(I) – La corruzione costituisce un deteriore fenomeno con un costo economico, sociale, politico, che insidia le Istituzioni in tutti i Paesi, inaccettabile sotto il profilo etico, determina una serie di effetti distorsivi sulle competizioni e impatta sullo sviluppo sostenibile mondiale. Per poveri, donne, gruppi vulnerabili, minoranze, la corruzione incide su parità e aggrava disuguaglianze. Di solito si associa tra l’altro ad un uso improprio del potere.
Ci sono Paesi dove la corruzione è endemica al punto tale da essere considerata come qualcosa di socialmente accettabile e comunque inevitabile.
Non solo si manifesta in molte forme, ma vanno messi in conto anche specifici danni revenienti a cascata: ad es. in alcuni paesi africani (Tanzania, Kenia, Sud Africa) la corruzione dei funzionari, che impedisce di fatto un reale contrasto al flagello del bracconaggio per il commercio illegale dell’avorio , sta di fatto contribuendo all’estinzione di elefanti e rinoceronti.
L’ANAC-Autorità Nazionale Anticorruzione definisce la corruzione “in senso proprio” (deliberazione n. 164 del 13 novembre 2019) come il comportamento soggettivo ”improprio di un funzionario che, al fine di curare un interesse proprio o un interesse particolare di terzi assuma (o concorra all’adozione ) di una decisione pubblica, deviando, in cambio di un vantaggio (economico o meno) dai propri doveri d’ufficio.” Nell’ordinamento penale italiano la corruzione non coincide con i soli reati strettamente definiti come corruttivi, ma comprende anche reati relativi ad atti qualificati dalla legge come “condotte di natura corruttiva”.
“Germe distruttivo della società civile”, è qualificata dal Presidente Mattarella (Messaggio del 19 agosto 2015, Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione). Perfino nella Chiesa cattolica la corruzione “è un male antico che si tramanda e si trasforma nei secoli” (Papa Francesco, ADNKROS 30 ottobre 2020).
I corrotti e i loro corruttori sono “ladri del futuro delle prossime generazioni”, ha affermato il Ministro della Giustizia Marta Cartabia nel suo intervento (giugno 2021) alla prima Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dedicata alla lotta contro la corruzione (“Special session of the GA on Challenges and Measures to Prevent and Combat Corruption and Strengthen International Cooperation”).
“La corruzione corrode la fiducia pubblica, ostacola una governance efficace, distorce i mercati e l’accesso equo ai servizi, mina gli sforzi di sviluppo, contribuisce alla fragilità nazionale, all’estremismo e alla migrazione, fornisce ai leader autoritari un mezzo per minare le democrazie in tutto il mondo”, questo l’esordio del Presidente Biden, prima del viaggio in Europa e l’incontro del G7, nel Memorandum del 3 giugno 2021 per la lotta alla corruzione (Memorandum on Establishing the Fight Against Corruption as a Core United States National Security Interest).
La corruzione implica una condotta plurisoggettiva e può realizzarsi ovunque : governo, tribunali, partiti politici, business, sport, sanità, settore militare e finanche nel non-profit. Si deve parlare oggi di “corruzione organizzata”, essendosi evoluta in forme più complesse e sofisticate che in passato, diffusa e interconnessa con il mondo degli affari e con la criminalità organizzata e con nuove aree di rischio.
Nel sondaggio “Special Eurobarometer 502” per conto della Commissione UE, pubblicato a giugno 2020, i dati relativi all’Italia evidenziano che l’88% degli intervistati (contro una media UE del 71 %) considera la corruzione diffusa nel Paese; presente nelle istituzioni pubbliche, nella politica, a livello nazionale, regionale e locale (oltre il 50% ); non adeguatamente sanzionata (71%); connaturata al mondo degli affari (84%); aumentata negli ultimi tre anni (47%). Il 35% si sente personalmente danneggiato dalla corruzione nel quotidiano (contro una media europea del 26%) ed è opinione del 79 % che legami troppo stretti tra politica e affari inducano alla corruzione .
Dal sondaggio “Flash Barometer 482”, condotto tra le imprese nel dicembre 2019 (Business attitudes towards corruption in UE), si evince che solo per il 37% (in Italia 54%) la corruzione costituisce un problema per l’attività di impresa in Italia, mentre preoccupano maggiormente (specie nel settore sanitario e farmaceutico) aspetti fiscali e continue modifiche delle normative (63%, in Italia 90%).
Le imprese intervistate valutano anche che nel Paese la corruzione sia diffusa (63%, in Italia 91%); alteri la competizione con un effetto distorsivo per il business (71%, in Italia 90%); sia elevata nel settore degli appalti pubblici (53%); per avere successo in affari occorra un collegamento con la politica (40%, in Italia 61%).
(II) – Tra i principali strumenti globali per contrapporsi alla corruzione, che si supportano e si completano reciprocamente, vanno annoverati:
-la Convenzione OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali (Combating Bribery of Foreign Public Officials in International Transactions) del dicembre 1997. In seno all’OCSE opera dal 1994 il Working Group on Bribery (WGB) deputato all’attuazione della Convenzione.
