Spunti di riflessione per rivedere il modo di leggere e interpretare le città e per un approccio multidisciplinare e inclusivo alla loro progettazione
Il primo incontro con Nausicaa Pezzoni, architetto e urbanista (https://www.linkedin.com/in/nausicaa-pezzoni-48850343/?originalSubdomain=it), era avvenuto durante la visita all’edizione 2024 di Fa’ la cosa Giusta! dove lei era presente con una mostra dedicata alle migrazioni, dal titolo “I Migranti mappano l’Europa”. Una mostra che ha come oggetto la presentazione del punto di vista sulle città europee da parte di chi vi approda, che rappresenta un esplicito invito all’accoglienza e un forte spunto per ricostruire le città, curata da lei stessa e dal graphic designer Eros Badin, entrambi componenti dell’équipe multidisciplinare del Centro Studi Assenza di Milano, di cui parleremo qui. Un grande lavoro di ricerca iniziato 10 anni fa e pubblicata nel libro “La città sradicata. L’idea di città attraverso lo sguardo e il segno dell’altro” (O barra O Edizioni) sintetizzato nella mostra con duecento mappe di città (Milano, Napoli, Bologna, Savona, Rovereto, Parigi e tante altre) viste attraverso lo sguardo dei migranti, che ne tratteggiano i luoghi più significativi, i percorsi più frequenti, gli spazi abitati, i punti scelti come riferimenti e quelli considerati inaccessibili.
Nausicaa Pezzoni ed Eros Badin nella foto principale dell’articolo.
Nei giorni successivi a quell’incontro si è presentata una nuova occasione per entrare in contatto con il mondo di intrecci culturali e umani di Nausicaa, quella di partecipare alla presentazione di un percorso particolare, inserito a pieno titolo nelle iniziative dell’Art Week 2024 di Milano, ma con un taglio sociale e di condivisione con sette Municipi della città particolarmente significativi. Titolo dell’iniziativa “La città a-venire” (https://www.centrostudiassenza.org/le-installazioni-artistico-scientif), una rete di installazioni artistico-scientifiche realizzate da Paolo Ferrari (scienziato, umanista, artista e musicista, laureato in medicina e analista in-assenza https://www.centrostudiassenza.org/il-pensier), disseminate sul territorio per generare luoghi non ancora esistenti, ma pronti ad essere nuovi mondi della “Città a-venire”, appunto.
Come ricorda Nausicaa Pezzoni, si tratta di un progetto estetico trasformativo in cui l’arte diventa costruttrice di mondo e che permette di disegnare una mappa sul territorio di Milano (e oltre Milano), come un’ampia narrazione che dischiude in ciascun luogo “nuove vie nei territori dell’occhio” (Altman 1998). Sostiene Pezzoni “La ‘Città a-venire’ è la trama aperta di un abitare che conduce fuori dall’abituale schema di una realtà prestabilita, uno spazio di esistenza per il pensiero e un nuovo modello di realtà, differente da quello dell’origine da cui ciascuno proviene. Un progetto di cura di tutti gli abitanti: un segno d’accoglienza per la città”.
Il lungo percorso di ricerca di Nausicaa Pezzoni
Prima di inoltrarci nel progetto presentato a Milano cerchiamo però di conoscere meglio Nausicaa Pezzoni. Laureata in Architettura nel 1996 e abilitata all’esercizio della professione nel 1997, è dottore di ricerca in Governo e progettazione del territorio presso il Politecnico di Milano dove svolge, con continuità, attività didattica presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni. La sua esperienza si estrinseca nella pianificazione urbanistica e nelle politiche urbane presso Città metropolitana di Milano, avendo anche collaborato alla redazione di Piani regolatori generali e di Piani territoriali di coordinamento provinciali. Ha partecipato a ricerche finanziate attraverso bandi competitivi sia in ambito accademico sia nelle attività istituzionali di Città metropolitana di Milano. Ha organizzato e partecipato a numerosi convegni scientifici nazionali e internazionali ed è referee di riviste scientifiche accreditate Anvur.
