“Il territorio come patrimonio da salvaguardare con il turismo di prossimità – Le esperienze slow e  sostenibili con Janas Escursioni (https://www.janasescursioni.com)” era stato il titolo di un articolo pubblicato su La Gazzetta del Medio Campidano nel marzo 2023 per presentare per la prima volta le attività di due coraggiose micro-imprenditrici, guide ambientali escursionistiche che hanno rivoluzionato la loro vita durante il periodo della pandemia. L’ispirazione “magica” di avviare un cambiamento radicale delle loro vite era nata a Cagliari, nel 2019, durante il corso della durata di un anno dell’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche (Aigae). E’ lì che il loro rapporto amicale di lunga durata si è trasformato in una partnership professionale, con la nascita di Janas Escursioni, il cui messaggio sul sito è “Cammina con noi nel Sud Ovest Sardegna”.

Sebbene i loro primi passi siano stati mossi nel 2020, proprio durante il primissimo lockdown per la  pandemia da Covid-19, non si sono perse d’animo continuando a studiare, a frequentare i corsi dell’Associazione e ad approfondire la conoscenza del percorso del Cammino Minerario di Santa Barbara, familiarmente noto come CMSB (https://www.camminominerariodisantabarbara.org/), il cui anello parte e ritorna a Iglesias con una lunghezza di 498 chilometri, toccando i territori del Sulcis Iglesiente Guspinese Arburese, uno degli itinerari più completi dal punto di vista storico-naturalistico-culturale. Da allora hanno sviluppato una sempre maggiore specializzazione proprio sulle diverse tappe del CMSB, che mano a mano è diventato sempre più noto anche a livello nazionale e internazionale, tanto da raggiungere un target di nuovi camminatori-pellegrini al di sotto dei 35 anni proveniente dai più disparati paesi del mondo (Cina, Polonia, Danimarca, ecc.), grazie anche al buon lavoro di promozione da parte della Fondazione.

Il coinvolgimento delle scuole e degli studenti

 Tra i progetti particolarmente interessanti sviluppati più di recente troviamo alcune esperienze con le scuole, ambito a cui Loredana e Francesca hanno puntato fin dalla loro nascita, nel loro ruolo di “animatrici /ambasciatrici” del territorio. Ricorda Francesca

«All’inizio per i ragazzi è faticoso entrare nello spirito giusto, perché non sono abituati a camminare, facendo fatica, nella natura. Ma quando poi toccano con mano non solo le proprie capacità, ma anche la bellezza di ciò che li circonda comprendono quanto sia importante sperimentarsi anche in questo diverso modo di apprendere e di conoscere tutto ciò che li circonda».

Un esempio per tutti è l’uscita di tre giorni dal titolo “Disconnettersi dal cellulare e connettersi con la natura”, realizzata per e con l’Istituto Professionale di Iglesias –una grande scommessa– durante la  quale i ragazzi hanno dovuto lasciare a casa il loro telefono cellulare (chi ricorda il film “Non c’è campo” del 2017?, ndr) per un’immersione totale nella natura, arrivando anche a dover rispettare, per esempio, 15 minuti di silenzio totale durante una salita impegnativa. Questa esperienza ha permesso ai ragazzi di scoprire un nuovo mondo, nuovi equilibri, più lenti e sostenibili, anche nei bisogni basilari quotidiani.

Parole di riconoscenza sono venute dalle Janas nei confronti dei professori e della dirigente scolastica, che hanno avuto la capacità di proporre un progetto che prevedeva la percorrenza di diverse tappe lungo il cammino, che ha prodotto come risultato un’evoluzione soggettiva e collettiva dei ragazzi che si sono trasformati in narratori e ambasciatori nei confronti di chi non aveva partecipato all’uscita.

Tanti ormai i viaggiatori, escursionisti, camminatori, pellegrini, sempre più informati, che scelgono l’Italia “dei territori”, anche quelli meno conosciuti, come la zona in cui si muovono le Janas, ma sempre ricchi di eccellenze naturalistiche, storiche, culturali, enogastronomiche. Questi luoghi rappresentano un grande richiamo per gruppi e, o, singoli da fuori regione, le cui richieste sono oggetto di offerta di pacchetti mirati e personalizzati insieme alla loro agenzia di riferimento. Tra i pregi di questo tipo di approccio (lento, sostenibile, esperienziale, accessibile a tutti i livelli) quello di entrare in contatto diretto con le persone dei luoghi, di poterci parlare e di poterne sentire le storie e le testimonianze, come una forma di letteratura orale (le Vie dei Canti aborigeni, ndr).

Loredana e Francesca hanno potuto dimostrare che essendo originarie di questo territorio, lo conoscono, lo amano e credono talmente tanto nelle sue potenzialità da essere portate a spingersi sempre più in là nelle loro sfide. Oggi, infatti, le Janas sono chiamate anche da alcune amministrazioni comunali per organizzare specifiche proposte di escursioni per gli abitanti del luogo e hanno collaborazioni con alcuni enti come il Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna e la Fondazione del Cammino.