Il 26 novembre scorso il Consiglio OCSE ha adottato la “2021 Anti-Bribery Recommendation“ per la fissazione di nuove misure per la implementazione della Convenzione (tra le altre rafforzare la cooperazione all’estero, affrontare il lato della domanda di corruzione all’estero). Inoltre, a dicembre scorso ha anche lanciato gli “Indicatori di Integrità Pubblica” (OCSE PII), nuovo parametro di riferimento per misurare la resilienza dei Governi ai rischi di corruzione;
-il Global Compact delle Nazioni Unite, nato nel Forum di Davis del 1999, iniziativa strategica per promuovere un’economia globale sostenibile condividendo dieci principi su diritti umani, standard lavorativi, ambiente, contrasto alla corruzione. Il decimo Principio impegna tutte le aziende a combattere la corruzione in tutte le sue forme;
-la “Convenzione ONU contro la criminalità organizzata transnazionale” (UNTOC – Palermo, dicembre 2000);
-la “Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione” (UNCAC – Merida, dicembre 2003).
Con la Risoluzione S-321/1 nella sessione speciale dell’Assemblea ONU del 2 giugno 2021 contro la corruzione e con la Dichiarazione di Sharm el Sheikh nella 9a Conferenza degli Stati Parti della Convenzione (13-17/12/2021,Egitto) è stato riaffermato l’impegno “to effectively addressing challenges and implementing measures to prevent and combat corruption and strengthen international cooperation.”
Ogni anno il 9 dicembre il Programma delle Nazione Unite per lo sviluppo – UNDP organizza l’International Anti-corruption Day. Quello del 9 dicembre scorso ha avuto per tema i diritti e le responsabilità dell’individuo: “Your right your role : Say no corruption” (Il tuo diritto, il tuo ruolo: dì no alla corruzione);
– la “Criminal Law Convention on Corruption“ del Consiglio d’Europa (1999). L’art. 2 della Convenzione civile (che ha fatto seguito a quella penale) definisce la corruzione ”richiedere, offrire, dare o accettare, direttamente o indirettamente, una tangente o altro vantaggio indebito o promettere gli stessi, che distorce il corretto adempimento di una funzione…”;
-Il GRECO (Groupe d’états contre la corruption), organismo istituito dal Consiglio d’Europa, che include anche Stati non partecipanti al Consiglio tra cui Stati Uniti. L’Italia ha aderito dal giugno 2007. Monitora il livello di conformità delle legislazioni dei partecipanti agli standards anticorruzione del Consiglio.
In occasione della giornata anticorruzione il Presidente del Greco ha dichiarato che i rischi di corruzione legati alla pandemia rimangono elevati, soprattutto nel settore sanitario e nell’azione dei governi volta ad affrontare il suo impatto, ma nonostante l’eccezionalità della situazione, è cruciale che i governi agiscano nel pieno rispetto della legge e basino tutte le loro azioni sui principi di trasparenza, di supervisione e di responsabilità;
– il G20 Anticorruption Working Group (ACWG) – attivo dal 2010 – costituito in occasione del summit di Toronto. Il Forum del G20 annovera l’80% del PIL mondiale. Il Gruppo ACWG predispone indirizzi di policy per le misure contro la corruzione;
– il Protocollo d’intesa del 12 maggio 2016 tra l’OCSE l’ANAC, accordo quadro per la reciproca collaborazione;
– il Facti Panel (High-level Panel on International Financial Accountability, Transparency and Integrity for achieving the 2030 Agenda), istituito in ambito ONU nel marzo 2020 a seguito della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 74/2006 (del 1949). L’impegno contro le attività illecite e la promozione della trasparenza è stabilito nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, Piano d’azione firmato dai Paesi membri delle Nazioni Unite. La task-force ha presentato il suo primo Rapporto nel febbraio 2021 (su dati 2020), mirato soprattutto sui flussi finanziari illeciti.
– il Memorandum d’intesa del dicembre 2020 (in aggiornamento dell’ accordo del 1962) tra Consiglio d’Europa e OCSE per la cooperazione tra le due organizzazioni.
(III) – In Italia si registra una crescente maturità e una maggior attenzione nel pubblico e nel privato al tema della corruzione e una continua revisione del nostro sistema normativo correlato, come testimoniano tra l’altro:
- la legge 190 /2012 (c.d. legge Severino, Prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione) e la legge 179 /2017 che ha integrato per i lavoratori del settore privato la disciplina a tutela degli informatori di illeciti;
– il sistema di prevenzione della corruzione, coordinato a livello nazionale con il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA) a cura dell’ANAC – come atto generale di indirizzo – e a livello decentrato con i Piani triennali di prevenzione della corruzione e della trasparenza dei singoli Enti (legge 190/2012). L’ANAC il 22 gennaio 2022 ha approvato il Piano Triennale 2022-2024 di prevenzione, posto in consultazione pubblica fino al 4 marzo. Con il D.L. 80/2021 convertito nella L. 113/2021 si è dato corso alla riforma delle modalità di pianificazione e programmazione strategica della P.A. (Piano Integrato di Attività e Organizzazione);
– la trasparenza dell’azione amministrativa: dal 2016 è consentito al cittadino l’accesso generalizzato ai documenti della P.A . (Diritto di accesso civico – FOIA – Freedom of Information Act, D.L. 97/2016);
– la legge 9 gennaio 2019, n. 3 (c.d. legge “spazza corrotti” , che denota un orientamento sanzionatorio piuttosto che di prevenzione);
– i meccanismi di prevenzione previsti dal D.Lgs. 39/2013 con le “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati a controllo pubblico”.
