Da un punto di vista politico il nostro pianeta si divide in due parti. Da una parte ci sono tutti quegli Stati che sono organizzati per rispettare la volontà dei propri cittadini e che hanno nella libertà individuale, nell’uguaglianza dei diritti e nella solidarietà i loro valori e principi fondamentali: i cosiddetti Stati democratici.
Dall’altra parte ci sono tutti quegli Stati che sostanzialmente negano ai loro cittadini questi valori e questi principi. Esiste un controllo molto forte dello Stato su tutto ciò che accade, non è ammesso il dissenso alle scelte del governo, sono limitate e controllatissime le libertà individuali, non c’ è la possibilità per i cittadini di esprimere liberamente il proprio pensiero e il proprio voto, non esiste libertà di stampa e magistratura e religione sono asservite al potere dello Stato. Sono tutti quegli Stati in cui vige una sostanziale dittatura: teocratica o laica che sia.
Tuttavia, da un punto di vista dei blocchi che si vanno contrapponendo la composizione è più variegata ed essa comprende da una parte gli Stati Occidentali che per semplicità possiamo inquadrare in quelli che fanno parte del G7 (Stati Uniti, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Italia, Canada), tutti Stati democratici che sono anche le economie più avanzate del mondo. Essi producono il 46 % circa del Pil mondiale ma possiedono solo il 10% della popolazione del pianeta (772 milioni di persone); dall’altra parte annoveriamo i cosiddetti Brics che si sono recentemente arricchiti di ulteriori 6 Stati (agli originali Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica si sono aggiunti Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti). Sono Stati prevalentemente ma non esclusivamente dittatoriali che però condividono un progetto politico, economico, militare e finanziario antagonista rispetto ai Paesi del G7.
Essi rappresentano il 36% del Pil mondiale e ben il 47% della popolazione del pianeta (3,6 miliardi di persone). Sono due blocchi che si contenderanno nei prossimi decenni il futuro del pianeta e quindi in buona sostanza le modalità di vita di 8, 10 miliardi di persone. Non è ovviamente detto che una parte sconfiggerà totalmente l’altra, che un modello politico soppianterà l’altro ma certamente questa competizione da ora in avanti muterà fortemente gli equilibri geopolitici del nostro pianeta con ripercussioni concrete sulla vita di miliardi di persone. Ecco perché seguire l’evoluzione di questi blocchi è importante ed ecco perché occorre fin da subito comprenderne gli obiettivi e schierarsi da una parte o dall’altra.
I paesi del G7 (insieme ai Paesi più piccoli ma facenti parte del mondo occidentale come l’Olanda, la Spagna, il Portogallo, la Grecia, etc.) hanno un passato imperiale, di colonizzatori di molti dei Paesi oggi facenti parte dei Brics e certamente hanno sfruttato a proprio vantaggio le risorse naturali ed umane da questi rappresentate. Possiedono insomma il peccato originale, ma negli ultimi 100 anni ci sono state molteplici evoluzioni e molti di questi Stati un tempo colonie sono oggi Stati sovrani ed indipendenti.
Basti pensare all’India, al Brasile, al Sudafrica, all’Iran etc.; alcuni hanno sviluppato sistemi democratici, altri si sono trasformati in Stati dittatoriali a matrice teocratica (come l’Iran) o laica.
Questi Paesi sostanzialmente mirano a mantenere le proprie prerogative, a conservare il proprio stile di vita (non tenore di vita che, almeno in Europa si è già fortemente ridotto) e soprattutto i propri valori: libertà, giustizia, solidarietà. In questo senso nella competizione giocano in difesa e per questo, al momento appaiono i più fragili.
I Brics come anticipato hanno un progetto antagonista. Vogliono affermare una economia alternativa e separata rispetto al mondo occidentale, costituire un mercato autonomo, costituire una moneta alternativa al dollaro per gli scambi commerciali, presentarsi al resto del mondo (c’è rimasto molto poco in realtà) come un modello alternativo a quello occidentale almeno sotto il profilo economico, finanziario, commerciale. Hanno certamente molte risorse: acqua dolce, petrolio, gas, terre rare, risorse umane specializzate in alcuni ambiti (Cina, India), tessuto industriale (Cina, India) e militare (Cina, Iran, Russia). Insomma hanno molte carte da giocare ma hanno anche due punti deboli fondamentali: la popolazione ed il modello politico sociale.
Per quanto riguarda la popolazione occorre oggi sfamare 3,6 miliardi di persone e non è facile, domani se le loro economie cresceranno occorrerà soddisfare le esigenze di oltre 3,6 miliardi di persone e al crescere del benessere la storia insegna che crescono anche le esigenze ed i bisogni degli individui.
Saranno in grado regimi sostanzialmente dittatoriali di soddisfare questi bisogni?
Fino a che punto e che tempo la repressione, la censura, l’oppressione, la religione saranno in grado di contenere le richieste di libertà, di autonomia, di iniziativa che cresceranno naturalmente al crescere del benessere della popolazione? I casi di dissenso in Russia, Cina, Iran degli ultimi anni dovrebbero far riflettere in tal senso. Inoltre l’estrema eterogeneità proprio dei modelli economico-sociali dei Paesi Brics è tale da sollevare più di un dubbio sull’efficacia delle decisioni che prenderanno ma meritano il massimo della nostra attenzione.
Personalmente non ho dubbi sul lungo termine circa gli esiti di questa annunciata competizione. Non ho dubbi che l’Occidente prevarrà ma non per motivi economici o finanziari e neanche militari. Non ho dubbi che l’Occidente prevarrà in qualsiasi competizione con il blocco dei Paesi che fanno del controllo delle vite umane della propria popolazione il loro primo scopo, perché ciò inibisce le libertà, inibisce la creatività, inibisce l’iniziativa e vieta il confronto. Ed è proprio da questi valori fondanti che sono nate le civiltà occidentali. E’ proprio dalla libertà individuale, dal confronto di esperienze, che siamo evoluti e ci siamo sviluppati e ciò consentirà di esprimere sempre le più alte competenze in qualsiasi competizione.