“Ma la primavera non lo sapeva e le gemme continuavano ad uscire…(Irene Vella, “La storia narrerà”).
Andare “oltre”, vedere quello che di buono può venire anche dalle esperienze più negative. Ecco come l’iniziativa #SocialExperience#Hello#BePositive ha aiutato un gruppo di persone molto diverse tra loro (artisti, giornalisti, professionisti, sportivi, volontari, gente comune) a contribuire alla costruzione di connotazioni valoriali di apprezzamento, crescita e insegnamenti per un’uscita “facilitata” dalla pandemia del Covid-19.
Premessa
“La storia siamo noi”, recita una canzone di Francesco De Gregori, “nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso…”.
Parto da qui, per questa mia breve testimonianza di un periodo che rimarrà nella storia del 2020, e nella nostra personale, nella quale ci siamo sentiti, malgrado tutto e in modi diversi, attori e protagonisti.
Durante il periodo di quarantena, come tutti, ho riorganizzato il mio tempo in maniera adatta a dare il giusto senso alle lunghe, lunghissime giornate passate in totale solitudine in un bell’appartamento di Milano, dotato per mia fortuna, di un grande balcone che si affaccia sul giardino condominiale, valvola di sfogo anche per quel minimo di attività fisica allora consentita. Ma ero connessa, 24×7, con il mondo esterno grazie alla tecnologia e ho così potuto seguire le varie iniziative social nate fin dall’inizio della pandemia per cercare di affrontare in un’ottica collettiva e non di chiusura il clima che dopo 100 anni, ci siamo tutti trovati ad affrontare. Si, perché come avevo già scritto nell’articolo pubblicato nel numero precedente della rivista, per la prima volta dopo un secolo, ci siamo dovuti sperimentare in una situazione che avrebbe modificato quasi totalmente il nostro modo di vivere, lavorare, consumare, viaggiare, gestire le relazioni umane (sia quelle vicine sia quelle a distanza), proprio quando noi fortunati del cosiddetto “primo mondo”, davamo tutto ormai per scontato. La pandemia ci ha fatto comprendere – e personalmente ribadisco per fortuna – tutta la nostra fragilità e precarietà, riportandoci anche a una necessaria revisione dei nostri modi di vivere.
Resilienza
Anch’io, naturalmente, verso il 10-15 marzo (in Lombardia le prime restrizioni erano state introdotte già dal 23 febbraio), avevo cominciato a interrogarmi sui miei stati d’animo ed ero rimasta molto colpita da due scritti. Il primo era la bellissima poesia di Irene Vella, “La storia narrerà” pubblicata anche da Caos Management nel numero scorso, che partendo dal riconoscimento della paura conclude con un inno alla vita; il secondo, un lungo scritto di un’amica psicologa a cui sono molto affezionata, che con la sua famiglia vive e condivide l’esperienza della sclerosi multipla. Anna Adduci in quei giorni ammetteva di provare paura, quel sentimento di cui a volte ci si vergogna, ma che tutti noi abbiamo attraversato e continuiamo ad attraversare nelle nostre vite e che a volte, o anche spesso, ci ha bloccato e/o costretto a rivedere i nostri progetti. Scriveva una domenica mattina Anna, “…Io provo paura. E anche un po’ di rabbia. Chi mi conosce sa bene quanto io sia sanguigna, magari è un po’ meno abituato a sentirmi dire che ho paura. Beh…oltre ad essere arrabbiata, ho paura. Che poi la mia rabbia è conseguente alla mia paura, ma tralascerei questi dettagli da psicologi. Lo scrivo urlando perché qua sembra che tutti si debba essere per forza positivi e maniacali. Andrà tutto bene riecheggia ovunque, fino alla nausea quasi… Perché non sono mai stata capace di negarla la paura. E questa credo sia stata forse la mia fortuna. Di cose brutte non me ne sono successe poche. E se le ho superate è perché ho avuto il coraggio di avere paura”.
Queste affermazioni, in particolare, erano dettate dalla constatazione che troppe persone, in quei giorni, si ostinavano a dire e a scrivere come un mantra “andrà tutto bene”, quando i fatti dicevano il contrario e, anzi, troppi cittadini non erano consapevoli della corresponsabilità di ognuno di noi nell’evitare la diffusione del virus, essendo noi i veicoli principali. Tralasciando, volutamente, le prese di posizioni dei negazionisti. E il suo scritto proseguiva: “Non andrà tutto bene. Non sta andando tutto bene. Qualcosa sta accadendo. Prendiamoci questi giorni per essere la parte migliore di noi. Lo dico a me stessa innanzitutto. Dobbiamo avere il coraggio di avere paura, di guardarla in faccia, per combatterla. Non basta nascondersi dietro a un ‘andrà tutto bene’. Questi giorni non sono un tempo di attesa, terminato il quale ricominceremo. Dovrebbero essere ben di più. Questi giorni possono essere un tempo da spremere, per mettere ordine, non solo negli armadi.”