Attualmente nel PNRR (Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza) tra le Riforme abilitanti è stata inclusa la “Abrogazione e revisione di norme che alimentano la corruzione”.
E’ stato rilevato che la corruzione può trovare alimento nell’eccesso e nella complicazione delle leggi, per cui si deve procedere ad una semplificazione normativa, in particolare per le leggi 190/212 e 39/2013. Per la trasparenza si procederà in via amministrativa alla realizzazione di una unica piattaforma in modo tale da predisporre un unico accesso alle informazioni pubbliche, in luogo delle attuali piattaforme delle varie amministrazioni.
Così come si deve evitare una pandemia della corruzione si deve impedire che i fondi del PNRR rappresentino una facile risorsa per la criminalità organizzata: nella Relazione del II semestre 2020 la Direzione Investigativa Antimafia segnalava i fondi comunitari come uno dei primi obiettivi della criminalità.
Un recente sondaggio dell’Associazione Libera di Don Ciotti (“La tempesta perfetta – La variante criminale” pubblicato il 28 febbraio scorso) in merito al suddetto Piano ha mostrato che malgrado la divulgazione dei media il 71% degli intervistati ne ha scarsa conoscenza, o non ne ha affatto, e comunque nel 47% dei casi manifesta preoccupazione per un elevato rischio di infiltrazioni della criminalità visti gli importi in gioco. Un 40% appare rassegnato di fronte a questa eventualità , perché la considera al pari di tutti gli altri investimenti pubblici.
(IV) – Quantificare la corruzione rilevandone anche gli aspetti sommersi è problematico data la carenza di dati oggettivi. I costi sono stati definiti “sbalorditivi “(Presidente Biden). Varie fonti qualificate indicano un valore globale fino al 5% del PIL globale. Per l’economia europea è stata valutata dalla UE in 120 miliardi di euro all’anno. La stima di 60 miliardi per l’Italia è ritenuta poco attendibile (R. Cantone). Il rischio di corruzione si accompagna frequentemente con altri reati finanziari, come frodi e riciclaggi di denaro.
E’ indubbio che in Italia, come in altri Paesi non esistono dati scientifici sul fenomeno corruttivo al di là di studi e di valutazioni basate su indici meramente percettivi, quindi soggettivi e influenzabili da svariati fattori (demografici, socio-culturali, clamore mediatico, tipologia delle domande, esperienze o reticenze personali, …). Le stime, tra l’altro, non riflettono costi ben maggiori per la società civile: la corruzione per un milione di dollari può comportare fino a 100 milioni di dollari di danni per la società, in termini di costi addizionali e minori investimenti (Rapporto Facti Panel 2021).
I modelli di misurazione non sono univoci perché configurati con indici diversi e possono non essere esenti da lacune o margini di errore. In realtà nessun metodo vigente se preso singolarmente sembra soddisfacente. D’altronde occorre considerare i limiti anche di indici strutturati con la combinazione di dati attinti ad una pluralità di fonti.
Strategia e metodologia di misurazione della corruzione sono argomenti annosi, che si ripresentano periodicamente: es. Relazione di luglio 2015 al Senato del Presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone, sulla mancanza di dati scientificamente validati; intervento all’ONU di giugno 2021 del Ministro Cartabia (occorre “misurare in modo più scientifico, affidabile e oggettivo”).
Il G20 Anticorruption Working Group (G20 ACWG) ha programmato, nel quadro del G20 Anti-corruption Action Plan 2022-2024 (lanciato ad aprile 2021 in occasione della Presidenza italiana del G20), di acquisirne una migliore conoscenza mediante più accurate metodologie di misurazione e una maggior comprensione delle nuove forme di corruzione; quindi migliorare qualità e affidabilità degli indicatori per il settore pubblico e privato e individuare una nuova metodologia di misurazione che vada ad affiancare gli attuali indici di percezione del fenomeno.
L’ANAC:
-ha stipulato il 18 febbraio 2022 un Protocollo di intesa per la collaborazione con la Guardia di Finanza sulla “Misurazione del rischio di corruzione a livello territoriale e promozione della trasparenza”;
-ha allo studio lo sviluppo di “indicatori di rischio corruttivo” negli appalti pubblici, avvalendosi dei dati forniti dalla Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (aggiornata a dicembre 2020).
V) – Transparency International (TI), organizzazione nata a Berlino nel 1993, definisce la corruzione come “abuso del potere a fini di lucro” ed ha la mission di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della trasparenza e della legalità e far si che Governi, Istituzioni e imprese adottino tutti gli strumenti atti a prevenire la corruzione.
