La prima cosa da pensare è come farselo perdonare
0,59 e 0,75 ecco i due numeri del lotto che rappresentano la nostra fortuna. Ma iniziamo dall’incomincio. Il pianeta terra ha circa 4,54 miliardi di anni (con un 1 per cento di variazione di probabilità). Il dibattito sull’età del pianeta Terra ha sempre affascinato l’essere umano, tanto che sin dai tempi antichi, praticamente, ogni religione ha ritenuto di doversi dotare di un calendario e di dover fissare, quindi, una data della creazione (che per quasi tutte le religioni risulta essere entro gli ultimi 10mila anni). In realtà le ultime scoperte lo considerano assai più anziano: 4,5 miliardi di anni.
Il pianeta terra ha una superficie di 510.065.285 chilometri quadrati e può essere ricoperta sia dall’acqua (oceani, mari, laghi e fiumi) che da terre emerse. Le masse d’acqua coprono il 70,8 per cento dell’intera superficie terrestre, mentre la restante parte (29,2 per cento) è composta da terre emerse pari a 148.939.063 chilometri quadrati. La superficie complessiva dell’Italia ammonta a 302.073 chilometri quadrati pari allo 0,059 per cento della superficie terrestre.
Secondo elemento di scenario: quanti siamo ad abitare questo pianeta: 8 miliardi. L’uomo è assai più giovane del pianeta che lo ospita. L’Homo habilis è il primo rappresentante del genere Homo, emerso quasi 2,5 milioni di anni fa. Con l’habilis si nota l’inizio di due “trend” evolutivi rilevanti: un’accelerazione della crescita del volume cerebrale (fino ai 1.300-1.800 ml per l’Homo sapiens) e un sensibile allungamento del periodo di sviluppo. Ancora molto simile all’australopiteco, l’Homo habilis viene già ritenuto essere umano per le sue abilità manuali: utilizzava infatti strumenti rudimentali per la caccia. Per la Treccani la famiglia dell’uomo, designata in zoologia con il nome Hominidae, che comprende tutte le specie bipedi di Primati, viventi o estinte, che si sono differenziate, a partire dalla loro separazione da un antenato comune con le scimmie antropoidi africane, in una data compresa tra 6 e 10 milioni di anni fa. La famiglia comprende due generi ben conosciuti, Homo e Australopithecus, e forse un terzo, Ardipithecus. L’Homo sapiens apparve tra i 130mila e i 200mila anni fa. Circa 75mila anni fa si spostò dall’Africa per colonizzare l’intero pianeta. Circa 30mila anni fa si impongono sulle altre specie di Homo, si pensa per aver sviluppato il linguaggio. 12mila anni fa terminò l’ultima era glaciale: l’evoluzione non fu più fisica ma culturale.
Insomma, fatte salve le varie e le future teorie, quando parliamo della nascita della terra parliamo di miliardi di anni, quando ci riferiamo alla comparsa degli Hominidae non si deve andare indietro di oltre i 10 milioni di anni, mentre per la comparsa dell’Homo Sapiens si ragiona di 2-300mila anni fa. Questo ci può fare riflettere sulla stoltezza del nostro infinito e incomparabile hybris quando pensiamo di essere noi che dobbiamo “salvare la terra”, peraltro da noi stessi. Sono occorse decine di migliaia di anni per superare il primo miliardo di abitanti (1804); 120 anni per raggiungere il secondo miliardo (1927); 12 anni per passare dal settimo (2011) all’ottavo miliardo (2023). Attualmente il mondo è popolato da 8,3 miliardi di persone. Per la prima volta nella storia, a fine 2018, gli over 65 hanno superato, a livello globale, i bambini sotto i 5 anni. L’aspettativa globale di vita alla nascita ha raggiunto 73 anni nel 2019. Da noi in Italia è di dieci anni di più (83,8). Nel 2100 circa, la popolazione mondiale si assesterà intorno agli 11 miliardi. I Paesi a reddito basso saranno quelli che registreranno un’impennata demografica maggiore, quelli africani in primis. India, Cina, Nigeria, USA, Pakistan, Congo, Indonesia, Etiopia, Tanzania e Egitto saranno, in quest’ordine, i Paesi più popolosi nel 2100. Tutti i principali Paesi dell’Unione Europea per popolazione perderanno una quota di residenti, compresa l’Italia. La popolazione italiana nel 2100 sarà probabilmente composta da circa 40 milioni di residenti, 20 milioni in meno di quelli attuali.
