La cosiddetta, biasimata, ipocrita democrazia ha decretato che il giornalista Assange vada al patibolo e il generale Vannucci all’onorato Parlamento Europeo.
Monna Meloni, che nelle notti di luna piena si trasforma in Sora Giorgia, se ne fotte anzi “se ne frega” alla moda dei suoi compianti camerati, essendo impegnata a ordinare su Amazon quintalate di olio di ricino, elemento salutare da far ingurgitare a chi non è bel accetto al suo governissimo.
Le conserverà negli anfratti della sua bella magione in attesa di tempi migliori.
Con ciò lungi da me rimestare dentro remoti giorni del novecento. Nulla è più lontano dal mio pensiero dell’attribuire una connessione mussolinesca trita e ritrita, ormai morta e sepolta, a questo governo al femminile . Né tantomeno tendenze e vezzi da neofascismo militante. Utile ripetere che il fascismo è stata solo una forma di governo, un momento storico.
Non è certo un modo di pensare, di vedere il mondo, no per carità, né una maniera autoritaria di considerare lo Stato e desiderare la vita e la società.
Chi mai vorrebbe rivivere i giorni della Celere Questura in assetto di guerra, o uomini dell’ordine manganellomuniti bastonare tutto ciò che si muove e respira. Chi mai potrebbe credere che quattro gatti di adolescenti “facinorosi”, riuniti a parlare in piazza o su di una panchina al parco siano “I nemici” del regime. E chi mai può argomentare onestamente sul considerare Padroni del mondo i Potenti e merce di scarto i poveri e i diseredati. Suvvia, non scherziamo! Questo é un Paese democratico.
Si rifletta sul lavoro dei grandi giornalisti italiani, libere menti, eccellenti nel loro rigore professionale: sono tutti d’accordo nello scrivere in punta di penna lodi e mirabilia nei confronti del nostro Presidente del Consiglio, così tosto, così pragmatico. Tanto perfetto da potersi considerare un Vero Uomo (non a caso ha preso lezioni dal migliore: il grande banchiere suo mentore e consigliore Mario Draghi).
Peccato che da lui non abbia ereditato un pizzico di birignao semiaristocratico che avrebbe reso più effeminato il suo irresistibile maschio garbatellese.
Un Vero Uomo con la protervia di un sovrano anzi di una regina. Monna Giorgia ha il piglio di una Elisabetta Terza d’Inghilterra, nelle sue vesti firmate Armani, come la Regina di Cuori nell’Alice, ordina ai sudditi che si tagli la testa a tutti i suoi detrattori, soprattutto che si metta un bavaglio alla Cultura. Che si elimini il fottuto Sapere. Egli, il Vero Uomo, biascica ordinarietà col tono di un Churchill incazzato, dritto in piedi su di un palco allucinato da un alone azzurrognolo tetro e misterico. Ma si sa che i regimi di destra, come quelli evidentemente neofascisti, detestano i colori, la naturale bellezza di un cielo blu cobalto, di vele biancheggianti a mare, di ragazze in mini abiti floreali e capelli sciolti al vento.
Più idonei abiti scuri, possibilmente neri, visi smagriti e seri e la “dimenticanza del sole” inserita nella Costituzione.
C’è fame d’aria in giro, e se per Tambroni e i suo giovani morti il Paese da nord a Sud agitò bandiere, costruì barricate, gridò parole, difese vite, qui, ora nulla più respira, nulla più si muove.
La verità viene incatenata, violata, stuprata e la Cultura é “sulo nà mala parola”.
Teatro Palladium, La Garbatella, Roma
Il Vero Uomo al comando, pretenderà sempre di più…i pieni poteri come vuole il popolo in nome della Patria. Il Vero Uomo sta costruendo toppa su toppa il patchwork che diverrà finalmente il suo governissimo neo fascista per il quale Sor Meloni è venuto al mondo.
Noi rari “esseri viventi “siamo internazionalisti, siamo per l’eguaglianza fra i popoli e le specie, siamo per i diritti alla vita al sapere e alla salute, siamo per la fraternità intesa anche come sorellanza, siamo per una libertà conquistata non concessa, siamo per un amore del tutto libero di chiamarsi come vuole, siamo per la pace contro le guerre, siamo infine per preservare “la scandalosa bellezza” dell’universo.