Elabora annualmente dal 1995 il c.d. Indice di Percezione della Corruzione (CPI ). Sulla base dell’opinione di esperti e di una complessa metodologia (non indenne da alcune critiche), il CPI misura in 180 Paesi non tanto la corruzione esistente ma la sua percezione, nel settore pubblico e nella politica. E’ comunque l’indicatore statistico finora più usato al mondo unitamente a quello della World Bank (Rating of control of corruption RCC, nell’ambito dei Worldwide Governance Indicators) e del World Economic Forum (Growth and Development Report) mirato sulla distrazione di fondi pubblici.
Uno dei limite del CPI è rappresentato dal fatto che misura la corruzione nel settore pubblico e anche per i paesi con i migliori risultati non copre aree come il segreto finanziario e il riciclaggio o il ruolo del settore privato o le vie di fuga dei corrotti per occultare e fruire dei proventi della corruzione.
La valutazione CPI va da 0 (massimo livello di corruzione percepita) a 100 punti (completa trasparenza) per i paesi meno corrotti. Nel ranking 2021 la media europea è di 66/100: figurano ai primi posti (con 88 punti) Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda. Alla Germania (decima nella scala) è attribuito il punteggio di 80 e agli USA di 67 (27mo paese nella scala). La Cina (45 punti) e la Russia (29 punti) sono rispettivamente al 66mo e al 130mo posto. Al fondo della scala: Venezuela (14 punti), Siria e Somalia (13 ), S. Sudan (11 ). Nessun Paese appare indenne da corruzione. Livelli più alti di corruzione si riscontrano quando sussistono strette correlazioni con le violazioni dei diritti civili, ove la corruzione transnazionale rappresenta un “fattore abilitante di violazione dei diritti umani”.
Nei due anni della Pandemia Covid-19 ben 131 Paesi non hanno registrato rilevanti modifiche nell’indice, mentre le emergenze sanitarie della Pandemia e i problemi di corruzione conseguenti hanno influito anche sui paesi con punteggi più alti. Gli USA ad es. hanno perso la loro posizione tra i 25 paesi con i migliori indici. Nella UE in particolare si è rilevato un segnale di arretramento anche tra i migliori risultati.
L’Italia nel 2015 si situava al 61mo posto del CPI con lo score di 44 punti e nel Dossier III/2015 della Fondazione Hume sulla corruzione in 32 Paesi OCSE era classificata al 30mo posto, prima solo di Grecia e Turchia. Attualmente l’Indice 2021 registra per l’Italia un miglioramento (uno dei più significativi) di 14 punti rispetto al 2011 (69° posto) e il nostro Paese figura ora al 42mo posto del ranking con un punteggio di 56, pur se ancora a distanza dalla media europea di 66 (nella UE è al 17mo posto su 27).
Alla diversa valutazione dell’Italia ha per certo contribuito, tra l’altro, anche il sostegno della Diplomazia Giuridica Anticorruzione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) con il suo ruolo nei diversi fori cui l’Italia partecipa, che affianca la c.d. Diplomazia Economica per la salvaguardia dell’immagine e reputazione dell’Italia. Dal 2017 il Ministero, in collaborazione con Transparency International Italia e alcune eccellenze italiane operanti all’estero, promuove presso le nostre Ambasciate l’Italian Business Integrity Day – IBID (1a edizione dicembre a Parigi, Oslo, Vienna, Washington).
Tuttavia, malgrado i vari miglioramenti, la Commissione UE nell’ultima “Relazione sullo stato di diritto nell’Unione Europea,” pubblicata a luglio 2021, lamenta che la mancanza di risorse e una limitata esperienza e competenza giuridica penalizzino la capacità delle autorità italiane nel perseguimento e nell’esercizio dell’azione penale riguardo alla corruzione straniera.
Asserzioni confermate anche dal Rapporto “Exporting Corruption 2020” di Transparency International sull’analisi (per un arco di 4 anni) di 47 Paesi che coprono l’83% dell’export globale, inclusi 43 firmatari della Convenzione OCSE. La Convenzione OCSE sulla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri non viene rispettata : il 50% dell’export mondiale proviene da Paesi che non puniscono la corruzione straniera, dei quali la metà sono Paesi del G20.
L’organizzazione non-profit “Riparte il Futuro” e I-Com (Istituto per la Competitività) hanno presentato a giugno 2020 uno studio (“Italia interrotta: il peso della corruzione sulla crescita economica”) con il quale, anche mediante analisi statistiche ed econometriche, si evidenziano i vantaggi, sotto vari profili, che combattere la corruzione potrebbe apportare a tutti i cittadini UE. In particolare, posto che la corruzione viene valutata come uno dei maggiori fattori frenanti degli investimenti esteri diretti (IDE), secondo lo studio ad un miglioramento del 10% del CPI conseguirebbe una crescita di oltre il 21% dello stock degli IDE. Inoltre il CPI migliorerebbe al crescere della domanda e dell’offerta di servizi digitali e un aumento del 10% della domanda di servizi pubblici digitalizzati, rendendo più trasparente la P.A., determinerebbe una riduzione della corruzione del 7%.
