“Colombo” è la fortunata serie poliziesca statunitense, concepita da Richard Levinson e William Link a fine anni ‘60, ancora oggi molto popolare e che, fino all’ultimo episodio del 2003, ha avuto come interprete principale un grande Peter Falk.
Sappiamo che la serie si concentra sulle indagini del Ten. Colombo, un investigatore della squadra omicidi del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, e che le principali particolarità sono il formato narrativo, per il quale lo spettatore conosce fin dall’inizio sia l’identità dell’assassino che le modalità del crimine, e la personalità eccentrica e disordinata del tenente, con il suo impermeabile stropicciato e il suo carattere distratto ma acuto.
Oltre agli aspetti distintivi visti, il successo della serie è dovuto alle trame complesse, ai dialoghi intelligenti, alla notorietà degli attori che hanno interpretato gli assassini e dei registi che, di volta in volta, hanno diretto gli episodi. Gradevoli sono anche le esilaranti e numerose gag che inframezzano la narrazione, riguardanti la macchina, la moglie, il cane, il chili, l’occhio di vetro, l’avversione per le armi, le fobie per il volo, per la vista del sangue, il mal di mare ecc.. Infine, fondamentale per la presa sul pubblico è lo stupore con il quale, lo spettatore, pur essendo virtualmente “presente” durante l’antefatto, nel finale apprende il particolare, sfuggito ai più e spesso di natura psicologica, che ha indirizzato Colombo verso il malfattore di turno.
I casi affidati a Colombo sono quasi sempre delitti che avvengono nell’ambito della buona società della città; per cui, premessa della serie è che l’investigatore abbia già maturato una certa esperienza per tali crimini e che goda della fiducia incondizionata dei suoi capi, come si evince da alcuni episodi.
La domanda che ci poniamo in questa nota “estiva” è se il modo di agire del Ten. Colombo possa risultare ancora vincente se traslato da un contesto investigativo ad un contesto gestionale.
Decisamente, di primo acchito, il tenente può sembrare un personaggio insolito da associare al mondo del management aziendale; tuttavia, mettendo da parte il disordine e la mancanza di forma, possiamo cogliere alcune capacità peculiari e vincenti. Dopotutto, l’aspetto dimesso e trasandato di Colombo, pur naturale, è funzionale soltanto a far maturare nel vip criminale di turno la falsa percezione di incompetenza e di scarsa professionalità dell’investigatore demandato all’indagine; cosa che, se ne renderà conto successivamente, ne fa sottovalutare l’abilità. Nel mondo imprenditoriale questo bluff è inutile e, forse, dannoso in quanto le qualità esteriori come il look, l’abbigliamento e lo stile di vita influenzano positivamente la percezione che si ha di un manager; semmai, la coerenza tra aspetto esteriore e qualità professionali può essere importante per proiettare un’immagine autentica e credibile. Ci soffermeremo, pertanto, sulle qualità investigative e caratteriali di Colombo.
Possiamo distinguere due fasi nell’investigazione di Colombo: la prima è quella in cui si fa un’idea abbastanza precisa di chi possa essere l’assassino e, la seconda, è la fase di raccolta delle prove per l’incriminazione.
Colombo ha l’attitudine all’osservazione e una grande abilità a prendere in considerazione dettagli apparentemente insignificanti riguardanti sia la scena del crimine che il comportamento dei personaggi che hanno un ruolo nell’accaduto. Pone insistentemente domande, anche banali, pertinenti o meno all’evento ma che spesso rivelano informazioni cruciali. È una specie di continuo brainstorming: chiacchierare anche di aspetti estemporanei al fine di carpire utili dettagli dai sospettati e dalle persone ad essi vicine. È un’attitudine proattiva, mirata a sollecitare l’emergere di informazioni anziché attendere che queste caschino dal cielo. Tali informazioni occorrono al tenente per “entrare” nella personalità dell’indiziato ed evincere i suoi reali movimenti antecedenti all’accaduto e prevederne le mosse successive.
Ma questa raccolta di informazioni non sarebbe possibile senza l’indubbia capacità di perseveranza e tenacia nel corso dell’indagine: Colombo non si arrende facilmente e, quando “estorce” il dettaglio che lo indirizza, persiste nel suo approccio fino a quando non ha raccolto tutte le prove necessarie per risolvere il mistero (è noto il tormentone: “Ah, un’ultima domanda”). Ciò presuppone una forte dedizione alla propria missione e anche quando gli vengono riconosciute capacità degne di un lavoro più remunerativo, Colombo risponde che, benché sottopagato, ama il suo lavoro.
Ancora. In alcuni episodi, Colombo porta avanti un’azione che non ottiene risultati utili oppure che è puntualmente smentita dall’agire dell’indiziato. In tali casi, il tenente è pronto a condurre una linea d’azione alternativa che coglie inevitabilmente di sorpresa l’assassino. In più, nonostante la sua abilità nel mettere sotto pressione gli indiziati durante gli interrogatori, Colombo mantiene un atteggiamento cordiale e umano e mostra perfino empatia per i personaggi, spesso donne, indotti a delinquere dalle avverse vicende della vita.
In sintesi, abbiamo parlato di attitudine all’osservazione, di abilità a discernere dettagli influenti, di brainstorming proattivo, di perseveranza e tenacia, di dedizione alla missione e di adattabilità, di atteggiamento umano e perfino di empatia. Sono capacità che qualsiasi moderno trattato di scienza dell’organizzazione sistemano alla base della difficile e articolata arte del management.
Se vogliamo sintetizzare con un singolo sostantivo possiamo parlare di “intelligenza”. Il grado di intelligenza di un individuo, qualità ancora oggi in attesa di una definizione univoca, è legato all’acutezza nel selezionare e capitalizzare le esperienze e al grado di successo nell’attività decisionale. Quest’ultima richiede la capacità di comprendere le situazioni ma anche di prevederne le conseguenze. Pertanto, l’intelligenza è qualcosa di molto più articolato e completo del mero significato di “saper leggere o percepire la realtà”. Colombo è una persona intelligente, così come si richiede ad un valido manager.