Questa cosa di festeggiare gli anniversari, le date, ad un anarchico tenue, secondo una definizione di me di un carissimo amico che accetto volentieri, da’ una sensazione banale e stupida. E questa una delle cose convenzionali che non mi piacciono. Ma tant’è, eccomi qua a mandare online il primo numero di caosmanagement dell’undicesimo anno.
Per una recente iniziativa con “Edizioni La Camera Verde” di Giovanni Andrea Semerano ho risposto ad una serie di domande di Marco Perri, che ne cura l’edizione, a mo’ d’intervista di cui mi piace riportare alcuni stralci:
Il nome è abbastanza suggestivo (Il Caos Management), ha un significato particolare?
Bè, direi di si. È strettamente connesso alla Teoria del Caos la quale poi è alla base della Teoria delle Catastrofi. Il Caos e le Catastrofi descrivono passaggi di stato bruschi tra situazioni di stabilità strutturale, non vi è più una situazione lineare che da A porta a B, si viene a creare invece una dinamica circolare tale per cui da A si passa a B che influenza C la quale è causa di A. Ogni evento è in grado di generare effetti positivi e negativi sulle cose, guardando le cose a questo modo ci si trova davanti un sistema altamente complesso e la complessità necessita di uno sguardo più largo, flessibile, dinamico. Il pensiero sistemico può essere questo tipo di sguardo.
Vorrei che tu ci spiegassi cos’è il Pensiero Sistemico e ancor di più il modo in cui è possibile metterlo in relazione col management e più in generale con la gestione di un’azienda.
Il Pensiero Sistemico ha origini antichissime nella storia del Pensiero occidentale, lo si può far risalire ad Aristotele e ai primi pitagorici, più in generale lo si può far risalire alle prime riflessioni sulla dicotomia Forma/Sostanza. Viene poi ripreso in ambito scientifico nei primi anni del 900’ per indagare un’altra dicotomia, quella Struttura/Sistema. Il fatto è che fin dalla scuola noi siamo abituati a scomporre le cose complesse in entità più semplici perché altrimenti non riusciremmo a comprenderle, è un processo di analisi che sicuramente ha la sua dignità e il suo grado di successo ma a lungo andare finisce per farci considerare le varie parti come delle entità a se stanti, astratte, del tutto slegate dalla complessità dalla quale li abbiamo isolati. Il Pensiero Sistemico invita a considerare ogni evento come se fosse (e realmente lo è!) in connessione con altri, ci invita in ultima analisi a considerare la struttura sottostante gli eventi. Qualsiasi entità, da una molecola ad un insieme di galassie, è al tempo stesso un sistema composto di elementi più piccoli, e un elemento di un sistema più grande. Un essere umano è un sistema complesso formato di cellule e organi, ma forma altri sistemi, dalla famiglia al reparto di lavoro, al circolo sportivo, alla parrocchia o al quartiere. Anche le organizzazioni sono sistemi, o sistemi di sistemi.
Risulta ora evidente come questo modo di approcciarsi alle cose può risultare di grande utilità nella gestione aziendale. Il manager sistemico non si occupa solo degli obiettivi da raggiungere ma si interessa anche dei processi che sono in grado di fargli raggiungere tali obiettivi, per usare un’immagine dato che siamo in tema, non guarda all’albero ma alla foresta intera.
Mi sembra di poter affermare, che ci sia una forte linea di continuità tra il tuo operare artistico e il lavoro manageriale che contemporaneamente hai sempre svolto, e credo che si possa così riassumere: un forte senso della responsabilità per le cose che si fanno e contemporaneamente ( e per niente in contraddizione con la prima linea) una grande libertà nel fare. Questa libertà si respira nelle tue opere così come nel modo in cui hai deciso di declinare la tua attività lavorativa e ancor di più, sempre in campo artistico, nella facilità che hai avuto e che hai nel passare dal cinema al teatro sempre prestando attenzione alle specificità che contraddistinguono le diverse forme.
Onestamente non ho mai riflettuto su quanto mi stai dicendo, ma può darsi che sia così. Tu vedi una linea di continuità tra i due mondi nei quali ho vissuto e articolato il mio modo di essere al mondo e può darsi che sia così. Per conto mio ho sempre voluto vivere tenendo fede ad un famoso detto napoletano che tu, da uomo del Sud come me, dovresti conoscere: “Tre so i potienti: ò Papa, ò Rrè e chi non tiene niente!”, chiaramente non sono mai stato né Papa né tanto meno Re. Sicuramente una continuità, nel mio modo di agire tra queste due realtà, ci sarà anche solo per il fatto che sono sempre io ad agire e può darsi che questa continuità sia riscontrabile in ciò che tu hai evidenziato, in ultima analisi un certo valore etico. A me interessava essere libero e vivere liberamente, ………….
La storia della rivista sta da un’altra parte. Ho cercato sempre di guardare avanti. Ed oggi mi va di parlare di qualcosa che ho scoperto solo qualche mese fa pur avendola sempre in mente da molti anni, fin dai tempi della mia esperienza olivettiana. Holacrazia. Mi riprometto di parlarne, non solo sulla rivista, in maniera più completa più avanti.
Holacrazia deriva da holarchia, dal greco holos “il tutto”. Gli holoni che formano l’holarchia sono unità autonome ed autosufficienti ma che anche dipendono dal tutto di cui fanno parte. In altri termini l’holarchia è un insieme di parti che si autoregolano, quindi autonome, e nello stesso tempo funzionanti come parte di un tutto. Conosciamo già il sistema di governance che va sotto il nome di Sociocrazia abbastanza popolare nel secolo scorso.
Holacrazia è il nuovo sistema operativo per ogni tipo di organizzazione. Niente più gerarchie, niente più delega e controllo, niente più dirigenti ed impiegati, niente più distribuzione de poteri, orari d’ingresso e d’uscita, niente più esecutori di ordini. Tutti partners. E non è tutto nuovo, conosciamo tutti la stakeholder theory. Il processo non è però la gestione delle persone, da parte delle persone, per le persone, ma piuttosto la gestione dell’organizzazione, per mezzo delle persone, per uno scopo che deve essere chiaro ed esplicito. Questo permette la massima espressione creativa. Non è più sufficiente che gli holoni quindi siano motivati ma è necessario che essi siano coinvolti.
Nel breakfast con uova e pancetta fritte la gallina è motivata, il maiale è coinvolto.