Tra le pubblicazioni, il libro “La città sradicata. Geografie dell’abitare contemporaneo. I migranti mappano Milano” (O barra O ed., 2013) e la nuova edizione riveduta e integrata nel 2020, dal titolo “La città sradicata. L’idea di città attraverso lo sguardo e il segno dell’altro”.
Cosa rappresenta il Centro Studi Assenza nell’ambito del lavoro di ricerca di Nausicaa Pezzoni? Al Centro Studi Assenza Nausicaa Pezzoni si è formata, all’interno di un gruppo di ricerca fondato e diretto da Paolo Ferrari e attivo in diversi ambiti – dalla psicoterapia e psichiatria, alla filosofia, al teatro, arte, architettura, musica e letteratura. L’omonima associazione scientifico-culturale, fondata nel 1994 e riconosciuta dalla Regione Lombardia, si occupa del rapporto arte-scienza e della cura nelle diverse declinazioni che riguardano il territorio (installazioni artistico-scientifico-architettoniche), la comunità (teatro), l’individuo (psicoterapia), secondo le caratteristiche specifiche di un modello denominato Asistema in-Assenza. In questo contesto Nausicaa ha sviluppato l’interesse per un punto d’osservazione sulla realtà che vede nell’alterità, nella differenza, nello spostamento dal punto d’osservazione dominante, il luogo da cui può scaturire un nuovo progetto per la città.
Darsena, Milano, serie “Sul filo dell’Orizzonte”, Paolo Ferrari
“Un luogo fatto di nulla”, si legge sul sito (https://www.centrostudiassenza.org/) come definizione che incuriosisce e come presentazione della sede di Via Stromboli 18 a Milano (che invitiamo ad andare a visitare) da parte di Paolo Ferrari, direttore e principale artefice del Centro Studi Assenza. Un luogo, progettato dagli architetti Alessandro Ferrari e Alfredo Fantini nei primi anni ’80 per accogliere l’attività di ricerca multidisciplinare sviluppatasi intorno ad alcune proprietà dei processi astratti e affettivi dell’attività pensante, costitutive di quello che in seguito verrà denominato “A-sistema Assenza”.
Drop, Milano, installazione “Giusto un-salto”, Paolo Ferrari
Il Centro si configura come luogo di studio e di lavoro aperto alle sperimentazioni – un contenitore polifunzionale – che in diversi ambiti delle scienze umane e delle discipline artistiche danno espressione alla ricerca (si ritrovano qui psicoterapeuti, medici, linguisti, architetti, artisti, musicisti) e anche il progetto artistico-architettonico (un parallelepipedo chiuso su tutti i lati e aperto verso l’alto tramite ampli lucernari, modellabile al suo interno e adatto a ulteriori fessurazioni) è stato improntato a una spazialità idonea allo sviluppo di nuovi gesti del pensare maggiormente complessi e ad alta capacità relazionale.
Il Centro ospita anche tre studi privati di psicoterapia, un ambulatorio di medicina di base, uno studio di architettura e la redazione di una casa editrice, con una disposizione degli ambienti che in qualche modo ricorda un avveniristico monastero laico, dove uno spazio centrale aperto di passaggio, con stazioni di lettura e una luminosa zona riunioni, fa da contrappunto a una sequenza di piccoli studi per la ricerca individuale richiamando l’essenzialità di celle monastiche associata all’ampiezza e al silenzio di un chiostro.
In questo contesto particolarmente interessante è la presenza delle opere d’arte di Paolo Ferrari (Polfer), accanto a opere d’arte antica e a strumenti musicali provenienti da altri contesti geografici e culturali. Le installazioni collocate nei diversi spazi del Centro costituiscono, nel loro insieme, un work in progress, che ha visto trasformarsi il luogo in relazione alle varie fasi della produzione di Ferrari, alle tecniche utilizzate, agli stadi della ricerca a cui è legata ogni realizzazione.