Ecco allora che alcune delle iniziative social hanno accolto questo stimolo a “mettere ordine” nelle nostre vita, a provare a dare segnali positivi, non momentanei, ma anche di respiRo. Tra queste ho scelto quella di Maria Lucia Caspani, una collega giornalista di Milano, una professionista della comunicazione che ha deciso di dare una svolta a quel clima di paura e ansia che si era creato dopo il primo periodo di quarantena, dando vita a “#Hello#BePositive”, una brillante SocialExperience da lei ideata e gestita, per dare voce a persone che avevano fatti positivi da raccontare, anche durante quel periodo. Ricorda nella sua presentazione Maria Lucia “Storie di welfare, collaboration, occasioni preziose, curiosità, comportamenti, idee resilienti, sogni, emozioni, un mese in giro per il mondo con esperienze importanti e interessanti, un’iniziativa lanciata in contemporanea su Instagram, Twitter e Facebook dal 4 maggio al 6 giugno 2020. All’inizio si trattava di informazioni istituzionali di diffuso interesse collettivo certe, validate e provenienti da fonti certificate. Ma poi, ad un certo punto delle mie riflessioni, mi sono ancorata a messaggio potente, ascoltato in radio, di un imprenditore che diceva ai suoi dipendenti… passerà”.
Questa differenza di atteggiamento e di prospettiva ha così permesso di testimoniare, al di là degli slogan e dei canti iniziali, che in effetti, bisognava impegnarsi per riuscire a superare l’impasse di paura e di immobilismo che inizialmente aveva colto tutti noi, quel sentimento di solitudine e quella cosiddetta “sindrome della grotta”.
Anche Ruben Razzante, docente di Diritto dell’Informazione all’Università Cattolica e all’Università Lumsa di Roma, ideatore del portale istituzionale www.dirittodellinformazione.it aveva deciso di dare voce, nella sezione GoodNews, all’iniziativa #SocialExperience#Hello#BePositive testimoniandone la positività. Scriveva Razzante “Spicca un dinamico “dreamteam” che scrive dal Giappone, Singapore, Serbia, Guyana Francese, Stati Uniti, Lussemburgo, Emilia Romagna, Basilicata, Sicilia, Calabria, Umbria, Veneto, Piemonte e Lombardia, con videomessaggi postati che riflettono generosi aspetti donativi vissuti in questa complessa e frastornata situazione e si caratterizzano per almeno un fatto positivo accaduto a ciascun partecipante”, proseguendo “perché accentuare esempi positivi significa rinforzare speranze e potenziare energie per la ripresa. Questo laboratorio di sociologia instant evidenzia un interessante format con preziosi ed efficaci spunti di ricerca, in primis cittadini che diventano Brand Ambassador per incoraggiare i turisti a visitare l’Italia. Molteplici altri temi sono tratteggiati nei video prodotti: welfare, healthcare, nutrizioni, food, bioricette, edutainmente, elearning e coaching, sviluppo idee resilienti, sostenibili e creative, cross fertilization, engagement, UserExperience Design, internalizzazione, sport, curiosità, costume, knitting (lavori a maglia, punto su punto), sogni, melodie d’opera ed emozioni. Tutti pilastri di leadership virtuosa, di responsabilità sociale e inclinazione alla gratitudine, elementi che prospettano un innovativo e coinvolgente approfondimento socio-culturale.”
Tra i primi esempi positivi di persone che, nel ruolo di attori in prima linea, hanno saputo affrontare la situazione, mi fa piacere ricordare il mio medico di base, Luca Ferla, un professionista di 43 anni (e non a caso uso il termine “professionista”) che ha preso subito l’iniziativa, il giorno 23 febbraio, anche in mancanza di indicazioni cogenti da parte dell’ATS (acronimo lombardo per Agenzia di Tutela della Salute) di inviare agli assistiti di cui possiede l’indirizzo email un avviso su quello che stava accadendo, fornendo le prime informazioni sulle misure emergenziali che si stavano predisponendo e invitando i propri pazienti ad assumere da subito in modo più stretto tutte le misure di precauzione per evitare il diffondersi dell’infezione, misure che, di fatto, coincidono con le buone pratiche cliniche, che sarebbe sempre opportuno mettere in atto in caso di rischio (ad esempio in caso di epidemie influenzali).
Nell’immagine è riportato l’elenco completo delle persone coinvolte da Maria Lucia, tra le quali ne indico solo alcune, a puro titolo esemplificativo, scusandomi con chi non è citato e invitando i lettori ad andare a rivedere tutti i contributi. Ed è un altro medico di base di Milano, Camilla Gilardi, appassionata di sport invernali e della montagna, che nell’ambito dei video raccolti fornisce messaggi di rassicurazione e di sollecitazione a reagire positivamente, pur nella consapevolezza della fragilità che il sistema sanitario lombardo stava dimostrando in quella delicatissima fase. E poi Alberto Pettene, studente quindicenne di Treviso, Milena Stajevki, sarta e cuoca provetta di Milano, che si è attivata nella produzione di mascherine fashion, Marika Lavieri, soprano, accompagnata dal compositore Gianfranco Messina (costretti a stare per mesi lontano dai teatri) che nel video condiviso ci fanno ritrovare tutte le emozioni delle melodie del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, come incitazione a immaginare di superare la contingenza della pandemia. E poi Luigi Marino, direttore responsabile medico team Esa presso base spaziale di Kourou, in Guyana Francese, in occasione lancio razzo Vega.