(La scritta invincibile = B.Brecht)
Sono sgomenta, incazzata e sgomenta. A causa della contestazione degli studenti la ” Principessa sul Pisello” Roccella (la definizione non è mia: l’ho rubata), ha dovuto abbandonare di fretta la sala, rinunciando a esprimere il suo alto pensiero. Scandalo e indignazione, il ministro della Famiglia (normale) è stata vittima impotente delle grida di una decina di giovani ” furenti e rabbiosi”.
” E’ censura, gli antifascisti non sono democratici…” E’ così, noi animali amanti di libere idee e modi solidali facciamo rumore, urliamo la nostra rabbia, frantumiamo il cielo.
Ma siamo consapevoli che loro, i Potenti al governo, amano tacere, amano il silenzio delle bombe sui treni, nelle banche, nei cestini dei rifiuti delle Logge.
Nell’Alice la Regina di Cuori taglia le teste giocando a croquet con un fenicottero rosa come bastone, la nostra Regina di Kuori, sora Giorgia, ghigliottina i “nemici” con insulti e querele. Sono preferiti intellettuali e giornalisti.
“L’inverno del nostro scontento” è la sigla nel tappeto dei governi di destra: dimenticare la Primavera nel gioco claustrofobico del Potere onnivoro.
Persino le rondini sono andate altrove temendo una denuncia per garriti provocatori.
Anche nel Primo Governo Berlusconi se la dettero a gambe. Fuggirono.
Il presenzialismo è un altro fiore all’occhiello della Gattona Fusaiola, insieme l’ubiquità.
“Finalmente” gli Usa ci hanno restituito un condannato all’ergastolo, reo di aver compiuto un omicidio in un loro Stato. Ne avevamo bisogno. Ho vissuto anni senza saperne nulla. Ma è cortesia esserne contenti. Gioire forse no! L’amore della Giorgia ha irradiato il suo volto, quasi in ginocchio ha ricevuto l’assassino all’aeroporto. Per non parlare di Caivano, Palermo, Genova…essere presenti è la parola d’ordine di Lady Giorgia e dei suoi moschettieri.
Sono dove il dente duole, dove c’è da raddrizzar schiene, dove cantano i manganelli. Dove scattano le manette. E i diritti? No, diamine sono cose da vecchie politiche buoniste. Da regime comunista. Non fanno reddito.
E’ il governo della “Sindrome del taglio del nastro”. Altrimenti detto “Della posa della prima pietra”.
Tutti presenti, sempre. Qui e altrove. Supereroi in volo verso la salvezza mondiale.
La Sublime saltella come una rana da un luogo all’altro. Saluta tutti i Potenti del globo terracqueo.
Fa patti misteriosi. Trotterella e si lamenta. Insulta e si lamenta. Sbraita e si lamenta.
E i maschi italiani, di tutti i ceti e le professioni sono incantati. Trovo molto offensivo per noi donne il fatto che l’italiano mammone non è ancora capace di percepire la teatralità messa in scena nella bassa narrazione femminile allorquando vuole pescare il pesciolino d’oro…l’Uomo.
Gli uomini non si accorgono di nulla e Il Presidente del Consiglio può liberamente dire di non essere fascista, di essere moderata, di difendere l’Europa, di lavorare per il Paese e non per se stessa e i suoi scherani di partito. Tutte monete false, scadute, banconote da 50 centesimi di euro.
Ma i componenti questo governo hanno una fissa, un’ossessione compulsiva : l’Egemonia Culturale.
I suoi uomini più “rappresentativi” (sic!) coprono tutti i luoghi della Cultura cercando di acquisire quella Egemonia cara a Gramsci.
E non riescono ancora a capacitarsi che l’Egemonia non è una roba che si compra a poco prezzo nei mercatini rionali. Tra i vestiti vecchi di Resina o sui banchi verdi odorosi di fave fresche.
In verità avrei voluto parlarvi del mio amore per la lettura, che spesso mi salva la vita. Scrivere non può esulare dal leggere. E’ addestramento, armonia, gioia.
Quando leggo uso come segnalibro una matita. Sottolineo le frasi, le parole, i pensieri. La pagina è un campo di battaglia segnato da tante trincee. Sottolineare mi serve ad acquisire, appropriarmi della scrittura dell’autore. Solo così tutto entra nelle vene, attraversa le arterie principali fino a raggiungere la materia grigia e diventare corpo. Senza parole non saprei vivere: è il condimento della mia esistenza solitaria. Ed è con le parole che si combatte la tirannia.
La scritta sul muro raschiato della prigione di Brecht gridava “Viva Lenin”.
Sulla mia parete scrivo “Libertà”, e ora abbattete la parete.