Il Consiglio di Cooperazione Regionale (struttura di coordinamento per la cooperazione regionale tra i paesi dell’Europa sudorientale nonché la Commissione europea) ha predisposto nell’agosto 2018 una “Checklists on Corruption Risks in The Healthcare Sector” che contiene una serie di informazioni per la prevenzione della corruzione.
Transparency International predispone dal 2003 anche il Global Corruption Barometer (GCB), sondaggio diretto e dettagliato con 40mila interviste, in 27 Paesi UE, sulle opinioni delle persone in merito alla corruzione e le esperienze con essa nel quotidiano: il 62% degli intervistati ritiene che la corruzione del Governo sia un grave problema nel loro Paese e solo il 21% crede che i funzionari corrotti subiscano sanzioni adeguate.
(VI) La corruzione nella sanità è considerata il maggior ostacolo alla realizzazione di un ambizioso programma di assistenza sanitaria universale.
La sanità dal punto di vista finanziario è una delle più grandi industrie mondiali perché la spesa globale per la salute ammonta a 7,5 trilioni di dollari, una spesa pro-capite di 1000 dollari all’anno. Ma il 7% della spesa va perduto a causa della corruzione: si tratta di almeno 500 milioni di dollari. E’ anche il settore dove è più alta la percezione della corruzione ma altresì dove è più difficile individuarla.
Per la OMS 400 milioni di persone non hanno accesso ai servizi sanitari essenziali e dover far fronte di tasca propria con tangenti, per servizi che dovrebbero essere gratuiti, manda in povertà ogni anno 100 milioni di persone, oltre alla sfiducia nelle Istituzioni.
Nei Paesi a reddito medio-basso la crescita della spesa sanitaria può essere superiore all’aumento del PIL.
Per l’OMS -Europe la corruzione nel settore sanitario può avere ripercussioni dannose oltre che sulla salute e sulla qualità dei servizi sanitari anche su attività d’impresa (impedisce un sano sviluppo del settore privato) e sulla macroeconomia (riduzione della crescita economica e investimenti privati).
Per OMS e WTO i fattori determinanti per un sistema sanitario performante sono cinque: equità – qualità -responsabilità – efficienza – resilienza.
Nuove vulnerabilità sono intervenute a seguito della Pandemia da Covid-19 e della crisi socio economica derivatane: il FMI ne stima in 12.500 miliardi di dollari di PIL il costo per l’economia globale fino al 2024, ma potrebbe essere una stima per difetto alla luce delle nuove ricadute globali conseguenti al riaccendersi della crisi sanitaria in Cina.
La Pandemia, con l’aumento della domanda a fronte di risorse limitate, costituisce l’ambiente ideale per l’aumento della corruzione nel settore e si deve evitare di incorrere anche in una pandemia della corruzione.
La Guardia di Finanza ha accertato che in Italia nel periodo di crisi sanitaria la criminalità si è avvalsa dell’acquisto di piccole imprese private (es. ristoranti in difficoltà economiche) e di presidi sanitari per agevolare anche altri reati connessi alla corruzione (es. riciclaggio).
In India i sondaggi di piattaforme social (Local Circles) hanno evidenziato che due indiani su cinque hanno pagato tangenti per ottenere le cure contro il Covid-19.
Transparency International riferisce che nel mondo una persona su cinque corrisponde in qualche misura una tangente quando deve ricorrere al settore medico.
Questi dati confermano i risultati di precedenti indagini (Global Corruption Barometer di TI 2012-2013 su 107 Paesi) che segnalavano pagamenti di tangenti da 800 milioni persone ogni anno e in particolare da 290 milioni di persone solo in India.
Nell’ultimo GBC di Transparency solo un 6% degli interpellati riferisce di aver pagato tangenti per l’assistenza sanitaria, ma il 29% ha risposto di essersi avvalso di relazioni personali per ottenere le cure mediche.
Nel novembre 2017 la Commissione UE, in collaborazione con la società di ricerca Ecorys, ha aggiornato un precedente studio del 2012 sulle pratiche di corruzione nel settore sanitario dell’UE (Study on corruption on health care sector), con particolare riguardo a Stati membri dell’Europa Orientale e meridionale, confermando che il settore costituisce un’area particolarmente esposta alla corruzione.
Il 19% degli intervistati ha dichiarato di aver corrisposto tangenti per ottenere cure sanitarie preferenziali. Sono state individuate varie tipologie di corruzione: nella erogazione di servizi medici – negli appalti – nella frode e appropriazione indebita di medicinali e dispositivi medici- nello sfruttamento di posizioni di prestigio – nei rapporti commerciali illeciti – nei rimborsi ingiustificati.
Il Report ISTAT dell’ottobre 2017 “La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie” stima che il 7,9/% della famiglie nel corso della vita è stato coinvolto direttamente in episodi corruttivi, in primo luogo richieste di denaro in cambio di servizi o agevolazioni.
In sanità l’oggetto di scambio più frequente nella dinamica corruttiva è il denaro (61,2%). La richiesta di denaro o altri beni nel 69% dei casi è avvenuta da parte di un medico.
In caso di prestazione sanitaria il 73,8% delle famiglie sarebbe pronta a ricorrere nuovamente all’uso del denaro per ottenerla.