Si prevede che la popolazione mondiale continuerà a crescere per altri 50 o 60 anni, raggiungendo un picco di circa 10,3 miliardi di persone a metà degli anni ’80 del 2000, rispetto agli 8,2 miliardi del 2024. Pazzesco. Mai stata così tanta gente nel mondo. Pensate che nel 1969 eravamo due miliardi. 8,3 miliardi. Grazie alla lettura del genoma di 250 mila persone (ne conoscevamo solo 2 nel 2001) oggi si può anche calcolare quanti uomini siano vissuti in tutta la storia dell’umanità: in totale, per il Population Reference Bureau, 107 miliardi nell’arco di 200 mila anni. I viventi nel 2017 sono un quattordicesimo di tutti i vissuti. Non siamo gli unici esseri viventi sulla Terra, anzi siamo una minoranza. Tanto per dire la popolazione mondiale di formiche sarebbe attorno a circa 20 milioni di miliardi (quadrilioni, 15 zero più 1) di esemplari, un numero difficile anche solo da immaginare: circa 2,5 milioni per ciascuna persona che vive sul pianeta. Nel 2023 noi italiani siamo 59 milioni (58,956) pari a lo 0,75 per cento della popolazione mondiale.
Ecco, dunque, spiegati i due numeri del lotto che rappresentano la nostra fortuna. Lo 0,75 per cento della popolazione mondiale sullo 0,59 per cento della superficie terrestre. Questa è l’Italia.
Parliamo, sulla Terra, 114 macrolinguaggi completamente diversi tra loro, più migliaia di linguaggi indigeni, di idiomi.
Solo in Italia la Repubblica riconosce dodici minoranze linguistiche parlate, ma le variazioni linguistiche storicamente parlate sono molte di più, almeno 33:
- gli idiomi romanzi (Catalano, Francoprovenzale, Occitano, Sardo, Friulano, Ladino, Piemontese, Ligure, Lombardo, Emiliano, Romagnolo, Gallico marchigiano, Gallo-italico di Basilicata, Gallo-italico di Sicilia, Veneto, Italo-romanzo meridionale, Italo-romanzo meridionale estremo, Sassarese Gallurese, Toscano, Italo-mediano);
- gli idiomi germanici (Sudtirolese, Bavarese centrale, Cimbro, Mòcheno, Walser);
- gli idiomi slavi (Sloveno, Croato, Croato molisano);
- gli idiomi greci (Greco antico, Grecanico);
- l’idioma indo-arii (Romaní);
- gli idiomi albanesi (Arbëreshë, Greco italiota).
Questa è l’Italia, questa è, come direbbe chi ci governa, l’etnia italica minacciata di “sostituzione etnica”: più che una razza pura, un fritto misto di culture, provenienze, idiomi e anche, religioni.
Professiamo, sul pianeta Terra, 14 macroreligioni molto diverse tra loro e che spesso generano conflitti tra loro. “Christian Science Monitor” che esamina solo le religioni organizzate, nel 1998 ha indicato come ““Prime dieci religioni organizzate al mondo”, in ordine discendente: Cristianesimo, Islam, Induismo, Buddhismo, Sikhismo, Ebraismo, Bahaismo, Confucianesimo, Giainismo, Shintoismo. Siamo per il 45 per cento gialli, per il 20 per cento bianchi, per il 20 per cento marroni, per il 15 per cento neri. Siamo divisi in 194 Stati. Troppi i conflitti dimenticati. Secondo la Caritas, in questo momento sono oltre cinquanta i conflitti nel mondo e tra questi sono quattro le guerre ad altissima intensità (più di 100mila morti): Myanmar, Sudan, Israele-Hamas, Russia-Ucraina. Sono in guerra più di 50 Stati su 194. Vuol dire che due miliardi di persone vivono in guerra. Due miliardi la popolazione del 1927. Come se nel 1927 tutta la popolazione mondiale fosse stata in guerra. L’80 per cento di questi 8,3 miliardi di popolazione vivono in case senza abitabilità. Il 55 per cento è analfabeta.