Darsena, Milano, “Bagneuse”, Paolo Ferrari
“Case oltre la-soglia” a Milano: un esempio di rinnovamento urbano e di inclusione sociale
La mostra “I migranti mappano l’Europa” ci aveva colpito come ottimo progetto culturale ma, soprattutto, per le sue implicazioni sociali e perché nato proprio dalla constatazione che sono loro, le popolazioni più estranee al contesto “dato” a mettere in crisi il modo di leggere e interpretare le città.
Nell’attività di ricerca e di sviluppo di collaborazioni con amministrazioni locali, studenti, gruppi associativi e/o informali l’attenzione di Nausicaa va, in particolare, su due aspetti: l’abitare transitorio (con specifico riferimento alle popolazioni migranti e alla rappresentazione della città quale strumento di relazione con lo spazio abitato) e le nuove forme di welfare per la città contemporanea e i processi di rigenerazione delle periferie e delle aree marginali. In questo contesto ci pare particolarmente interessante accennare qui a uno dei progetti studiati e pubblicati negli ultimi anni – oggetto anche di una visita guidata nell’ambito dell’iniziativa dell’Art Week – ed esattamente quello che prende il nome di “Case oltre la-soglia”, abitazioni per MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati) situate nel Municipio 4 di Milano, un progetto realizzato dallo studio di architettura sociale Architettura delle Convivenze in collaborazione con il Centro Studi Assenza, che si basa su rinnovamento urbano, adeguata pianificazione territoriale e inclusione sociale all’interno di un programma culturale che vede l’inserimento in ciascun alloggio di importanti opere d’arte di Paolo Ferrari (Entre politiques d’accueil et régénération urbaine. Le projet « Maisons (…) – Métropolitiques (metropolitiques.eu).
In estrema sintesi, un progetto architetturale, artistico e sociale realizzato tra il 2015 e il 2016 mirato sia a dare una risposta alle difficoltà di applicazione dei sistemi di accoglienza sia a salvaguardare/recuperare una serie di locali del patrimonio degradato Aler (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale) attraverso la partecipazione diretta dei ragazzi MSNA.
Il programma di inclusione, di ricerca di una soluzione abitativa e lavorativa ha coinvolto circa 20 giovani migranti – coordinati dagli educatori della Cooperativa Comunità Progetto(https://comunitaprogetto.org/) e guidati dallo staff di Architettura delle Convivenze, – che hanno provveduto alle riparazioni e alla risistemazione degli appartamenti (in alcuni casi diventati successivamente le loro abitazioni) in un percorso di apprendimento di competenze lavorative utili per muoversi con maggiore sicurezza nell’ambito cittadino, nazionale o europeo. Questo metodo ha completamente modificato lo stato d’animo e le condizioni di questi ragazzi, facendoli passare da una situazione passiva, di attesa di soluzioni da parte di altri (in primis le istituzioni) a una situazione di costruzione in proprio del luogo d’abitazione, utilizzando in maniera utile e costruttiva il proprio tempo e le proprie capacità. Non solo, la partecipazione a questo percorso ha permesso ai ragazzi di appropriarsi degli spazi che stavano modificando e che avrebbero occupato, pur in maniera transitoria, e di sviluppare un sentimento d’appartenenza e di cittadinanza, oltre che di attenzione all’arte. Perché in ognuno di questi appartamenti è stata posizionata un’opera di Paolo Ferrari.
Passaggi indispensabili proprio per dare ai territori una connotazione di multiculturalità, multidisciplinarietà e di vivibilità.
Il “cerchio” di una delle attività di Nausicaa Pezzoni, in questo caso e in questa particolare situazione, è stato – solo momentaneamente – chiuso così e resta un modello a cui ispirarsi.