Viene anche segnalato come al 9,7% delle famiglie (oltre due milioni ) sia stato richiesto di effettuare una visita privata a pagamento nello studio privato del medico prima di accedere al servizio pubblico per essere curati.
Nel Report di marzo 2019 di Transparency International Health Initiative “The Ignored Pandemic: How corruption in healthcare service delivery threatens Universal Health Coverage” è illustrata una accurata indagine – anche con dati OMS – sui vari aspetti e modalità della corruzione nella sanità.
Principali cause individuate :
-Assenteismo, in primo luogo se volontario per privilegiare un’attività privata più redditizia. In tal modo si penalizza non solo la quantità ma anche la qualità del servizio sanitario pubblico. Si presenta in misura maggiore per le donne.
– Pagamenti informali dei pazienti, dove sussistono zone grigie tra doni volontari (in maggiore o minore misura) o richieste apposite. La corruzione trova spazio soprattutto in presenza di servizi sanitari pubblici insufficienti.
– Furti e malversazioni.
– Manipolazione di dati per beni o servizi non forniti, dove è presente una collusione con il paziente. In certi casi si creano pazienti inesistenti quando le remunerazioni sono rapportate al numero dei pazienti in carico.
– Favoritismi, soprattutto quando la domanda di prestazioni supera l’offerta. Si presenta se si privilegia il rapporto medico con qualcuno per relazioni etniche, religiose o culturali. Sebbene possa non esserci passaggio di mano di denaro rimane il fatto che si presuppone una futura reciprocità di favori.
In un Dossier di marzo 2020 (Sanità o militare: quale spesa per un mondo sicuro? ) predisposto dalla Caritas Diocesana di Roma, con il concorso di organizzazioni della società civile, viene presentato un confronto sul trend 2010-2018 della spesa per l’assistenza sanitaria e di quella per gli armamenti. In diciotto anni la prima si è ridotta dal 7,1% al 6,6% del PIL (-0,40%) ,mentre la spesa militare si è elevata da 1,2% a 1,4% del PIL. Secondo la Fondazione Gimbe negli anni 2010-2019 sono venuti meno per la sanità pubblica oltre 37 miliardi.
Il costo della Pandemia per l’Italia secondo un calcolo grossolano si stima finora nell’ordine di 25 miliardi di euro.
Il Parlamento europeo nella Raccomandazione al Consiglio del 17 febbraio 2022 su “Corruzione e diritti umani” rileva che “in taluni paesi la crisi COVID-19 ha aggravato gli abusi dei diritti umani correlati alla corruzione, in quanto i paesi che presentano livelli più elevati di corruzione registrano numeri più elevati di morti associati al COVID-19”.
Global Initiative (Against Transnational Organized Crime) GI-TOC ha presentato a marzo 2020 un Rapporto Crime and Contagion “The impact of a pandemic on organized crime”. La Pandemia ha determinato un profondo cambiamento di sostituzione di attività criminali.
Una delle analisi più recenti sull’impatto della corruzione in tempi di crisi è stata effettuata nel Forum (virtuale) “2022 OCSE 23-25 marzo Global Anti-corruption & Integrity”.
(VII) – Un’area che va affrontata con speciale cautela è quella della corruzione nelle operazioni militari, particolarmente pericolosa nell’ambito della difesa e della sicurezza, uno dei settori più opachi e chiusi al mondo.
Quando le operazioni militari si inseriscono in Paesi già con una loro fragilità e/o conflittualità, dove le istituzioni sono influenzate o condizionate da reti corrotte e criminali, queste possono avvantaggiarsene per le loro finalità. Anche in questo settore una corruzione ai livelli più bassi (ad es. per superare un posto di blocco) può portare ad una escalation verso livelli più alti e pervasivi e comunque la sommatoria di piccole corruzioni porta a grandi numeri.
Effetto perverso della corruzione nelle operazioni militari è l’esasperare il conflitto anziché allentarlo.
Con il “Security Study Memorandum” del 3 giugno 2021 il Presidente Biden ha qualificato la corruzione questione di sicurezza nazionale : “la corruzione è un rischio per la nostra sicurezza nazionale e come tale va riconosciuta….Combattere la corruzione non è soltanto buona governance. E’ autodifesa. E’ patriottismo ed è essenziale salvaguardare la nostra democrazia e il nostro futuro “.
La spesa militare globale è pari al 2,2% del PIL mondiale, quindi 2.113 md. di dollari all’anno (Stockholm International Peace Research Institute – SIPRI, aprile 2022; IISS International Institute for Strategic Studies) di cui il 62% fa complessivamente capo a Usa (801 md.), Cina (293 md.), India (76,6 md.), Russia (65,9md. ), UK. (68,4,2 md.). Per gli USA rappresenta il 3,5% del PIL; per la Cina l’1,7%; per l’India il 2,7%; per la Russia il 4,1%; per UK il 2,2%.
In Italia – tra i primi dieci esportatori di armamenti – sono 32,0 md. (1,5% del PIL).
