Il concetto di manutenzione sembra non appartenere agli Italiani. Siamo bravissimi a progettare e spesso anche a realizzare nuove opere di varia natura per poi abbandonarle a se stesse.
Pensiamo alle opere pubbliche: dal dopoguerra ad oggi abbiamo realizzato importanti opere come strade, linee ferroviarie, viadotti, ponti, gallerie, centri congressi, centri commerciali, parchi, oasi, accomunati purtroppo da un cattivo stato di manutenzione. Per quanto riguarda le opere private e industriali la situazione non e molto diversa, basti pensare al recente caso della ILVA.
Tutti i giorni gli organi di stampa riportano notizie di incidenti ferroviari, strade franate, ponti crollati, incendi in centri congressi o centri commerciali, alberi caduti sia nei centri abitati, sia nelle oasi o parchi, incidenti in siti industriali. Ebbene tutti questi incidenti derivano fondamentalmente da un cattivo stato di manutenzione delle strutture o peggio, spesso, da una NON MANUTENZIONE degli stessi.
In generale per manutenzione si intende il complesso delle operazioni necessarie a conservare la conveniente funzionalità ed efficienza di qualcosa. Piu in dettaglio cosi recita Wikipedia:
“Da quando l’OCSE, nel 1963, diede una prima originale definizione di manutenzione, molte cose sono cambiate e, particolarmente nel corso degli anni ottanta, sono state formulate nuove teorie, non ancora compiutamente applicate.
In una delibera dell’OCSE del 1963, la manutenzione fu definita con: “S’intende per manutenzione quella funzione aziendale alla quale sono demandati il controllo costante degli impianti e l’insieme dei lavori di riparazione e revisione necessari ad assicurare il funzionamento regolare e il buono stato di conservazione degli impianti produttivi, dei servizi e delle attrezzature di stabilimento.”
Nel mondo della normazione queste trasformazioni sono passate pressoché inosservate al punto che la definizione più recente formulata dal Comitato Tecnico TC319 (2003) non rappresenta una evoluzione significativa rispetto a quella più antica formulata dall’OCSE (1963). La commissione manutenzione dell’UNI, oltre quindici anni fa, nella UNI 9910 poi UNI 10147, definì la manutenzione come “Combinazione di tutte le azioni tecniche ed amministrative, incluse le azioni di supervisione, volte a mantenere o a riportare una entità in uno stato in cui possa eseguire la funzione richiesta”.
Nel 2003 queste norme furono sostituite dalla UNI EN 13306, che definisce la manutenzione come “combinazione di tutte le azioni tecniche, amministrative e gestionali, previste durante il ciclo di vita di un’entità, destinate a mantenerla o riportarla in uno stato in cui possa eseguire la funzione richiesta”.
Nel 1970 la manutenzione fu recepita come “scienza della conservazione” e venne coniato per l’occasione un nuovo termine: terotecnologia (dal greco terein = conservare, prendesi cura di; che significa letteralmente “tecnologia della conservazione”). La British Standard Institution (ente normatore inglese fondato nel 1901) nel 1970 associò alla terotecnologia questa definizione: “La terotecnologia è una combinazione di direzione, finanza, ingegneria e altre discipline, applicate ai beni fisici per perseguire un economico costo del ciclo di vita ad esse relativo. Tale obiettivo è ottenuto con il progetto e l’applicazione della disponibilità e della manutenibilità agli impianti, alle macchine, alle attrezzature, ai fabbricati e alle strutture in genere, considerando la loro progettazione, installazione, manutenzione, miglioramento, rimpiazzo con tutti i conseguenti ritorni di informazioni sulla progettazione, le prestazioni e i costi.”
La definizione di terotecnologia è più ampia di quelle associate alla manutenzione fino a questo momento, ma contiene anche dei concetti che non sono propriamente manutentivi e si rivolge principalmente all’ambiente industriale.
Per contro questa definizione non può naturalmente recepire le evoluzioni che sono avvenute nel quarantennio successivo e che hanno coinvolto l’ambiente antropizzato nel suo insieme, con un mutuo scambio di esperienze e di culture fra settori apparentemente molto diversi fra loro e, in termini di funzionalità:
La manutenzione persegue obiettivi di fruibilità, conservazione e incremento del valore dei sistemi nel tempo, attraverso l’ingegnerizzazione del processo manutentivo con lo sviluppo di sistemi di diagnostica, l’analisi per processi, il miglioramento continuo, la pianificazione della manutenzione, quali fondamenti per un inedito miglioramento prestazionale dei processi di manutenzione, utilizzando una molteplicità di tecniche e di strumenti che appartengono principalmente al dominio dell’ingegneria, delle scienze naturali, della fisica, della chimica, della economia, della sociologia e del management.
La Manutenzione preventiva permette un notevole risparmio di costi rispetto agli interventi a guasto, permette il mantenimento degli standard di produzione sia in termini di tempi che di qualità evitando costi di ripresa o rilavorazione dei prodotti, garantendo la disponibilità degli impianti diminuendo le fermate per guasti imprevisti e i relativi costi di interrotta e mancata produzione. Senza pensare al risparmio sui costi dovuti alla consegna e sostituzione al cliente di materiali difettosi, alle penali per ritardata consegna, ai costi per la perdita di immagine fino ad arrivare ai mancati guadagni per perdita del cliente.
