Al momento rannicchiata nel mio letto in posizione fetale, nella mia zona di comfort.
Tecnicamente stiamo parlando di un periodo di circa quattro mesi, nei quali sono stata operata due volte sull’occhio destro dove il glaucoma aveva fatto più danni, subito degli interventi difficili e complessi, che fortunatamente stanno riportando quest’occhio al proprio recupero. A livello pratico, ha significato avere a disposizione la visione con un solo occhio, mantenendo l’altro a riposo quasi assoluto.
Ho scelto volutamente di essere dalla parte della luce, sempre, di ignorare per esempio la parola tenebra momentaneamente dal mio vocabolario. Ho avuto un rischio reale di perdere l’occhio, la paura di rimanere senza vedere avrebbe potuto portarmi alle tenebre, ma io, mentalmente, ho fatto una scelta cosciente di combattere una possibile cecità andando verso la luce. L’attesa delle cose che non possono essere fatte ora, non dovevano interrompere né alterare il circuito interno che ho deciso di creare, anche dando un giusto riconoscimento a chi ha dedicato amorevolmente la sua cura ed assistenza nei miei confronti.
I pensieri sono l’unica luce che brilla, poiché il glaucoma acuto che mi ha colpito in sorte mi ha costretto a entrare sempre più profondamente nei miei pensieri, per un dialogo intimo, abbastanza chiaro, tanto che la sensazione è quasi di vedere i riflessi della mia mente che lavora intensamente. Sento il distacco dal mondo normale, rumoroso, accelerato e confuso, come un bisogno di pace, di serenità e di contatto con me stessa, lasciando fuori tutto il resto.
Il mio corpo ne ha bisogno di questo mio mondo attuale, fisicamente come una macchina in riparazione che ha la necessità di essere ricalibrata, e io glielo concedo totalmente… nell’istinto, nell’olfatto, la percezione di tutto ciò che è estraneo a questo circuito interiore può aspettare. Il tempo è un requisito fondamentale per la guarigione delle ferite, di qualsiasi tipo esse siano.
Questo mio circuito interno e profondo ha tempi suoi, molto lunghi, il tempo è un qualcosa di dilatato nello spazio e senza intermittenze. Sto parlando di ore, di riflessioni che durano il tempo che durano, senza fretta, senza sosta, senza staccare dall’impegno che mi sto prendendo con il mio essere intimo, interno e inesplorato per intero.
Il dialogo mentale fatto di pensieri che si percorrono e di ricordi che vado a pescare dove il mio animo era più felice e sereno, va molto indietro. Avuto un’infanzia felice, piena di bei ricordi, ricca di fantasia e umanità. A quei tempi, il mio giovane cervello è stato alimentato bene, e dopo tantissimi anni questo si capisce ancora.
Dicevo di dar voce al mio corpo che cerca di ripararsi al meglio, dunque il mio organismo lascia sapientemente lontano i dispiaceri, le sofferenze, le angosce che la vita stessa mi ha dato. Ora è tempo di pace, ho bisogno di armonia, di affetto, di quello che a un essere umano fa stare meglio.
Si deve accettare sempre l’amore che ti viene dato! Ognuno può dare quello che può e non importa quanto questo sia, perché l’amore non si misura in quantità ma in intensità, in affetto, in intenzione, in profondità di emozioni. Anche un minimo pensiero di amore di un altro verso di te deve essere accolto con infinita gratitudine, con allegria, con gioia.
I giapponesi hanno la parola giusta per dirlo: “NATSUKASHII”, che vale a dire nostalgia felice.