Prendiamo spunto dall’evento dal titolo “Gli avanzi del banchetto”, inserito nell’ottava edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, per ricordare le scadenze ormai prossime per lo sviluppo sostenibile.
Si è tenuta lo scorso mese di maggio l’ottava edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, promosso da ASviS (https://2024.festivalsvilupposostenibile.it/) e nel territorio della provincia di Como (esattamente a Cadorago) Margherita Caruso, titolare di Culturaintour (di cui abbiamo parlato anche qui, https://www.caosmanagement.it/2021/11/30/buone-pratiche-di-micro-imprenditorialita-femminile-nel-settore-culturale/, ndr) ha voluto organizzare, in collaborazione con il comitato eventi di una delle due frazioni (CEB, Comitato Eventi Bulgorello), un evento collegato a questa scadenza. L’iniziativa, patrocinata dall’amministrazione comunale e sostenuta da Ener2Crowd srl Società Benefi (https://www.ener2crowd.com/it), ha visto protagoniste le opere di pittura di Amelio Meini, che si richiamano all’immagine iconografica di ciò che rimane sotto la tavola di un banchetto e sulle stoviglie abbandonate dai commensali sazi e incuranti.
Margherita Caruso con Amelio Meini
Vale la pena ricordare che il Festival dello Sviluppo Sostenibile è nato proprio con l’intento di raggiungere i non addetti ai lavori su quei temi e per coinvolgere e sensibilizzare fasce sempre più ampie della popolazione. Il motto scelto per l’edizione 2024 era, appunto, l’invito ad aprire gli occhi e agire guardando al futuro.
Comunicare le sfide che ci attendono e stimolare la partecipazione
Amelio Meini ha iniziato a dipingere nel 1993 con il Maestro Vanni Saltarelli di Saronno (Varese) nel gruppo di pittura “Uboldo Arte” (un comune sempre della provincia di Varese), trasferendo le sue competenze e conoscenze di veterinario nella sua grande passione, la pittura.
Molte delle opere esposte a Cadorago sono state realizzate per “One World One Health”, un progetto che propone una visione scientifica e di benessere secondo la quale la salute dell’essere umano è intimamente legata a quella degli animali e dell’ambiente.
Il mondo scientifico e quello della comunicazione che si occupa di sostenibilità ambientale e sociale si interrogano su cosa non abbia funzionato per far comprendere al grande pubblico l’entità della crisi ecologica che è destinata a coinvolgere gravemente l’economia e la società.
La questione è urgente e il linguaggio proveniente dalla sfera artistica può dare un grande contributo. Le forme d’arte come cinema, pittura, teatro, musica, letteratura hanno la capacità di agire a livello emotivo e stimolare il necessario risveglio da questo torpore.
Su questo punto è particolarmente interessante il progetto di formazione avviato qualche tempo fa (OK! CLIMA – Il clima si tocca con mano), promosso dal gruppo di professionisti dell’Associazione Italian Climate Media Center Italia (https://www.climatemediacenteritalia.it/) e dal giornale di attualità scientifica Scienza in Rete (https://www.scienzainrete.it/), finanziato da Fondazione Cariplo e realizzato da Università degli Studi di Milano e Università degli Studi di Pavia, per promuovere una corretta ed efficace comunicazione sui temi legati al cambiamento climatico e alla transizione ecologica.
Per questo motivo gli organizzatori dell’evento hanno pensato che le opere di Meini fossero adatte a coinvolgere e far riflettere i fruitori della mostra. I temi critici evocati dai dipinti trovano un forte legame con gli obiettivi 12-13-15 dell’Agenda 2030, che si riferiscono rispettivamente a: “Consumo e produzione responsabili”, “Lotta al cambiamento climatico”, “Vita sulla terra”.
L’artista ha affidato alla tela il suo sentire facendo emergere la sofferenza e il degrado della natura e, allo stesso tempo, dando risalto alla situazione dell’umanità segnata nel corpo di molti popoli e al degrado culturale e spirituale dell’uomo. Oltre alle numerose opere di pittura, la mostra ha ospitato un’installazione di Meini che, attraverso l’arte visiva, ha voluto ricreare le suggestioni che esprimono i suoi lavori.
È stato, infatti, riprodotto un sontuoso banchetto con l’obiettivo di ostentare uno spregiudicato benessere. “È la tavola a cui ci siamo abbondantemente e irresponsabilmente serviti”, ha spiegato il pittore che ha voluto porre all’ingresso della mostra anche un manifesto che esprimesse la metafora delle sue opere.
“Il banchetto”, ha ricordato l’artista, “è la metafora del nostro mondo, dello stato di degrado in cui lo abbiamo ridotto, della sofferenza di molti popoli e della condizione umana che si trova in un declino culturale e spirituale a livello del singolo individuo che finisce per sperimentare una profonda solitudine”.
Opera di Amelio Meini
Anche le riflessioni e i commenti dei visitatori sono stati particolarmente interessanti e in molti hanno espresso le loro emozioni dicendosi scossi dal senso di inquietudine suscitato dalle opere, riconoscendo come particolarmente riuscito lo stile comunicativo dell’artista e apprezzando tutte le iniziative collaterali organizzate sulla tematica ambientale sia prima della mostra sia durante. Momenti di partecipazione che hanno consentito una maggior immersione esperienziale, permettendo di intravedere le possibili buone pratiche quotidiane che ognuno di noi può abbracciare per contribuire al meglio al raggiungimento degli obiettivi, o almeno all’attenuazione di certi effetti devastanti.