Quando l’economista e sociologo italiano Vilfredo Pareto definì quella che appunto si chiama la ““curva di Pareto”, la individuò dimostrando che il 20 per cento della popolazione inglese possedeva l’80 per cento della ricchezza del Paese denaro. Era il 1897. Dopo un secolo e passa di democrazia occidentale, la forma di governo che più delle altre (monarchia, plutocrazia, oligarchia, gerontocrazia, fascismo, nazismo, democratura) avrebbe dovuto creare una maggiore uguaglianza e giustizia sociale, il rapporto è diventato 14 a 86, ovvero l’86 per cento della ricchezza mondiale è in mano al 14 per cento della popolazione. La differenza tra allora e oggi è che quell’86 per cento vede come siamo, come viviamo noi che siamo il 14. Questa è la grande differenza. L’altra grande differenza è che negli ultimi due decenni la ricchezza sta concentrandosi in sempre meno mani, negli “uomini stato”; oligarchi, imprenditori, finanzieri che possiedono ricchezze superiori al Pil di interi Stati e che controllano tecnologie più avanzate e sofisticate di quelle controllate dalla maggior parte degli Stati (tanto per dire, il patrimonio di Elon Musk lo posiziona con il Pil della sessantesima nazione tra le 194, sopra la Finlandia).
Eccoci allora il al titolo di questa riflessione. La prima cosa che ci deve venire in mente quando guardiamo questi numeri, visto dato che nessuno di noi decide quando nascere, dove nascere, da chi nascere: che culo nascere in quel 14 percento. Una fortuna immeritata, non avendo noi deciso dove nascere: che culo che abbiamo avuto a nascere in quel 14 percento.
La prima cosa che dobbiamo pensare è come farselo perdonare questo culo. Si può fare volontariato e charity, ma il modo migliore di farlo è decidere di impegnarsi nel proprio lavoro, di farlo con spirito di servizio, di farlo avendo in testa la determinazione di difendere, di tutelare i beni comuni; di darsi da fare, anche al fine di creare nuovi posti di lavoro.
La nostra bellissima Italia
In mezzo a questo scenario c’è un “francobollo”, una “cacchetta” per rimanere coerenti con il titolo, pari allo 0,59 per cento della superficie del mondo che si chiama Italia. Abitato dallo 0,75 per cento dei cittadini del mondo. Ragioniamo su questa roba qua: 0,59 e 0,75 per cento ricordiamocelo. Questa è l’unica penisola che viaggia, da nord a sud, su una latitudine perfetta, abbracciata, circondata, da un mare “buono”. Unica situazione geografica del pianeta, al mondo. E che cosa accade. Succede che i venti buoni dei nostri mari si incontrano, fanno meeting, direbbe Oscar Farinetti, con i venti buoni e l’aria fresca delle nostre colline e delle nostre montagne. Una situazione unica al mondo.
