Questo potrebbe essere l’avviso che un giorno un bambino, ormai cresciuto, potrà inserire da qualche parte, in un pezzo di carta appoggiato ad una nuvola, nelle porte dei supermercati vicino a casa dove farà la spesa, o in un foglietto attaccato agli alberi in tutti i parchi del mondo, o in Facebook? in Instagramm? in LinkedIn?
L’altro giorno ho visto un bambino di circa un anno e qualcosa comodamente seduto sul suo passeggino, e appoggiato su una sbarra dello stesso c’era un porta cellulare che gli permetteva di seguire agevolmente quello che passava sullo schermo. Eravamo in fila in un supermercato, e lui e la sua mamma erano dietro di me. Il cellulare è caduto… Lo ho raccolto e dato alla madre, che mi ha ringraziato e ha provveduto velocemente a sistemarlo nella sua posizione.
Sono rimasta a pensare alla faccia di questo bambino nell’istante che mi ha visto raccogliere il cellulare, e riflettevo su che sorta di mondo, di identità si stia costruendo nel suo cervello…
Sappiamo tutti che i primi anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo fisico e mentale di un essere umano, praticamente nei primi tre anni di vita avviene l’80% dello sviluppo neuronale che determinerà l’uomo del domani.
Pensavo a Zygmunt Bauman1 e al suo concetto di società liquida dove il sentimento principale che affligge l’uomo postmoderno, ossia l’uomo di oggi, è il disagio, dovuto al fatto di non essere in grado di poter costruire una propria identità e di stabilizzarla.
Bisogna ricordare alcuni concetti per capire cosa significa società liquida, consumismo, globalizzazione di un mondo sempre più frenetico dove in molti si sentono fuori ma comunque aspirano ad essere parte di questa comunità di consumatori passando da un prodotto all’altro diventando pure loro merce.2
Essendo tutto molto più veloce e frenetico, non so quanto tempo abbia un individuo per essere consapevole ed avere la coscienza del suo permanere se stesso attraverso il tempo e attraverso le fratture dell’esperienza.3 In altre parole per avere un’identità!
Il bambino del supermercato, mi sembrava avesse non più di un anno e qualche mese, ma immagino che avesse già immagazzinato una gran quantità di immagini, di sensazioni, di colori, di movimento, di mondi diversi immaginari o reali nella sua testolina.
Non essendo una neuroscienziata, non ho idea di quello che succede nel suo cervello, ma pensavo a quale mondo si immaginasse, quale mondo concepisse come suo, cosa riuscisse a vedere o a sognare e/o come si svilupperà tutto questo mano a mano che crescerà.
Queste odiose abitudini dei nostri tempi nei quali si deve sempre fare, guardare o ascoltare qualcosa, vengono applicate anche ai bambini. Una semplice passeggiata non sembra sia sufficiente per apprendere guardando e osservando il mondo intorno a loro. Al primo segno di noia, e quindi di richiesta di attenzione, questi bambini, vengono immediatamente “calmati” con un cellulare o un tablet o qualche gioco tecnologico che li tenga occupati. Non vivono a pieno la realtà di ogni giorno. Le strade, la gente, il movimento delle macchine, i treni, la musica, i diversi animali che possono trovare in un parco…
Le nostre città sono molto rumorose, invase quasi per intero da avvisi luminosi, da un viavai di gente e veicoli oramai continuo, senza grandi differenze tra il giorno e la notte. Anche noi siamo rumorosi, sempre di più, perché se la tecnologia ci da una mano importante per vivere meglio, vivere più a lungo e più sani ci fa anche diventare dipendenti da una eterna reperibilità, sempre collegati, e/o sempre in ascolto. Il silenzio è veramente una merce rara!!!
I bambini di oggi si ritrovano in questa realtà, dove si viaggia normalmente senza problemi (basta avere soldi e neanche tanti perché ci sono sempre i low cost e last minute), dove in qualunque posto del mondo si arrivi si trova un McDonald, una pizza, una Coca-Cola e un caffè.
Costruirsi una identità dove tutto è omologato potrebbe essere più complesso!
Nelle generazioni precedenti i bambini erano un gruppo a sé, non avevano diritto a esprimere le proprie idee e l’autorità genitoriale era molto forte dunque gli veniva imposta l’educazione che i genitori decidevano per loro e soprattutto venivano tenuti all’oscuro di quello che succedeva nel mondo degli adulti.