Gli attuali eventi bellici hanno risvegliato anche in Europa la sensibilità generale per il tema della Difesa nazionale, con un conseguente indirizzo verso il riarmo e il corrispondente incremento delle spese militari (“Strategic Compass” approvato dal Consiglio UE a marzo 2022). I maggiori flussi di denaro conseguenti al forte aumento delle spese militari possono rendere il settore ancor più passibile di azioni corruttive.
Il 15 febbraio scorso la Commissione UE con una “Comunicazione” al Parlamento, al Consiglio e al Comitato Economico e Sociale ha trasmesso il Paper “Contributo alla Difesa Europea”, ove vengono enunciate le strategie che la Commissione ritiene di adottare nel campo difesa e della sicurezza : ”operare insieme per lo sviluppo, l‘approvvigionamento e l’operatività degli equipaggiamenti militari”, quindi un’azione congiunta per acquisire una maggiore sicurezza e capacità di difesa europea.
Nella Conferenza stampa a Versailles in occasione del Consiglio UE informale del 21-22 marzo scorso il Presidente Draghi ha rappresentato che secondo i calcoli della Commissione nei prossimi 5-6 ani il relativo fabbisogno finanziario del settore sarà tra 1,5-2 trilioni di euro.
In relazione a tali prospettive di spesa é emersa nella UE una ipotesi controversa che vorrebbe far qualificare le spese militari per la difesa nazionale tra le attività socialmente positive, ergo sostenibili. Attribuendo così alla Difesa nazionale l’eticità grazie alla quale gli investimenti relativi potrebbero rientrare nell’ambito della Finanza sostenibile. Il dibattito in corso al riguardo riporta in primo piano la contestata decisione UE che, in vista della transizione ecologica, ha etichettato il gas naturale e l’energia nucleare fra le fonti energetiche sostenibili.
Si deve a Transparency International Defense & Security, TI-DS (programma di ricerca all’interno di Transparency International UK) un apposito Indice che misura i livelli di rischio di corruzione nelle istituzioni della difesa nazionale. Elaborazione non agevole in quanto il reperimento dei dati si deve il più delle volte confrontare con la frapposizione del “segreto militare”.
Il Government Defense Integrity Index (GDI) effettua per 86 Paesi una valutazione dell’esistenza, efficacia e applicazione di controlli per prevenire la corruzione in aree chiave (politica, finanziaria, operativa, del personale, approvvigionamenti) della governance della difesa e della sicurezza. Ogni Paese viene valutato sulla scorta di 77 domande, con oltre duecento indicatori per le categorie a rischio, che determinano complessivamente il punteggio finale articolato da 0 a 100 a seconda della resilienza istituzionale alla corruzione.
L’indice più basso va da 0 a 16 (es. Egitto 6, Iran 13, S. Sudan o Arabia Saudita 11 ) per segnalare un livello critico del rischio di corruzione.
Nel 2020 GDI, pubblicato a dicembre 2021, il 62% dei Paesi inclusi presenta livelli di rischi di corruzione alti o critici: tra questi Turchia (23), Cina (28), Russia (36),India (50), Stati Uniti (60).
Per i Paesi membri della UE lo score medio è 59/100 (Italia 61, Francia 50).
L’86% delle esportazioni globali di armi tra il 2016 e il 2020 ha avuto origine da Paesi con rischio di corruzione moderato-alto nel settore difesa.
In linea generale si desume che la maggior parte dei settori della difesa e sicurezza non presenta tutele essenziali contro la corruzione.
TI-DS con il supporto del Governo Olandese ha sviluppato una “Guida alla lotta alla corruzione per gli interventi “ (IAGG) con la quale, attraverso percorsi e aree di rischio, offre un supporto per la mitigazione della corruzione nelle operazioni militari. Vengono individuati cinque principali percorsi di rischio: nelle forze di missione (le pratiche di corruzione nelle forze di missione spesso si giovano di reti corrotte all’interno del paese ospitante); nei rapporti con gli stakeholder del paese ospitante; nella collaborazione con le forze di difesa locali; negli appalti; nell’assistenza al potere civile.
Ulteriori elementi si ricavano dal ”Defense Companies Index on Anticorruption and Corporate Transparency” (DCI) che misura la validità dei programmi anticorruzione in 134 delle più grandi società di difesa del mondo in 38 Paesi. Identifica una serie di aree chiave ove possono essere ridotte le occasioni di corruzione nel settore.
Monitorando la vendita globale di armi TI-DS approfondisce le relazioni tra esportazioni di armi, corruzione e flussi illeciti di armi (dirottamento da e all’interno di zone di conflitto).
Viene rilevato che l’86% dell’export di armi avvenuto tra il 2016 e il 2020 origina da paesi con rischio di corruzione moderato-alto nel settore della difesa e che mancano tutele adeguate contro la corruzione nelle operazioni militari dei Paesi più coinvolti negli interventi internazionali.
Il 49% delle importazioni di armi è diretto verso Paesi che nel GDI presentano un livello critico del rischio di corruzione. Accade anche che paesi con elevato punteggio GDI , quindi con basso livello di corruzione, si trovino ad esportare armi verso paesi che al contrario hanno una classifica GDI penalizzante , alimentando così flussi di armi verso paesi con corruzione diffusa nel settore.
