Voltaire pubblicò il suo “Dictionnaire Philosophique” nel 1766. Conteneva solo 64 voci, che in maggioranza trattavano di religione, ma non c’era la voce TEMPO. Invece, sette decenni più tardi, il filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel pubblicò la sua “Filosofia della natura” con un lungo capitolo: “Essere e tempo”. È un testo che contiene definizioni vaghe e, quando comprensibili, contraddittorie fra loro. Alcune frasi, poi, sono del tutto insensate.

È triste che Hegel sia stato considerato un grande maestro da noti filosofi idealisti italiani. Fra questi, Benedetto Croce (antifascista) e Giovanni Gentile (fascista), che dalle loro cattedre universitarie hanno contribuito a confondere le idee a generazioni di allievi e di epigoni. Hanno gabellato per logica la curiosa dialettica hegeliana, basata sulle successione di tesi, antitesi e sintesi.

Nella “Filosofia della Natura”, Hegel considera il tempo sotto 3 aspetti:

  1. Come motore dialettico; dal punto di vista dell’attività dialettica, il tempo è una negazione negata
  2. Come concetto astratto; il tempo è formalmente determinato come divenire intuito
  3. Come idea eterna: dal punto di vista del suo annullamento, il tempo è presenza assoluta.

Queste 3 proposizioni sono già nominalistiche e peculiari. Nel testo dell’opera si trovano, però, molte altre definizioni del tempo anch’esse curiose e spesso contraddittorie. Eccone alcuni esempi.

  • Il tempo è la matrice di ogni intuizione e non può essere intuito, ma solo pensato. Dalla sua evanescenza resta solo la sua vita concettuale.
  • Il tempo naturale è un concetto strettamente astratto. Ma non differisce dalla conoscenza assoluta, né dalla negatività nell’estensione e si identifica con il tempo fenomenologico o con lo spirito nel mondo.
  • Lo spazio precede il tempo nel pensiero, quindi viene prima del mondo e dell’anima. Non è un ricettacolo per la materia, né una forma di sensibilità umana, ma un inizio dialettico: un pensiero che esorbita da se stesso, cioè un pensiero di esternalità, per cui il tempo precede lo spazio.
  • La negazione dello spazio è un punto che resta spaziale, cancella se stesso e, staccandosi da se stesso, diventa una linea.
  • Lo spazio è pura quantità. Il tempo è precisamente l’esistenza di un’autocancellazione. Mentre nello spazio, che è esternalità totale, ogni differenza sempre connessa all’altro, il tempo è negazione della negazione: nega le negazioni indifferenti dello spazio e, quindi, si distingue effettivamente dallo spazio. Lo spazio è paralizzato: il tempo è differenza nella sua vitale irrequietezza.
  • Lo spazio va fuori di se per effettuare la sua transizione verso il tempo: questa non è soggettiva, ma è primitiva nel senso che ha avuto luogo nel pensiero prima che noi ci presentassimo sulla scena.
  • Lo spazio si espande, mentre il tempo è l’unità dell’auto esternalità. … Il tempo è la condizione ancora incompiuta dell’avere qualche cosa posta davanti a noi – una forma primordiale di sensibilità.
  • Il tempo, come lo spazio, è una forma pura di senso o intuizione. Il tempo è una soggettività astratta, uguale alla pura autocoscienza.
  • Le realtà che riempiono il tempo, sono naturalmente in certo senso distinte dal tempo, ma sono anche identiche ad esso.
  • La natura è essenzialmente in relazione con un Primum, che è l’idea o il mondo dei concetti o la forma dell’altro.
  • La natura non è eterna nel tempo come un “ora” costante ; sebbene sia temporalmente infinita, non è eternamente increata perché ha un suo “prima”.
  • Il tempo è distruzione, come Kronos che divora i suoi figli. E’ la distruzione della vita, la negatività in azione.
  • Lo spazio è il tempo negato, come, al contrario, il tempo è spazio negato.

Le definizioni che ho riportato sono tutte tratte da “La filosofia della natura” di Hegel. Leggerle una dopo l’altra fa un effetto umoristico e meraviglia che docenti di università rinomate continuino a discutere su queste pagine cervellotiche e a insegnarne ulteriori interpretazioni.

(*) da: L’orologio, 7 marzo 2025