Per permettere tutto ciò è indispensabile avere, a seconda delle esigenze, personale adeguatamente formato:
– lo specialista di manutenzione in grado di:
- eseguire o far eseguire i piani di manutenzione secondo le strategie aziendali
- intervenire tempestivamente in caso di guasto o anomalia, assicurando l’efficacia dell’intervento di ripristino
- operare o far operare secondo le normative e le procedure relative alla sicurezza, alla salute delle persone e alla tutela dell’ambiente
- assicurare la disponibilità dei materiali, dei mezzi e delle attrezzature necessarie per l’esecuzione delle attività di manutenzione
- coordinare e/o soprintendere alle attività operative di manutenzione
- eseguire o far eseguire le attività operative di manutenzione in qualità
- utilizzare e far utilizzare i sistemi informativi e gli strumenti tecnologici
– il supervisore dei lavori di manutenzione e/o ingegnere di manutenzione in grado di:
- garantire l’attuazione delle strategie e delle politiche di manutenzione
- pianificare le attività di manutenzione di competenza, definendo e organizzando le risorse necessarie
- organizzare, gestire e sviluppare le risorse di manutenzione: personale, mezzi e attrezzature
- garantire il rispetto delle normative e delle procedure relative alla sicurezza, alla salute e all’ambiente
- controllare l’efficienza e l’efficacia tecnica ed economica delle attività di manutenzione
- partecipare al processo di gestione dei materiali tecnici e gestire le prestazioni di manutenzione
- operare nel campo dell’ingegneria di manutenzione, progettando, controllando e migliorando le attività di manutenzione
- utilizzare le conoscenze ingegneristiche e gli strumenti organizzativi per migliorare le attività di manutenzione
– il responsabile del servizio o della funzione manutenzione in grado di:
- definire e sviluppare le politiche di manutenzione in coerenza con le strategie aziendali
- definire i processi e gli strumenti a supporto della manutenzione
- definire, gestire e sviluppare il modello organizzativo della manutenzione
- garantire i livelli di disponibilità, affidabilità, sicurezza e qualità richiesti per l’intera vita utile dei beni
- assicurare la corretta gestione e il miglioramento continuo della manutenzione
- assicurare e controllare il rispetto del budget e del piano delle attività della manutenzione e lo stato dei beni
- definire le strategie, le politiche e i criteri per la gestione delle prestazioni e la definizione del fabbisogno dei materiali di manutenzione ´
Le definizioni riportate da Wikipedia sono chiare, complete e precise e le attività riportate, oltre ad essere frutto spesso di standard ormai consolidati a livello internazionale, sono quelle eseguite dai governi e dalle imprese dei Paesi più industrializzati ed evoluti. Purtroppo dai fatti di cronaca quotidiana del nostro Paese sembra di essere assai lontani non solo dall’applicazione di tali attività, ma spesso anche solo dalla acquisizione concettuale. Infatti, come già esposto, spesso vengono progettate e realizzate opere senza che ad esse segua alcun piano di manutenzione, che, viceversa, dovrebbe essere concepito e previsto già nella fase di progettazione al pari di tutte le altre attività.
Ritengo che si debba fare un passaggio culturale su questo punto ed inserire il tema della manutenzione con fermezza e con il dovuto approfondimento nei contenuti dei programmi scolastici sia degli istituti professionali, sia delle Università. L acquisizione culturale è alla base dei comportamenti futuri e quindi se vogliamo costruire una classe dirigente che sappia affrontare e risolvere i molteplici problemi della nostra società dobbiamo iniziare dalla formazione. Siamo oggettivamente in forte ritardo rispetto a molti altri Paesi a noi vicini e concorrenti (Paesi UE) anche perchè per percepire un reale cambiamento su questioni culturali ci vogliono molti anni (almeno una generazione), non ci sono scorciatoie, quindi tanto vale cominciare.
Ricordo un aneddoto molto significativo a questo proposito che ho acquisito in un recente viaggio in Austria a proposito del trattamento dei rifiuti e della raccolta differenziata. Mi hanno spiegato che oggi a Vienna la raccolta dei rifiuti è totalmente differenziata e a questo risultato sono giunti dopo un progetto iniziato 20 anni fa con l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado su come trattare i rifiuti. Ebbene oggi appunto, a distanza di 20 anni, nessuno si pone più il problema di come e dove lasciare i rifiuti perchè è diventato un automatismo in quanto i concetti sono stati completamente introiettati dalla nuova generazione e i relativi comportamenti sono diventati di uso comune.
Infine occorrerebbe rendere obbligatorio per legge l’inserimento di specifiche attività manutentive con relativi contratti ogni volta che si progetta una nuova opera, prodotto o servizio pubblico o privato (anche i siti web ad esempio che spesso sono obsoleti nel design, nelle funzionalità e nei programmi, ovvero quando si progettano giardini, etc.) senza i quali, semplicemente, i progetti non verrebbero approvati.