(Il Rapporto di luglio 2021 UNDP -United Nations Development Program segnala che oltre metà dei poveri del mondo vive in paesi dove sono in atto conflitti armati).
(VII) – Sarebbe utopico pensare di eliminare la corruzione, ma per quanto possa essere invincibile non si può abbassare la guardia nel cercare di contenerla incisivamente.
La corruzione, al pari del virus, si evolve e anche la cooperazione a livello internazionale nella lotta contro la corruzione, l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro si adegua a sua volta :
-in occasione della Conferenza ad alto livello del GRECO “Rafforzare la trasparenza e la responsabilità per garantire l’integrità: uniti contro la corruzione” (Strengthening transparency and accountability to ensure integrity: United against corruption) – svoltasi a Sebenico il 15-16 ottobre 2018 – è stata costituita presso il Consiglio d’Europa la “Rete delle autorità per la prevenzione della corruzione tra le Agenzie nazionali di prevenzione di corruzione” (Network of Corruption Prevention Authorities NCPA ): l’ultima riunione plenaria si è svolta l’8 febbraio 2022. Per l’Italia partecipa l’ANAC;
-l’impatto della corruzione sulla Pandemia è stato oggetto di analisi nel Forum (virtuale) OCSE del 23-25 marzo 2021 (2021 OECD Global Anti-corruption and Integrity Forum) con 6000 partecipanti da 151 Paesi. Una nuova edizione (virtuale) ne è stata indetta per il 30 marzo – 1 aprile 2022. Tra i temi in Agenda il ruolo del giornalismo investigativo nella lotta alla corruzione transnazionale, la lotta alla corruzione nel settore delle energie rinnovabili e negli investimenti in infrastrutture, il contrasto alla corruzione straniera;
-l’OCSE sta predisponendo uno nuovo studio sulla corruzione e un toolkit sulla compliance aziendale e ha lanciato al riguardo due sondaggi da concludersi entro il 1° aprile: uno sull’impatto del Covid-19 e della crisi economica sulla compliance aziendale; l’altro su come le PMI considerano i rischi di corruzione, la conformità anticorruzione e come interagiscono con governi e organizzazioni imprenditoriali. I risultati saranno presentati dall’OCSE entro il secondo trimestre del corrente anno;
-dal 1 giugno 2021 è operativa la Procura Europea (EPPO) con competenza su riciclaggio , corruzione e frodi che colpiscono gli interessi finanziari UE;
-negli Stati Uniti, come già riportato, la lotta alla corruzione è stata dichiarata un interesse fondamentale per la sicurezza nazionale. Con il Memorandum del 3 giugno 2021 l’Amministrazione degli Stati Uniti ha annunciato l’impegno a preservare e rafforzare un’architettura internazionale anticorruzione con iniziative, accordi e standard multilaterali, potenziando, anche mediante il sostegno finanziario, le istituzioni anticorruzione esistenti;
-Il 7 dicembre 2021 è stata lanciata tra Stati Uniti, UE e Regno Unito la IPAK la “Inter-Parliamentary Alliance Against Kleptocracy” per affrontare le minacce della corruzione contro la sicurezza nazionale;
-la lotta alla corruzione ha costituito un pilastro del “Summit for Democracy” (virtuale) con 110 Paesi invitati, indetto dal Presidente Biden il 9-10dicembre 2021;
-nella seconda metà del 2022 è prevista la 20a sessione della “Conferenza Internazionale Anticorruzione “ IACC, dal 1983 Forum mondiale, che promuove in materia la cooperazione internazionale tra governi, società civile, settori privati e cittadini (Il Segretariato è svolto da Transparency International.
-Il 23 ottobre 2019 il Parlamento e il Consiglio europei hanno adottato la Direttiva UE 2019/1937 per la protezione degli informatori, destinata ad incidere anche sulla disciplina nazionale italiana. Per la trasposizione nei singoli ordinamenti nazionali era stato assegnato il termine del 17 dicembre 2021, rispettato però solo da tre Paesi, mentre gli altri – Italia inclusa – sono in ritardo.
Il recepimento nel nostro ordinamento è stato ora previsto nella “Legge di delegazione europea 2021” ,disegno di legge presentato il 13 giugno 2021, approvato in prima lettura alla Camera il 16 dicembre 2021 (C-3208) e dal 1° marzo 2022 all’esame in sede referente della Commissione Politiche UE del Senato (S-2481).
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Con il Memorandum di giugno 2021 e il Summit di dicembre 2021 gli Stati Uniti non solo hanno innalzato la lotta alla corruzione a un pilastro per la loro sicurezza nazionale ma la hanno inquadrata in una visione globale ove guidare gli sforzi a livello internazionale, prevedere e contrastare efficacemente la corruzione e dimostrare i vantaggio di una governance trasparente e responsabile.
In questa visione ambiziosa gli Stati Uniti ritengono di poter garantire un vantaggio fondamentale per gli loro stessi e per le altre democrazie, portare trasparenza nella loro Nazione e nei sistemi finanziari globali; prevenire la corruzione in patria e all’estero e rendere sempre più difficile per gli attori corrotti proteggere le proprie attività.