Nell’immaginario collettivo quando si pensa agli Stati Uniti di America in genere si pensa a New York, o a San Francisco, a Las Vegas, al massimo a Chicago o a Boston.
Invece, sono rimasta molto colpita dalla realtà descritta dall’ autrice di quei bestseller colossali (si leggono molto velocemente) del New York Times iniziati con “Ragazza blu” e continuati con “La libraia blu”: come dice l’autrice, Kim Michele Richardson, un’opera a sé stante e un seguito, un romanzo storico. Uno dei protagonisti è la terra del Kentucky, conosciuta in tutto il mondo e abbinata principalmente e con molta ignoranza all’ insegna del “Kentucky Fried Chicken”.
Nella realtà, è uno stato del Sud est degli Stati Uniti delimitato a nord dal fiume Ohio e a est dalla catena montuosa degli Appalachi. Fino alla metà dell’Ottocento, la gente del Kentucky viveva isolata, fatta eccezione per le visite dei venditori ambulanti e dei predicatori. Gli abitanti degli Appalachi tagliavano legname e scavavano carbone, vivevano della terra, cacciavano, coltivavano e allevavano bestiame. La maggior parte della popolazione era analfabeta. Ma la cosa che più mi sorprese nella lettura fu che la donna era ridotta a una condizione di inferiorità tale che effettivamente il padre era proprietario dei figli perché questi rappresentavano uno strumento di guadagno. Ancora nel 1953 le donne dipendevano dal padre fino all’ età di 18 anni, e se questo non era in grado di farsi carico, le figlie minorenni senza un tutore riconosciuto dalla legge venivano mandate in Riformatorio, un vero e proprio carcere dove dovevano fare lavori forzati, incatenate, fino al compimento dell’età legale come vere delinquenti. Ma la stessa legge imposta, esercitata e promulgata da uomini, permetteva che queste giovani donne potessero sposarsi anche alla tenera età di 13 anni, con il beneplacito legale di tutta la comunità, diventando automaticamente proprietà del marito, ma agli occhi della società, libere…
La protagonista del libro scopre la parola “emancipazione” e l’insegue testardamente conquistando la sua libertà! E rifiuta di acquisire la sua libertà contraendo matrimonio…
Spero abbiate sentito parlare del fenomeno delle “spose bambine” se non altro per le continue campagne organizzate da associazioni e Onlus tipo Save The Children o Action Aid, tra le altre. Sono matrimoni organizzati dalle famiglie, diciamo pure dai padri, per dare bambine dai 9 ai 15 anni a uomini molto più anziani ma che possono pagare garantendo una entrata famigliare a chi vive in estrema povertà. Capita nell’Africa Subsahariana, in Medio Oriente e Nord Africa in Asia Orientale e nel Pacifico. In Bangladesh, Repubblica Dominicana, Nicaragua e in 17 paesi subsahariani. Numeri incredibili!
E in quanto al Kentucky stiamo parlando dell’altro ieri, non della preistoria! Significava che se una donna pretendeva di lavorare nella miniera del carbone (lavoro ambito da tutti perché l’unico possibile da quelle parti), come un uomo, era vista come una poco di buono che voleva rubare il salario agli uomini, e a questo punto era soggetta a ogni tipo di angherie e soprusi, fondamentalmente perché una donna veniva considerata poco più che un animaletto da cortile.
La presa di coscienza delle donne è stata sempre dura, difficile, costellata da dolore e sofferenze, da morte ed ingiustizie a opera dai maschi, che detenevano il potere ed il dominio nella società. E questo in qualsiasi continente del globo terracqueo, per usare un’espressione che ultimamente è tornata di moda.
Nella nostra società è ancora molto difficile accettare che una donna sia completamente libera!
E non posso fare a meno di parlare di Bella Baxter! È la protagonista del film “Poor Things” (“Povere Creature”) diretto benissimo da Yorgos Lanthimos e tratto dal libro di Alisdair Gray. Il meritato Oscar è stato dato recentemente a Emma Stone, che interpreta magistralmente un personaggio femminile pieno di curiosità, umanità, follia, tenerezza, e che attraverso la sua sessualità libera – perché priva di condizionamenti sociali – scopre il godimento sessuale che lei chiama “felicità” e si rattrista molto quando pensa che altre donne possano non godere come lei.
Infatti, nella storia dell’umanità fino a poco tempo fa e in alcune fasce della nostra società il godimento sessuale era ritenuto principalmente un privilegio solo maschile. Ma Bella Baxter scopre anche la violenza, la gelosia che non riesce a capire inizialmente perché la trova un sentimento complicato, e soprattutto Bella Baxter dimostra che una donna può trovare la sua strada da sola, non ha bisogno necessariamente di uomini per essere quello che vuole!
