Tutte le cose cominciarono secondo un ordine, secondo un ordine avranno termine e allo stesso modo ricominceranno da capo; secondo il legislatore dell’ordine e la misteriosa matematica della città celeste
Thomas Browne
Riprendo integralmente il titolo di un libro pubblicato due decenni fa da Francesco Varanini con l’editore Marsilio, rivisto, arricchito e ripubblicato più recentemente con altra casa editrice[1]. In questo articolo si riportano alcune esperienze letterarie del citato libro e qualche mia integrazione autorale, narrativa e teorica.
Il problema è questo: il management è allo stesso tempo scienza e arte; pianificazione (o programmazione) ma anche inventiva, controlli e allo stesso tempo creatività, obiettivi e sogno, incertezza e ricerca. Non a caso l’imprenditore ha preceduto il manager e il leader gli succede. Più si dematerializzano i processi produttivi, più le competenze diventano soft e le strategie interdisciplinari. Nel tempo il management è diventato esercizio di polymatia in quanto solo una pluralità di approcci e competenze consente alle imprese la “navigazione a vista”. La stessa filosofia può essere una bussola per il manager.
Sorgono, dunque, delle domande.
La letteratura può essere una “storia” per l’impresa? Un racconto o un romanzo possono creare una nuova visione di impresa (per il management)? E a livello macro, possono incidere sulla comprensione e ridefinizione dei paradigmi economici (da parte della politica)? Come si vedrà i romanzi di Kafka costituiscono una lettura, ante litteram, di problematiche organizzative (e sistemiche) che hanno marcato il XX sec. e non ancora risolte.
In questo senso la letteratura può insegnare molto all’impresa: come superare le crisi? Quale modello di sviluppo intraprendere? Quanto vale un regolamento? Ma anche i “limiti della crescita” e la “vulnerabilità dei sistemi”. Da Joseph Conrad (Il Tifone) a Blaise Cendrars (L’Oro), da Antoine de Saint-Exupéry (Volo di notte) a Julio Cortàzar (L’autostrada del sud), da William Gibson (La notte che bruciammo Chrome) a Jorge Luis Borges (La lotteria a Babilonia). Storie e metafore che accompagnano imprese, manager e dipendenti nel loro percorso aziendale fatto di decisioni e tecnologia, incertezza, crescita e decadimento, innovazione e leadership, limiti e valore dell’informale, opportunità e fragilità del fare impresa.
Se la crisi (e il cambiamento) è il paradigma dell’attualità, Il Tifone (Conrad) è la storia del capitano di un piroscafo che all’avvicinarsi di una tempesta (la crisi), dinanzi alla perplessità del suo secondo e dell’equipaggio, sceglie la strategia inusuale (per i vecchi schemi della marineria eroica) dell’attraversamento piuttosto che l’aggiramento della tempesta. Puntando sulla tecnologia della moderna nave a motore (l’efficienza); introducendo così un nuovo modello di comportamento organizzativo, un cambiamento rispetto alla crisi, quello della sfida (umana) e del coraggio (tecnologico), necessari adeguamenti nel mondo moderno scandito dal progresso e dal vincolo degli obiettivi o risultati organizzativi.
Ma se il problema è superare la crisi attraverso il cambiamento, che strada scegliere? Il miraggio del successo o la concretezza di un nuovo modello di sviluppo? Nell’Or (Cendrars) è narrata la colonizzazione nell’epopea del West. Il messaggio è quello dell’edificazione, dopo lo sradicamento e l’approdo nel nuovo mondo, della crescita e della pace del successo, cui segue il caso come fattore critico, la catastrofe, la rovina e l’abbandono dell’impresa. È una parabola tipica contrassegnata dal non prevedibile, dall’ambiente come fonte di incertezza. Ma l’insegnamento più profondo (e più utile ai nostri fini) è quello sul modello di sviluppo, centrato, nella prima fase, quella della crescita, sul lavoro, sulla tenacia, sul coraggio e creatività (la colonizzazione e commercializzazione del territorio); viceversa, nella seconda fase, la parabola è il declino, basato sull’avventura, la speculazione e la volatilità dell’impresa (con la ricerca dell’oro).
Bisogna poi considerare che le “regole” sono il fondamento delle organizzazioni; sia tecniche che morali, il core business dell’impresa, il limite oltre il quale l’organizzazione si dissolve. In Volo di notte (Antoine de Saint-Exupéry) si racconta, appunto, “la forza del regolamento”; il difficile processo di creazione o fondazione delle organizzazioni esplorative. Con la storia della sofferta affermazione del volo commerciale, del Corriere postale in America Latina, del suo inflessibile direttore Rivière, che sente l’ineluttabilità dello sviluppo del trasporto aereo. Siamo verso la metà del ‘900, e a partire dall’ostilità del contesto ambientale, con la necessità di sviluppare il volo anche di notte, egli forza tecnologia, uomini e strutture oltre i limiti, attraverso, appunto, la “forza del regolamento”. La fede di Rivière e il sacrificio dei suoi uomini serviranno a costruire la rete della Compagnia, a sedimentare i comportamenti organizzativi necessari, le esperienze e la tecnologia atta a sviluppare il volo commerciale, a creare un’impresa che non c’era. Una nuova organizzazione, attraverso una tecnologia emergente come il trasporto aereo.
