“L’Arte della Gioia” è una miniserie televisiva, in onda sulla piattaforma Sky ed in streaming su Now, che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico e della critica per la sua audacia narrativa, la profondità dei temi trattati e la straordinaria interpretazione del suo cast. Diretta da Valeria Golino e tratta dall’omonimo romanzo di Goliarda Sapienza, l’opera rappresenta un tassello fondamentale per la serialità italiana contemporanea, capace di sfidare le convenzioni e offrire uno sguardo inedito sulla figura femminile e la sua emancipazione. La miniserie è tratta da un libro pubblicato nel 1998 da Baraghini per Stampa Alternativa, che ha avuto moltissimi rifiuti nonostante Goliarda Sapienza fosse già un’autrice ed una sceneggiatrice apprezzata.
La storia segue la vita di Modesta, una giovane donna siciliana nata il primo gennaio 1900 in una famiglia di umili origini. Fin dalla sua infanzia, segnata da violenze e tragedie, Modesta dimostra una forza interiore straordinaria che la spinge a ribellarsi al destino che sembra esserle stato imposto. Dopo un evento traumatico che la porta a perdere la sua famiglia, trova rifugio in un convento, un luogo che diventa il primo scenario della sua trasformazione. Qui, grazie alla sua intelligenza e alla sua capacità di manipolare le situazioni a suo favore, Modesta riesce a conquistarsi un posto privilegiato, ponendo le basi per un futuro di autodeterminazione.
Attraversando le epoche storiche più significative del Novecento, Modesta si costruisce un’esistenza libera da ogni vincolo sociale, sfidando le norme imposte dalla società patriarcale e diventando protagonista della propria vita. La serie mette in scena la sua scalata sociale, il suo rapporto con la sessualità, il potere e l’amore, temi trattati con grande sensibilità e senza filtri.
L’interpretazione della protagonista Modesta è affidata a Tecla Insolia, che offre una prova straordinaria di maturità artistica. Insolia riesce a incarnare con profondità e naturalezza le molteplici sfaccettature del personaggio: la sua determinazione, la sua spregiudicatezza, ma anche la sua vulnerabilità. Accanto a lei troviamo un cast di grande livello, tra cui Jasmine Trinca, Valeria Bruni Tedeschi e Guido Caprino, che arricchiscono la narrazione con interpretazioni intense e sfaccettate.
La regia di Valeria Golino si distingue per la capacità di tradurre in immagini l’intensità e la complessità del romanzo di Sapienza. Attraverso un linguaggio visivo raffinato, Golino, riesce a trasmettere il senso di libertà e di ribellione che anima la protagonista, creando un’opera che oscilla tra il realismo crudo e una dimensione quasi onirica.
Uno degli aspetti più affascinanti della miniserie è la sua messa in scena. Le ambientazioni, curate nei minimi dettagli, restituiscono con grande fedeltà l’atmosfera della Sicilia del XX secolo, immergendo lo spettatore in un contesto storico vivido e suggestivo. Le riprese sono state effettuate in location d’eccezione, tra cui Catania, Cefalù, Bagheria e il castello di Bracciano, contribuendo a rendere l’esperienza visiva estremamente immersiva.
La fotografia, curata con maestria, alterna toni caldi e intensi a momenti più freddi e asettici, rispecchiando le evoluzioni interiori della protagonista. La colonna sonora, firmata da Tóti Guðnason, amplifica l’impatto emotivo della narrazione, accompagnando Modesta nel suo percorso con melodie evocative e suggestive.
“L’Arte della Gioia” non è una serie per tutti. La sua narrazione è intensa, spesso provocatoria, e non teme di affrontare tematiche scomode. La libertà sessuale della protagonista, la sua ambizione e la sua capacità di muoversi in un mondo dominato dagli uomini senza mai piegarsi alle regole imposte sono elementi che rendono la serie un’opera profondamente femminista e rivoluzionaria.
La sceneggiatura mantiene intatta la forza e la potenza del romanzo originale, riuscendo a restituire la complessità della protagonista senza edulcorarne gli aspetti più controversi. Le scelte registiche e narrative di Valeria Golino conferiscono alla serie un’identità unica, rendendola un’esperienza visiva e intellettuale di grande impatto.
La serie ha ricevuto un’accoglienza entusiasta sia dalla critica che dal pubblico. Presentata in anteprima alla 77ª edizione del Festival di Cannes, ha ottenuto recensioni estremamente positive per il coraggio della messa in scena e per la capacità di restituire la potenza del romanzo.
La critica ha sottolineato come “L’Arte della Gioia” rappresenti un passo avanti per la serialità italiana, dimostrando che è possibile realizzare prodotti televisivi di alta qualità che sfidano le convenzioni e affrontano temi profondi con un linguaggio innovativo. Il pubblico ha apprezzato in particolare la performance di Tecla Insolia e la forza narrativa della serie, che ha saputo conquistare anche chi non conosceva il romanzo originale.
“L’Arte della Gioia” è una miniserie che lascia il segno. Con una regia ispirata, una protagonista indimenticabile e una storia potente, riesce a raccontare il percorso di una donna che si fa da sola, sfidando le regole e trovando la sua personale strada verso la libertà. Non è solo un adattamento riuscito di un grande romanzo, ma un’opera che si impone come una delle più interessanti produzioni italiane degli ultimi anni.
Per chi cerca una narrazione intensa, provocatoria e profondamente umana, “L’Arte della Gioia” è una visione imprescindibile. Una serie che non si limita a raccontare una storia, ma che offre una riflessione potente sulla libertà, sul desiderio e sulla capacità di autodeterminarsi, rendendola un vero gioiello della serialità contemporanea.
La lunga gestazione del libro
Goliarda Sapienza ha iniziato il romanzo nel 1967 e lo ha terminato il 21 ottobre 1976, a Gaeta, con la revisione finale del marito Angelo Pellegrino. Lo scrisse completamente a mano e solitamente durante la mattina; il pomeriggio riceveva l’amica Pilù, a cui rileggeva quanto scritto e chiedeva consiglio. L’autrice riuscì a farne pubblicare solo la prima parte nel 1994 da Stampa Alternativa: da alcune case editrici, come Feltrinelli, venne giudicato troppo tradizionale, da altre troppo sperimentale e immorale. Fu Angelo Pellegrino a farlo pubblicare postumo a proprie spese nel 1998 (dopo 22 anni dalla stesura) e in un numero limitato di copie sempre da Stampa Alternativa. Nel 2001 la produttrice e dirigente di Rai Tre Loredana Rotondo dedicò una puntata del suo programma Vuoti di memoria alla scrittrice destando un certo interesse nei confronti del romanzo tale da permetterne una ristampa dalla casa editrice Stampa Alternativa.