Ammettiamolo Il caminetto rende un ambiente più intimo ed accogliente se a ciò aggiungi il freddo di questi ultimi giorni si comprende come i caminetti accesi siano aumentati di molto esponendo gli abitanti che ne usufruiscono a qualche pericolo.
La SIMA, (Società Italiana di Medicina Ambientale) il 12 novembre, ha pubblicato una serie di dati sui pericoli legati alle fonti alternative di riscaldamento domestico.
In Italia, i camini aperti tradizionali rilasciano nell’atmosfera 3.679 tonnellate di PM10 ogni anno, cifra che scende a 2.401 tonnellate per quelli chiusi, mentre le stufe a legna sono responsabili di 2.651 tonnellate di PM10. Oltre alle polveri sottili responsabili di patologie broncopolmonari e di cardiopatie i caminetti emettono idrocarburi policiclici aromatici, alcuni dei quali classificati come cancerogeni dall’Istituto internazionale di ricerca sul cancro.
A proposito di inquinamento indoor un ulteriore pericolo viene dal radon presente in molti materiali da costruzione delle nostre case. Il PM è un ottimo carrier del radon le cui emissioni sono capaci di modificare i processi biologici delle cellule tanto da essere considerato la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta.
Questa è la ragione per cui di recente l’Istituto Superiore di Sanità ha prodotto una guida di raccomandazioni per proteggerci dal pericolo/rischio radon:
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Ventilazione degli ambienti, per un corretto ricircolo d’aria;
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Sigillatura di crepe o fessure per evitare la penetrazione del gas in altre stanze o ambienti;
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Aspirazione dell’aria interna per l’eliminazione dell’aria contaminata;
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Pressurizzazione dell’edificio;
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Isolamento di locali particolarmente colpiti (solitamente piani interrati, cantine, vespai);
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Nei casi più gravi, interventi strutturali o di sostituzione dei materiali.
Un altro punto debole della sicurezza in casa è rappresentato dalla cucina a gas da alcune recenti ricerche considerata fonte di inquinamento. I due gas prodotti maggiormente sono gli ossidi di azoto (valutati fino ad una concentrazione maggiore di quella misurabile in una strada molto trafficata) ed il monossido di carbonio.
Ricambio d’aria e soprattutto vigile manutenzione sono gli strumenti più idonei a ridurre la produzione di questi gas entrambi cause almeno di patologie respiratorie, per non parlare di danni ancora più gravi, riscontrati soprattutto nel caso di bambini.
Una soluzione sarebbe passare alle piastre ad induzione che però è ancora relativamente poco adottata rispetto ai 100 milioni di cittadini che usano la cucina a gas.
C’è da osservare a latere che guardarsi da questi rischi e poi passare ore col cellulare acceso non sembra prudente visto che anche in questo caso ci si espone a radiazioni.
L’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni aggiorna costantemente online i dati attraverso un database che include tutti gli smartphone presenti sul mercato e i relativi indici SAR (Specific Absorption Rate), ovvero l’unità di misura che rappresenta la quantità di energia elettromagnetica assorbita dal corpo quando si utilizzano. Sebbene la Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro confermi da tempo che non ci sia un nesso tra l’uso del cellulare, in particolare quelli di nuova generazione, e i tumori cerebrali, alcuni consumatori continuano a temerlo perché le vecchie generazioni di telefoni avevano fatto emergere criticità nel 10% dei soggetti che ne facevano un uso intensivo.
Comunque, la radioattività proviene anche da fonti naturali, come è il caso delle radiazioni cosmiche e delle emissioni da parte degli elementi radioattivi della crosta terrestre e da questa difendersi sarebbe più difficile. Per nostra fortuna il campo magnetico ed il guscio dell’atmosfera si comportano come eccellenti scudi e riescono egregiamente a proteggere dall’azione dei raggi cosmici le forme di vita che popolano il pianeta terra.