“The answer my friend is blowing in the wind”
“La risposta, amici miei, è nel vento” e, grazie a questa situazione unica al mondo, accadono delle meraviglie, dei miracoli, Accade che in un paesino vicino a Genova che si chiama Pra nasce il basilico più buono del mondo figlio della brezza del mare ligure che s’incontra con il vento che discende dall’appennino ligure. E, poi, il dolce prosciutto san Daniele figlio della bora e delle dolomiti; il Parma che è figlio del vento delle Alpi Apuane e dei venti dell’Adriatico. E, ancora, succede che la pasta più buona del mondo si dice che si faccia a Gragnano. Perché a Gragnano c’è la via Roma, la cosiddetta galleria del vento, dove l’aria fresca di Castellammare di Stabia si incontra con la brezza del Vesuvio. E’ un microclima unico dove i napoletani mettevano la pasta ad essiccare scoprendo che era la più buona di tutte le altre parti d’Italia. E così accade che in Abruzzo c’è lo zafferano più buono del mondo; in Calabria la liquirizia figlia dello Ionio e dei monti della Sila; il mirto in Sardegna; il pachino in Sicilia e potremmo andare avanti mezz’ora. In Italia su 8mila comuni (7.904, il 70 per cento dei quali con meno di 5 mila abitanti) sono stati censiti dal Ministero dell’Agricoltura 5.360 prodotti agroalimentari tradizionali. La Campania è la regione più rappresentativa con 569 specialità, a cui seguono la Toscana (461) e il Lazio (409).
Il Paese con la più ricca biodiversità del pianeta
Andiamo oltre, con quattro, cinque numeri che val la pena memorizzare per farli diventare proud, il nostro orgoglio. Succede che in questo 0,59 per cento del mondo ci sono 7.000 specie di vegetali mangiabili, il secondo paese al mondo, il Brasile, ne ha 3.300. Qualsiasi regione italiana ha più specie vegetali di qualsiasi Stato dell’Europa. Accade che in questo francobollo, lo 0,5 9 percento del mondo, abbiamo 58.000 specie animali diverse: 42.000 di terra e aria, 10.500 di acqua salata, di mare; 5.500 di acqua dolce; il secondo paese al mondo pari al 6 per cento della superficie del mondo (la Cina) ne ha 20mila; noi 58mila. Incredibile. In Italia abbiamo 1.200 vitigni autoctoni, il secondo paese è la Francia, ne ha 222. Scopriamo che in Italia ci sono 533 cultivar di olive, il secondo paese al mondo, la Spagna, ne ha 70. In Italia abbiamo 140 cultivar di grano duro; il paese che ne produce di più al mondo, gli Stati Uniti d’America, ne ha 6. Conosciamo, in Italia, 2mila varietà di frutto duro; tra queste, poco più di duecento sono iscritte al Registro nazionale dei cereali, una decina, selezionate e certificate, vengono coltivate su larga scala.
Questa meraviglia si chiama biodiversità.
Siamo il paese più bio diverso del mondo. E’ la stessa biodiversità che abbiamo nell’agroalimentare e che si trasformata in enogastronomia. Abbiamo 669 formaggi italiani certificati Dop, Igp, Stg, Pat (ottobre 2024). Vogliamo parlare del vino? l’Italia può vantare oltre 400 vini Dop (denominazione d’origine protetta), 73 dei quali Dogc (denominazione d’origine controllata), 118 vini Igt (indicazione geografica tipica): Piemonte e Toscana ne accolgono il maggior numero (58 ognuna), seguite da Veneto e Lombardia. Sono oltre 300 i tipi di pasta consumati in Italia classificabili in paste secche e fresche (piene o bucate), corte, fini, lisce, rigate. Le innumerevoli varietà di pasta si distinguono, infatti, per tipologia di impasto, formato, superficie e per l’eventuale presenza del ripieno. Oltre 250 sono i tipi di pane tradizionali in Italia.
La biodiversità agroalimentare riflette e dipende dalla biodiversità umana. Siamo il paese che ha più etnie al mondo. Etnie indigene, e tutti gli antropologi sono d’accordo su questo, ed è una storia meravigliosa che parte 40mila anni fa: gli Homo neanderthalensis e gli Homo sapiens, entrambi partiti dall’Africa percorrendo strade diverse non si sono mai incontrati tranne che in un luogo: l’Italia; e, secondo gli antropologi, hanno anche gioito tra loro, facendo nascere questa meraviglia che è la biodiversità umana. Decine di migliaia di anni dopo l’Italia ha avuto il primo grande impero leader sia nel sociale che nel politico nel mondo introducendo nella penisola tutte le etnie che si affacciavano sul Mediterraneo.