Le nuove sfide dell’accessibilità per persone con bisogni speciali

La richiesta ricevuta nel mese di agosto da Domenico Coghi, di Modena (che le aveva conosciute tramite un podcast) e la loro risposta “si può fare” ha rappresentato un momento cruciale di passaggio e di evoluzione nella consapevolezza di poter gestire anche “bisogni speciali” nella maniera più intuitiva e naturale. Questo, però, anche grazie all’attenzione e alla sensibilità che hanno sempre avuto ai temi della sicurezza fisica e della logistica. Dobbiamo ricordare, infatti, che alla richiesta di Domenico si è aggiunta la sua precisazione: “Sono cieco”. E da qui è partito quello che possiamo definire un vero e proprio progetto, dal significativo titolo “In cammino con gli occhi del cuore”, che potrà trasformarsi in uno degli ulteriori ambiti d’offerta in tema di accessibilità, un aspetto piuttosto delicato di queste specifiche zone al quale si sta cercando di porre maggiore attenzione, tanto che dopo questa esperienza le Janas sono state contattate dall’Associazione Thurpos di baseball per non vedenti e ipovedenti.

Grazie a una videochiamata le Janas e Domenico hanno potuto conoscersi e progettare il percorso che li avrebbe visti camminare e vivere insieme 24 ore su 24 per una settimana. Sottolinea Francesca

«Domenico  è un vero e proprio ‘Jano’, di 68 anni, non vedente da quando ne aveva 10, che vive e viaggia da solo, con l’aiuto del suo bastone bianco, che nella settimana sul Cammino è stato sostituito da quello da camminatore».

Domenico aveva anche precisato alle Janas che non avrebbero dovuto prendere informazioni in Internet sulle condizioni dei non vedenti, perché tutto sarebbe stato molto naturale se lui stesso avesse potuto dare indicazioni dirette.

Tutto questo li ha portati a muoversi sul cammino con grande spontaneità, tranquillità, naturalezza, anche nell’incontro con gli operatori delle diverse strutture visitate, perché protagonisti sono stati tutti i sensi di Domenico e la sensibilità di Loredana e Francesca nel trasmettergli immagini, sensazioni, profumi e tant’altro. Domenico ha ricordato che un’esperienza del genere l’ha vissuta solo al Museo d’Orsay di Parigi (e non è poco!), e si è da subito dichiarato disponibile all’utilizzo dei social. Tra le sensazioni più forti provate da Domenico una in particolare è stata da lui sottolineata con particolare enfasi: quella del “dare la mano”, cosa che lo ha molto colpito poiché nelle zone in cui lui vive non si fa praticamente più, mentre per un non vedente il contatto fisico è fondamentale per percepire le persone. Un insegnamento anche per tutti noi.

Empatia, sensibilità e umanità valori fondanti del turismo accessibile ed esperienziale

Il grande vantaggio di Francesca e Loredana nell’accompagnare Domenico in questa avventura davvero speciale è stato il fatto di conoscere benissimo l’itinerario, di aver potuto scegliere le tappe in maniera adeguata, partendo dall’analisi della sua andatura durante la prima tappa e dall’esperimento realizzato nella posada della tappa di Nebida, dove Francesca ha descritto nei dettagli a Domenico la mappa della struttura, che lui ha subito memorizzato.

Un simpatico aneddoto raccontato dalle Janas riguarda anche il supporto morale fornito nella prima tappa da Domenico alla giovane camminatrice Cecilia, di 20 anni, che viaggiava sola e che era stata presa da un momento di crisi ed era spaesata e indecisa su come proseguire, e stava quasi decidendo di tagliare la tappa, perdendo così molte delle bellezze che avrebbe potuto incontrare. Dalla sola chiacchierata con Domenico, di cui ha ovviamente percepito le possibili difficoltà, si è sentita completamente rinfrancata e ha proseguito non solo per quella tappa, ma ha continuato anche in ulteriori tappe più impegnative, unendosi ad altre persone incontrate sul sentiero.

Il secondo giorno, in una discesa impegnativa, i tre camminatori hanno concordato il modo più corretto per entrare “in sincro” pur nei due diversi modi di camminare: le Janas prima vedevano e poi mettevano il piede, Domenico faceva esattamente il contrario, prima metteva il piede e poi percepiva il terreno o il gradino. E anche in caso di strettoie sui sentieri dove occorre camminare in fila indiana (singletrack) avevano stabilito un codice verbale, secondo le due espressioni “single” e “apri”.

Modalità apparentemente semplici, ma che hanno fornito a Francesca e a Loredana una serie di spunti di riflessione anche sul modo di spiegare e raccontare il paesaggio più in generale, applicabile a tutte le altre  persone, introducendo quindi l’invito anche a toccare, a “sentire” i materiali. Significativa, in questo senso, la traduzione in linguaggio scritto delle sensazioni di Domenico rispetto al Pan di Zucchero:

«Immagina di guardare una colomba pasquale dall’alto, i contorni sono frastagliati e dalla coda parte una lunga rampa che ha la sua parte più alta nella testa».

Il progetto più ambizioso ora, a conclusione di questa straordinaria esperienza, è la possibilità di realizzare un docufilm, dal titolo, appunto, “In cammino con gli occhi del cuore”.

 

(*) Riprendiamo, per gentile concessione del quindicinale La Gazzetta del Medio Campidano, una recente esperienza di Janas Escursioni.