Chiaramente, il film – come immagino lo sia anche il libro- è parecchio forte, non adatto a palati delicati e soprattutto a chi segue nella propria vita una religione, una fede, un dogma, o semplicemente le regole della buona società, essendo la Baxter una creatura senza nessun tipo di regola o tabù imposto dalle abitudini della buona società.
E parlare della libertà delle donne di questi tempi, purtroppo, non è scontato!
Sono stata recentemente a Milano alla “Wall of Dolls”, e mi si è raggelato il sangue.
“Wall of Dolls” – “Il Muro delle Bambole” è contro il femminicidio, viene inaugurato nel 2014 a Milano, in via De Amicis 2, su iniziativa di Jo Squillo, e nel 2019 è diventato una ONLUS la cui presidente è la giornalista Francesca Carollo.
È un’installazione permanente che riprende un’antica tradizione indiana per cui ogni volta che una donna subisce violenza una bambola viene affissa sulla porta della sua casa.
Chiunque ha la possibilità di recarsi al “Muro” e appendere la propria bambola, come testimonianza della lotta alla violenza sulle donne.
Stilisti, artisti, associazioni, giornalisti, avvocati, medici, cittadini…tutti hanno contribuito alla realizzazione di “Wall of Dolls”, che negli anni si è ampliato, diventando un simbolo permanente della città e duplicandosi presso la Casa delle Arti Alda Merini.
“Il Muro delle Bambole” oggi è anche a Roma, Genova, Venezia, Brescia, Trieste, Portogruaro e in tantissime altre città italiane: un messaggio forte, una doverosa azione creativa contro la violenza di genere per renderla sempre meno accettabile socialmente. Ma, con il mio grande dispiacere, devo dire che almeno il muro che sono andata a vedere a Roma è una minima cosa in confronto a quello milanese! Almeno in questo il Nord si è dimostrato avanti!
Soprattutto, non possiamo smettere di occuparcene perché sfortunatamente e malauguratamente le donne continuano a morire, ogni giorno e in tanti paesi diversi, non solo in Italia!!!
Vorrei però chiudere con una nota di ottimismo!
Questa settimana ho assistito alla discussione di laurea di due ragazze, figlie delle mie amiche, e ho visto due giovani donne, determinate, piene di grinta, presentare la propria tesi con passione e fermezza, sicure di quello che hanno studiato negli anni passati, con alle spalle sacrifici fatti mancando a tante feste con gli amici, o le nottate in bianco per poter studiare meglio. E le ho viste sicure e orgogliose di essere arrivate a quel punto. Tutte e due hanno ottenuto un 110/110 e lode, il massimo dei voti, e soprattutto il massimo della soddisfazione loro e delle loro famiglie.
Spero molto in tante donne come loro, che sappiano costruirsi un futuro solido, impegnandosi, lottando, dedicando il loro tempo e la loro passione ad aprirsi un varco nuovo nella società. Perché senz’altro saranno donne in grado di difendersi, di capire che si può stare insieme a un’altra persona per amore, per affetto, per amicizia, ma non si può essere possedute come un oggetto, con il quale si possa fare quello che si vuole, soprattutto dovendo obbedire ai desideri del padrone!
La parola libertà deve essere pronunciata sempre di più, si deve volere a tutti i costi l’essere libere, l’essere padrone di sé stesse, e per farlo bisogna avere in mano strumenti che ci permettano di lottare ad armi pari, non a testa bassa, ma a testa alta!!!
Questo articolo è scritto con l’auspicio di trovare sempre più delle “Chiara” e delle “Eleonora” nella nostra vita futura!
Eleonora Marsicano Chiara Sensolini
Bibliografia:
Kim Michele Richardson:
https://www.pienogiorno.it/catalogo/autore/43/kim-michele-richardson https://en.wikipedia.org/wiki/Kim_Michele_Richardson
Emancipazione per la Libraia blu: “In un’importante causa giudiziaria, Byrne McDaniel ottenne l’emancipazione quando se ne andò di casa all’età di dodici anni dopo che il padre non aveva adempiuto al suo dovere di genitore e l’aveva invece costretto a lavorare per guadagnarsi da vivere. Nel 1909, quando Byrne aveva quattordici anni, il tribunale gli concesse lo status di adulto […] liberando il ragazzo, per tutto il periodo della minore età, dalle cure, dalla custodia, dal controllo e dagli obblighi…”
Le spose bambine https://www.ilpost.it/2021/06/21/spose-bambine-actionaid/ https://www.savethechildren.it/sh/la-storia-di-una-sposa-bambina/
Foto: Pictures used with permission from Janice Kreider, daughter of 15-year-old Packhorse Librarian Irene Crisp. Frontier Nursing Services (FNS) Jason Flahardy, Natural Resources collection, Archives and Records Management Division—Kentucky Department for Libraries and Archives