Ho in altre occasioni scritto che in confronto ad Industria 4.0 non possiamo andare oltre Agricoltura 2.0 indicando con ciò che in Europa l’agricoltura è ferma al XIX secolo, rinunciando di fatto all’impiego delle tecnologie che servono ad aumentare la resilienza ed a favorire la transizione verso un sistema agricolo in grado di soddisfare i bisogni di una popolazione mondiale in continua crescita, come dimostra la guerra in Ucraina che finora ha determinato un incremento dei prezzi dei cereali di quasi il 60%, nonostante il fatto che la sua produzione destinata all’export valga meno del 10%: degli scambi globali.

La fame nel mondo si contrasta riducendo le malattie delle colture, aumentandone le produzioni e innalzando i valori nutrizionali degli alimenti.

Rispondono rispettivamente a questi fini fitofarmaci, fertilizzanti e OGM.

Su questi ultimi molti pregiudizi ne hanno limitato li sviluppo. Ora interviene in loro favore il prof David Zilberman, professore di Economia dell’Agricoltura e delle Risorse all’Università di Berkeley, vincitore del premio Wolf per l’agricoltura, l’equivalente agrario del Nobel che dichiara che se l’UE utilizzasse tutte le nuove tecnologie disponibili nel giro di 5 anni avrebbe abbastanza cibo per non dipendere dalle forniture russe e grano ucraino dai russi controllato, ma anche sarebbe in grado di raddoppiare la produzione di biocarburanti, ai quali oggi gli Europei ricorrono solo per un modesto 5%, e di ridurre quasi della metà il consumo di acqua ad uso agricolo.

Si potrebbe anche esportare i prodotti agricoli in eccesso verso i Paesi Africani che ne hanno tanto bisogno, così contrastando grandi migrazioni prodotte dalla fame.

Fra le nuove tecnologie Zilberman fa in particolare riferimento all’utilizzo di sementi geneticamente modificate, gli OGM, ed a quelle ottenute con la tecnica del crisper(editing genetico).

La produttività avrebbe un incremento del 10%, con picchi del 20%, ed il potere nutritivo potrebbe essere modulato, con l’ulteriore vantaggio del ridotto consumo di acqua.

Per questa trasformazione, secondo Zilberman, non servono grandi investimenti: è una questione di legislazione, in Europa la coltivazione di OGM è praticamente proibita, cambiare una legge non costa molto.

Credo che la lezione che Zilberman sta tentando di impartirci è che la globalizzazione, un processo ormai inarrestabile, sta facendo i conti, soprattutto in campo alimentare, con un nuovo problema, la sicurezza degli approvvigionamenti: in queste condizioni rinunciare ai vantaggi dell’innovazione tecnologica può essere colpevolmente pericoloso.

 

Il discorso è molto simile a quello delle moderne tecnologie farmaceutiche: di necessità si è fatta virtù dinnanzi alle nuove malattie ed alla conoscenza più approfondita di quelle note ed il loro impiego è oggi in continua espansione a partire proprio dal Vecchio Continente.