Oggi siamo tutti consapevoli che un certo modello di sviluppo (il neo-liberismo) stia disgregando le società e deteriorando l’ecosistema in cui viviamo e la nuova frontiera (dello stesso capitalismo) è lo “sviluppo sostenibile”, in grado di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili della crescita: economica, sociale e ambientale, e che non bisogna superare i “limiti di velocità” come in Autostrada del sud (Cortàzar); una storia di crisi a partire da una mutazione culturale. In piena espansione dell’industria e del consumo automobilistico, in Francia negli anni ’60, al rientro da un Week-end, sull’autostrada che riporta a Parigi, le auto (e gli automobilisti) vengono coinvolti in un gigantesco ingorgo del quale è ignoto il motivo e che durerà più giorni. Gli automobilisti sono progressivamente costretti a reagire a quest’emergenza inventando letteralmente forme (sociali) di convivenza (l’organizzazione informale). Improvvisamente il blocco si scioglie, la marcia riprende, lasciando però nei protagonisti (o nelle vittime) il ricordo piacevole (o spiacevole) di un’avventura (o disavventura) che (anche solo per un momento) li ha (ri)visti protagonisti della loro vita. La lezione è che l’attività sociale deve porsi dei limiti allo sviluppo e una maggiore attenzione alla sua qualità, altrimenti rischia continuamente la crisi del sistema sul piano strutturale, e quel che è peggio, la crisi dell’identità e delle relazioni dei suoi soggetti.
D’altronde, viviamo in un mondo oramai in via di digitalizzazione (globale) e spesso non cogliamo, in anticipo, i pericoli personali (salute e sicurezza dei lavoratori), sociali (compromissione dell’individualità, responsabilità sociale che viene tendenzialmente trasferita dall’uomo alla macchina) e aziendale (la sicurezza dei dati). A quest’ultimo proposito, La notte che bruciammo Chrome (William Gibson) è la metafora della potenzialità e della vulnerabilità della “rete”. La storia di un attacco di hacker ad una grande Corporation virtuale (e criminale), il cui sistema informatico o telematico viene violato in una manciata di minuti, le sue risorse sottratte e in parte (socialmente) redistribuite, attraverso la stessa rete. Nel nuovo sistema economico e tecnologico, le informazioni sono la fonte del potere, insieme ai codici di accesso al nuovo linguaggio della rete. Il successo e l’instabilità la regola di questo nuovo mondo digitale, che non ha ancora regole certe e a cui bisognerà darle (insieme ad un’etica). L’abilità, la velocità e l’intuizione sono le (stesse) tecniche per navigare (o violare) la rete. Non bisogna infine dimenticare che dietro il mondo virtuale, immagini, dati, informazioni, la rete ha sempre la sua interfaccia reale o sociale, modellata (o violata) dalla attività umana.
Anche il più grande poeta del ‘900 (Borges) può testimoniare con la sua inestinguibile arte due processi fondamentali: la creazione dell’impresa e l’attuale economia di mercato neo-liberista, attraverso due racconti esemplari: il “sogno” (Le rovine circolari) e l’”incubo” (La lotteria a Babilonia). Nel primo caso, un uomo sbarca su un’isola e vuole provare in tutti i modi a creare una persona sognandola. Scrive Borges, “Il proposito che lo guidava non era impossibile, anche se certamente sovrannaturale. Voleva sognare un uomo: voleva sognarlo, con minuziosa completezza e imporlo nella realtà. Mentre “Nel secondo racconto, prima citato, si descrive la vita nella vecchia e mitica città Babilonia, dove tutto ciò che accade, grandi cose o piccole cose, è determinato da una “lotteria” onnicomprensiva (un vero e proprio enigma penale in quanto il caso è fonte di diritto). Se, nel primo racconto, la consapevolezza dell’organizzazione perfetta si rivela al protagonista come fallace, solo il “sogno di un altro uomo”; come non pensare che la “Lotteria di Babilonia” è un inserimento del caso nell’ordine mondiale e che accettare gli errori non contraddice il destino: anzi è rafforzato da esso”[2]. Nel racconto si narra di un gioco a premi che, inizialmente istituito con le caratteristiche di una normale lotteria, si estende gradualmente fino a determinare, attraverso estrazioni casuali, l’intera esistenza dei cittadini del paese ove si svolgeva, a causa di una partecipazione obbligatoria e universale. Qualcosa di simile può avvenire, almeno idealmente, con la Borsa. Qui, in maniera ancora meno democratica che nella lotteria borgesiana, ci troviamo di fronte a un gioco a cui partecipano direttamente pochi giocatori (e pochissime aziende che ne tengono le fila e che, tendenzialmente, come il banco al casinò, vincono sempre) ma i cui effetti si ripercuotono sull’intera umanità [3].
La letteratura e le arti sono le uniche discipline in grado di uscire dal “solco” della convenzionalità e confort delle vecchie “regole” del management alla ricerca di nuove strade e percorsi che possano riconciliare l’uomo con la tecnica in un nuovo (e più avanzato) umanesimo organizzativo.
[1] KKIEN Enterprise Sistemi di Formazione Integrata, Collana UnConventional Training, 2014. KKIEN Enterprise Sistemi di Formazione Integrata | LinkedIn
[2] Jorge L. Borges, FINZIONI, Biblioteca Adelphi, 2003.
[3] Giacomo Bottos, La lotteria di Babilonia, in Italianieuropei 4/2012.