere padrona del mondo. Ho sempre pensato che ci sono delle donne intelligenti e delle donne stupide, ugualmente come capita con gli uomini. L’intelligenza non è questione di genere.
Ho finito da poco di leggere un bel romanzo storico che parla dalla Sicilia del 1700, dove i ruoli maschili e femminili erano molto precisi. La donna veramente non aveva diritto a scegliere nulla della sua vita, né occupazione, né marito, né nulla. Era normale così a quei tempi. Le poche donne che avevano un’istruzione e sapevano leggere e scrivere e, di conseguenza, avevano accesso alla cultura, erano pochissime, ed erano soprattutto le stesse altre donne che guardavano con sospetto chi voleva scappare dal ruolo scelto dai padri, dai mariti o dai fratelli.
Per fortuna le cose sono cambiate e, indipendentemente dal fatto che molto ancora c’è da fare, almeno, nella maggior parte del mondo per così dire civilizzato ed occidentale le donne possono ambire a poter realizzare quello che sentono di voler fare, e mano a mano cominciano a cadere gli ultimi tabù. Sfortunatamente, non si può dire lo stesso dei paesi dove a comandare sono le religioni e dove le donne non hanno la miglior fortuna, anzi, al momento stanno vivendo una repressione feroce e senza tregua.
Al giorno d’oggi, abbiamo fatto tante conquiste a livello sociale, dei diritti, della politica, ma certe volte, guardando scene come quelle che ho visto all’aeroporto, mi viene spontaneo pensare che si vive molto più soli, si è perso con il tempo quello che possiamo chiamare – per capirci velocemente – il convivere abituale dei tempi antichi.
Lasciando da parte tutto quello che erano le ferree regole sociali, perché non ci interessano per questo discorso, era molto difficile che le persone vivessero da sole. Si viveva in famiglia e quello comportava, in qualunque ceto sociale, un convivere abituale con gli altri. Molte volte si viveva anche in famiglie molto numerose, dove si aggiungeva qualcuno che non era della famiglia stessa, ma poteva essere un genitore, una zia, una cugina rimasta da sola, qualunque tipo di parentela per lontana che fosse veniva accolta e conviveva e rispettava il ritmo famigliare.
Questo convivere abituava l’individuo a tenere in conto gli altri, a tenere il ritmo imposto dalla maggioranza, a rispettare la gerarchia famigliare e ad espletare le diverse attività nei posti designati. Si mangiava tutti insieme a tavola, si giocava a carte, si prendeva il caffè in salotto, il bagno veniva usato a turni, ecc.
Oggi, invece, ci troviamo con molti adulti che da bambini sono cresciuti praticamente soli, figli unici o al massimo due fratelli, e certe volte la famiglia è composta da un solo adulto, padre o madre che sia, e nella grande maggioranza dei casi, per ovvi motivi, l’adulto ha scarso tempo da passare con il piccolo; forse, ogni tanto, si va a casa dei nonni. Diciamo, convivenza ridotta al minimo.
Si abituano a mangiare da soli, con un vassoio davanti alla televisione, se sono già un pochino più grandi direttamente dal recipiente dov’è stato cucinato il cibo, per non sporcare un piatto, e, anche, a qualsiasi orario. Si riduce quello che era il convivere famigliare al minimo indispensabile. Dunque, questi ragazzi, quando devono per forza mangiare con gli altri, sia in un’occasione speciale o al lavoro, sono rozzi, non conoscono le più elementare regole del convivere. Non si tratta di riconoscere il coltello del pesce da quello della carne. Si tratta di comportarsi come esseri umani, che condividono un’attività banale, ma che può essere molto divertente per conoscersi, per passare il tempo amenamente e non noiosamente, per scambiare delle idee, per far nascere un’amicizia, per godere di un buon vino o di una buona cena. Questo, certe volte, li annoia soltanto…
Ma, nulla di tutto ciò può accadere se non abbiamo il minimo delle regole sociali per muoverci nel mondo. Ignorare una persona che sta facendo il suo lavoro, come nel secondo episodio al quale ho assistito, significa non avere nessun rispetto per il lavoro altrui, significa ignorare chi secondo te non è nella tua stessa posizione sociale, chi non riconosci come uguale a livello di potere d’acquisto.
Ma anche nel primo caso ho riconosciuto più o meno le stesse condizioni, aggravate dal fatto specifico che chi protestava chiedendo di lasciare il posto agli altri, intendeva principalmente di lasciare il posto a lui, non avendo alcuna compassione per il piccolo e/o dei suoi genitori in difficoltà. Si passa davanti a tutti perché i propri bisogni sono sempre e comunque più importanti di tutti gli altri. Un egoismo sfrenato, condito da arroganza, sfrontatezza e mancanza di umanità, probabilmente mi spingo più in là, condito anche di un po’ di razzismo. Perché, da che mondo è mondo, tutto quello che è diverso da noi, per la maggior parte delle persone, fa paura, provoca diffidenza e rifiuto. Il concetto di forestiero dalla Sicilia del 1700 è ancora vivo e vegeto in tutti noi.
Per una come me, che di aeroporti ne ha visto tanti, in tanti paesi diversi, ma che ha la fortuna di poter capire e farsi capire con facilità in varie lingue, che ha vissuto anche per lungo tempo e visitato periodicamente paesi con forme di vita completamente diverse tra loro, è facile riconoscere guardando con occhio lungo, tante cose che magari altri, più giovani, non vedono.
E, purtroppo, nell’ambito di quello che ho chiamato “convivere” per determinare una grande quantità di atti sociali ai quali l’uomo è dedito per forza di cose, riesco a capire tanto da come la persona si muove, si presenta davanti a uno sportello, anche da come è vestita, dalle sue valigie, borse, giacche, ecc. Perché c’è qualcosa di non definito in ognuno di noi, che a un occhio di esperto osservatore non può essere ignorato. E’ la sua vera umanità, la sua essenza di essere umano, la sua posizione con se stesso e col mondo, e dopo vengono la sua educazione, costumi, forme di fare, lingua, empatia verso l’altro, ecc.
E tutto quello che ho visto in quest’ultimo recente viaggio non mi ha fatto sperare in una umanità volta a condividere e prodigarsi per gli altri. Anzi, tolta qualche eccezione, mi ha un po’ spaventata la fredda indifferenza verso le difficoltà degli altri, siano questi giovani, anziani o bambini. Senza contare la signora seduta a fianco a me, che con assoluta disinvoltura si è tolta le scarpe, non avendo né calzini, né nulla addosso, fregandosene altamente dei suoi vicini.
La mia speranza è sempre aspettare che l’altro, quello al mio fianco, dietro e davanti a me, sappia che ci sono, come io so che lui c’è e che lo spazio deve essere condiviso nei migliori dei modi.
Come mi ha fatto notare un giovane pediatra indiano, in occasione del suo primo viaggio in Occidente, parlando in questo caso nella nostra bellissima Italia: uscendo dall’aeroporto e prendendo il treno ho visto che qui avete taaaanto spazio!!! Da noi, stiamo sempre uno a fianco all’altro, perché lo spazio manca…!!!