Girando per il quartiere san Lorenzo a Roma, leggendo i nomi delle vie, ci si rende conto del punto di partenza: Etruschi, Pelasgi, Sicani, Sardi (suddivisi in Iolei, Balari -forse di linguaindoeuropeo- e Corsi), Euganei, Reti, Camuni, Liguri, Veneti, Umbri, Piceni, Sabini, Latini, Volsci, Marsi, Vestini, Peligni, Marrucini, Sanniti, Lucani, Siculi, Iapigi (di origine probabilmente illirica e suddivisi in Dauni, Peucezi e Messapi), Rutuli (di origine ignota), i Celti (Boi, Cenomani, Senoni, Orobi, Leponti, Carni). A questi si aggiungono i coloni Greci della Magna Grecia e delle altre colonie greche in Italia (Italioti, Sicelioti). E poi le popolazioni conquistate dall’impero romano che con lo status di schiavi, di legionari o di nuovi cittadini romani si sono insediati nella penisola (Daci, Punici, Egiziani, Fenici, Galli, Cartaginesi, Cimbri, Teutoni, Frisi, Sassoni, Franchi, Alemanni, Parti, Burgundi, Marcomanni, Quadi, Lugi, Vandali, Iutungi, Gepidi, Goti, le tribù daciche dei Carpi, quelle sarmatiche di Iazigi, Roxolani ed Alani, oltre a Bastarni, Sciti, Borani, Eruli, Svevi ed Unni. Potrei continuare per un bel po’ con le invasioni subite più recenti (Longobardi, Normanni, Arabi, Francesi, Spagnoli, Germani, Prussiani, Ungheresi, …). Un melting pop fantastico
Frutto probabile di questo crogiolo di etnie e di culture, 1.500 anni dopo, è nato il Rinascimento. Dove? in Italia. Tra civiltà mediterranee, impero romano, movimenti monastici, Papato, Rinascimento, Barocco e via dicendo noi oggi deteniamo il 70 per cento del patrimonio artistico del mondo. 70 per cento nello 0,59 per cento della superficie del pianeta. Ci possiamo credere? Ce ne rendiamo conto? La biodiversità agroalimentare e umana si è, dunque, trasformata in paesaggi. Abbiamo molti dei paesaggi più belli del mondo. Chi sono i designer dei paesaggi? I contadini. E i contadini sono figli del vento. “The answer my friend is blowing in the wind”.
Per concludere: dopo esserci fatti perdonare il culo di essere nati nel nord del pianeta, in quel 16 per cento che ha l’84 per cento della ricchezza del mondo, dobbiamo anche farci perdonare il culo di essere nati in Italia.
Di certo non lo facciamo scacciando chi ci raggiunge dal resto del mondo, né deportandolo in Albania. L’accoglienza per noi non può essere una variabile: è un dovere! E, come ricorda la piccola Celestina (Dea Lanzaro) nell’ultimo film di Gabriele Salvatores (Napoli-New York), «I poveri sono stranieri, i ricchi non sono mai stranieri».
Fonti
- Geologic Time: Age of the Earth, su pubs.usgs.gov. URL consultato il 24 ottobre 2023.
- Paul S. Braterman, How Science Figured Out the Age of Earth, su Scientific American, 20 ottobre 2013. URL consultato il 24 ottobre 2023.
- ONU, Global Population Growth and Sustainable Development, febbraio 2022.
- Massimo Livi Bacci, Treccani: popolazione, storia ed evoluzione, 2007.
- ONU, World Population Prospects 2022: Probabilistic projection, giugno 2022.
- OMS, The top 10 causes of death, dicembre 2020.
- Oscar Farinetti, La nostra bellissima Italia.