Dopo il Sessantotto possiamo dire che insieme a tanti cambiamenti di costume il concetto della Montessori4 che credeva i bambini dovessero crescere in completa libertà, perché solo la libertà favoriva la creatività già presente nel bambino nella sua natura fu veramente recepito e applicato e cambiò il modo di trattare il bambino integrandolo e facendolo partecipe del mondo dell’adulto.
Il bambino del supermercato a sua insaputa è già parte del mondo digitale, dei videogiochi, dei social network, delle app, della Realtà Aumentata, della Intelligenza Artificiale, e presto giocherà come i suoi fratelli maggiori, nel mondo degli intrattenimenti digitali. Tutto ciò oggi significa Slot on line, i giochi multiplayer (battle Royale e giochi di squadre su piattaforme tipo Discord e Twitch), i giochi Narrativi (giochi di ruolo in mondi fantastici [RPG]), gli eSports (competizioni online, veri e propri tornei), i giochi Educativi (si impara divertendosi per esempio le lingue o ad amministrare una impresa), i giochi Mobile (sullo smartphone brevi giochi di puzzle, di strategie etc) e quanto altro esca sul mercato.
Torniamo indietro al concetto schietto di identità: è il complesso dei dati personali caratteristici e fondamentali che consentono l’individuazione o garantiscono l’autenticità di un individuo, è un qualcosa di così fragile, unico, che si va formando con la costruzione del sé.
La mia domanda è: il bambino del supermercato riuscirà a formare la propria identità in mezzo a tutta questa virtualità?
Note:
1 Zygmunt Bauman (Poznań, 19 novembre 1925 – Leeds, 9 gennaio 2017[1]) è stato un sociologo, filosofo e saggista polacco naturalizzato britannico.
2«Una società può essere definita ‘liquido-moderna’ se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. La vita liquida, come la società liquida, non è in grado di conservare la propria forma o di tenersi in rotta a lungo.»
3Remo Bodei (Cagliari 1938 – Pisa 2019) filosofo, tra i massimi esperti delle filosofie dell’idealismo classico tedesco e dell’età romantica, si è occupato anche di pensiero utopico e di forme della temporalità nel mondo moderno. Si laurea alla Scuola Normale Superiore di Pisa, e inizia la carriera accademica. Si forma con Ernst Bloch, filosofo utopista tedesco, teorico del “principio speranza” e, con studi in Germania, nelle università di Tubinga, Friburgo, Heidelberg e Bochum. Si è occupato a lungo del razionalismo di Baruch Spinoza e dell’ermeneutica filosofica di Hans-Georg Gadamer, studiando e approfondendo soprattutto gli esponenti della scuola filosofica tedesca. Ha curato l’edizione italiana delle opere di Friedrich Hegel e di Theodor Adorno. Al padre dell’idealismo tedesco aveva dedicato la sua prima monografia intitolata “Sistema ed epoca in Hegel”, pubblicata dal Mulino nel 1975 e poi riproposta in edizione ampliata dalla stessa casa editrice nel 2014 con il titolo “La civetta e la talpa”. Nel 1987 pubblica con Einaudi “Scomposizioni” (rielaborato per il Mulino nel 2016) incentrato sulle molte contraddizioni dell’uomo moderno.
Autore riconosciuto a livello internazionale le sue opere maggiori sono state tradotte in diverse lingue. Ha insegnato, alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa, e negli Stati Uniti, alla University of California Los Angeles (Ucla). Grande capacità di comunicare, soprattutto su temi scottanti come la ricerca della felicità personale e i vincoli che condizionano le aspirazioni dell’individuo, tematiche su cui ha scritto alcuni suoi libri di maggiore successo come Geometria delle passioni (Feltrinelli, 1991) e Destini personali (Feltrinelli, 2002).
4Maria Montessori, Maria Tecla Artemisia Montessori 31/08/1870 – 06/05/1952 La pedagogia montessoriana si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino, mirando a sviluppare una sorta di “educazione cosmica”, cioè un senso di responsabilità e di consapevolezza verso la rete di relazioni che collega ogni entità microcrosmica al contesto generale macrocosmico.