Umberto Santucci, Il Rassicurapasseri, penne a sfera e inchiostri colorati, 2024.

 

Voglio diventare un rassicurapasseri e lasciare un po’ di grano anche a loro e a tutti campo libero per volare via dalle terre seminate a guerre.
Questo bellissimo pensiero di Alessandro Bergonzoni mi ha ispirato il disegno del Rassicurapasseri.

I suoi calembour e paradossi verbali, al di là della difficoltà di seguire i suoi velocissimi ritmi mentali e semantici, contengono un forte impegno politico e sociale, espresso in chiave poetica, nel grande filone dei surrealisti e degli oulipisti francesi insaporiti da una buona salsa bolognese.

Che cos’è il rassicurapasseri?  Ovviamente è il contrario dello spaventapasseri.

Ma in senso più ampio è il contrario di un rapporto padronale, autoritario e conflittuale con la natura e con l’ambiente. Il campo di grano è mio e solo mio, non posso e non devo condividerlo con altri, lo devo recintare e devo eliminare tutti gli intrusi, i parassiti, i ladri. E pazienza se gli intrusi sono la lupinella e il pisello selvatico, i parassiti sono i grilli canterini, i ladri sono i passeri, per l’appunto.

Si è da poco conclusa la COP 29 di Baku, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, dove i rappresentanti degli stati ancora una volta hanno cercato di rimandare il più possibile gli interventi per cambiare il sistema economico globale, con paraocchi sempre più spessi di fronte a tutto ciò che ogni giorno accade intorno a noi: nei giorni scorsi qui a Parigi è venuta giù una forte nevicata, ma poi il sole ha sciolto tutto con una temperatura di 20 gradi, per non parlare delle grandi alluvioni di Valencia o di Catania.

La cultura dello spaventapasseri fa sì che non siamo sufficientemente spaventati dalle minacce alla sopravvivenza della nostra specie, perché siamo troppo impegnati nello spaventare i nostri simili con le minacce irrisorie portate al nostro piccolo campo di grano da chi consideriamo nostro nemico invece che nostro compagno di avventura o peggio di sventura di fronte ai ben più minacciosi e gravi limiti del nostro sviluppo.

La scienza ha ampliato enormemente le dimensioni dell’universo che si sta ancora allargando, la Terra è diventata piccolissima e fino a prova contraria siamo soli nell’universo, ai margini di una piccola galassia, e invece di stare tutti uniti per farci coraggio e darci calore, ci facciamo le guerre!

Ecco quindi che il Rassicurapasseri diventa il nuovo totem della benevolenza, della solidarietà, dell’accoglienza, dell’ascolto, della condivisione di risorse e di problemi, per rassicurare noi stessi, più che i diversi che stanno là fuori.

Le nuove tecnologie, se correttamente usate sotto l’aspetto etico e sociale, vanno verso la condivisione delle informazioni, dei saperi, dei mercati, degli strumenti. Internet ci permette di collegarci e scambiare informazioni con tutto il mondo.

Wikipedia mette a disposizione di tutti un sapere enciclopedico sempre aggiornato, i collegamenti USB sono universali, tanto per fare qualche esempio. Invece di alzare muri e fare guerre, sviluppare bombe “intelligenti” e droni kamikaze, le piattaforme telematiche dovrebbero servire sempre di più a far incontrare i problemi con le soluzioni, i bisogni con le risorse, come già accade con piattaforme commerciali come Uber o Booking, e in modo più specialistico con Linkedin.

La cultura del rassicurapasseri non considera la Terra come un insieme di risorse da acquistare o conquistare per recintarle ed escluderle dal resto del mondo e per sfruttarne solo un aspetto invece di considerarne la totalità, come avviene con il fracking petrolifero, con le monoculture agricole, perfino con la gentrificazione urbana a scopo di turismo, ma come una casa comune da mantenere il più possibile in buono stato nel suo insieme, tutti insieme, perché piogge acide, alluvioni, desertificazione, non tengono nessun conto di confini politici e amministrativi, di etnie o di culture.

Il rassicurapasseri non lascia che i passeri invadano tutto il campo e lo distruggano, ma cerca di dare ad ogni passero quel poco che basta a soddisfare il suo bisogno, non la sua avidità. Non sostituisce un potere con un altro, ma cambia i paradigmi del potere, che da forza per dominare e conoscenza per asservire diventa capacità di unire per affrontare problemi che riguardano tutti e non risparmiano nessuno, e saggezza per capire quali sono le vere priorità e i veri problemi.

Se vuoi la pace prepara la guerra, dice lo spaventapasseri. Se vuoi la pace prepara la pace, dice il rassicurapasseri. Divide et impera, dice lo spaventapasseri. Unisci e coopera, ribatte il rassicurapasseri.

Homo homini lupus diventa il fratello lupo francescano. La legge della giungla diventa la regola del gioco, il diritto del più forte si scioglie nei doveri dei più forti per preservare i diritti dei più deboli.
L’ostinato e miope ritorno ad un passato da conservare diventa il fiducioso e lungimirante sguardo verso un futuro da preservare.

Se vogliamo applicare la metafora del rassicurapasseri al campo manageriale, lo spaventapasseri è il manager autoritario, punitivo, ipercontrollante, incline a manifestare la sua autorità col timore. Il rassicurapasseri è il manager assertivo, aperto all’ascolto e alla condivisione di informazioni ed esperienze, pronto all’aiuto per far crescere le persone che lavorano con lui, capace di convincere più che di imporre.

Mio padre era un avvocato penalista, e diceva che sarebbe stato auspicabile, accanto al codice penale, un codice premiale, per riconoscere le cose buone che fanno le persone, e invogliarle a fare sempre meglio per sé e per gli altri. Anche nelle organizzazioni dovrebbe svilupparsi la mentalità della solidarietà al posto della competizione, della fiducia rassicurante invece della sfiducia destabilizzante.

Anche la strategia di marketing Oceano Blu evita la competizione esasperata per proteggere il proprio campo, la propria nicchia di mercato, per esplorare il mondo e cercare altri campi più fertili e accoglienti, nicchie di mercato da scoprire e a cui fornire prodotti e servizi della propria creatività disruptive..