In guerra, la verità è la prima vittima” Eschilo

Sono certa che la lettura di questo libro mi sia stata suggerita all’epoca dell’università.

Quando studiavo storia delle relazioni internazionali. L’ ho letto e riletto più volte, spesso anche a tratti, lasciandolo e riprendendolo. Peter Hopkirk ha scritto nel 1990 questo libro di storia appassionante come un romanzo nonostante le 624 pagine, dal titolo “Il grande gioco”.

“Il grande gioco” (Editore: Adephi, Traduttore: G. Petrini, Sottotitolo: I servizi segreti in Asia centrale) descrive un arco di tempo compreso tra l’età napoleonica e la Belle Epoque, un secolo di trame e intrighi degni dei migliori film di spionaggio.

L’Afghanistan e l’Asia centrale sono stati sempre luoghi isolati, ma centrali nella strategia delle superpotenze. L’invasione sovietica del 1979 lo dimostra. Ecco come i servizi segreti inglese e russo si contesero l’Afghanistan e l’Asia Centrale. L’espressione “il Grande Gioco” è stata coniata da Kipling, ed è così che gli Inglesi definivano i rapporti tra Inghilterra e Russia in Asia nel corso dell’Ottocento.

Tale volume rappresenta un affresco storico su il confronto che impegnò Inglesi e Russi, per gran parte dell’Ottocento, in Asia centrale: Afghanistan, Iran e le steppe. Mentre il grande impero russo scivolava verso i mari caldi inghiottendo ogni giorno mediamente 150 km quadrati, l’Impero di Sua Maestà cercava di estendere verso nord i suoi possedimenti indiani. Vecchia storia? acqua passata? Chissà…

Guardando la carta geografica il lettore constaterà che i grandi attori hanno cambiato volto e nome, ma i territori contesi e discussi sono sempre gli stessi. In queste affascinanti “mille e una notte” della diplomazia imperialista il lettore troverà l’antefatto di molti avvenimenti degli scorsi anni in Afghanistan e Iran.

I primi a partire furono soldati ed esploratori camuffati da missionari o da anonimi e solitari viaggiatori. Spie, in sostanza. Al soldo dei grandi potenti della terra. Che avevano il medesimo obiettivo, e per questo si contendevano la posta in gioco: conquistare l’Asia centrale e assoggettarla al proprio dominio. Farne un pezzo del proprio impero, imponendo lingua, tradizioni, religione e impossessandosi di ricchezze, di territori, delle vie di comunicazione. In effetti, i missionari sono una fonte preziosissima, tutt’oggi, di informazioni, perché si insediano a lungo su un territorio e con esso si compromettono: vivono li e con la popolazione locale, assumendone usi e costumi, spesso. Chi aveva il coraggio e la voglia di farlo, poteva rientrare carico di gloria.

Consiglio per l’autunno la lettura di questo libro appassionante. Non bisogna lasciarsi frenare dal fatto che consti di diverse centinaia di pagine. Non dico che si legge d’un fiato, ma la lettura sarà veloce e gradevole, lo si centellina per le calde sere e sere d’estate come se fosse un grande romanzo d’avventure, i cui protagonisti sono straordinari personaggi storicamente esistiti e di cui non sapevamo nulla. Il tutto spesso condito di elementi di fantasia e fatti un po’ romanzati.

Le parti più affascinanti riguardano i racconti e le descrizioni, con una meticolosità e una dovizia di particolari dallo stile dannunziano, ambientati in Caucaso e nei territori corrispondenti all’attuale Afghanistan.

Leggendo questo sublime esempio di narrativa straniera, non si rimane mai annoiati, anzi la tentazione è di rileggerlo più volte, poiché l’autore riesce a rapire l’attenzione del lettore in ogni singola pagina. Inoltre, ci fa capire che attori, interessi ed elementi in gioco sono rimasti, ieri come oggi, pressoché gli stessi: Europei e Russi in Asia centrale, per il controllo del territorio e delle sue immense e variegate risorse.

L’autore è inglese, ma non manca di ammirare l’astuzia e il coraggio degli avversari russi. Entrambi i contendenti rischiavano la pelle ogni giorno per carpire le informazioni che servivano ai loro sovrani. I sultani e i re dei Paesi centrasiatici non erano sicuramente degli sprovveduti, anzi a volte dimostravano una furbizia eccezionale contro le mene occidentali.

Il popolo d’altro canto non capiva e odiava questi infedeli e ogni tanto ne ammazzava qualcuno (non è cambiato molto, se ci pensiamo), per cui i Servizi segreti si servivano delle persone più astute e insospettabili.

E così per 100 anni.

Alla fine, con una Germania troppo forte appena unita, Inghilterra e Russia fecero la pace, eppure ogni tanto il Grande gioco ricomincia con avversari diversi ma sempre astuti anche se siamo nel XXI secolo.