“Giorgia Meloni è una grandissima comunicative ma nel suo ruolo istituzionale non comunica” 1
“La premier? Abile, anche nel comunicare con un linguaggio semplice” 2
“Alla base del successo di una qualsiasi relazione anche di quella tra esponente politico ed elettore c’è una comunicazione efficace. Il successo alle urne è spesso una conseguenza del successo comunicativo in campagna elettorale. E questo significa avere un programma, ma anche e soprattutto saperlo comunicare” 3 .
“Giorgia Meloni (…) Uno dei suoi punti forti è una comunicazione chiara ma efficace, capace di toccare i giusti tasti per ogni elettore” 4
Potrei continuare a lungo perché a tessere le lodi sulla capacità comunicativa della Meloni non ci sono solo le lunghe ed umidicce lingue dei giornalisti del Giornale Unico o delle testate con proprietà di riferimento per la destra, ma anche giornalisti critici, a volte anche duri nei confronti del “Signor presidente” e del suo governo di “scappati di casa”.
Insomma il problema della destra è l’incompetenza della sua classe dirigente, la sua incapacità (impossibilità?) di dichiararsi anti fascista, il radicato familismo e amichettismo, l’insofferenza verso gli organismi di intermediazione, ma, per fortuna, c’è Giorgia che è una secchiona, che è sempre preparata e che, sopratutto, “è una grande comunicatrice”!
Ma cosa vuol dire saper comunicare bene?
Il processo di comunicazione è alla base delle relazioni. Costruisce le relazioni tra due persone o tra una comunità di persone. Spesso la comunicazione rischia di diventare manipolatoria perché è (implicitamente o esplicitamente) scopo di chi comunica convincere l’altro (o gli altri) della correttezza della propria visione o ideologia.
E’, quindi, materia da trattare con sensibilità e competenza. Competenza che può essere solo affabulatoria o il frutto di definite e pianificate strategie di messaggio.
Per questo è difficile definire quando si ha una buona comunicazione, una comunicazione di qualità. Per chi si occupa professionalmente di comunicazione la comunicazione è di qualità quando raggiunge ed è chiara per il pubblico a cui si rivolge.
Ma oltre alla qualità della comunicazione chi si occupa di strategie di comunicazione deve (dovrebbe) porsi il delicato tema dell’etica della comunicazione.
Può esistere una comunicazione etica? Ebbene si, La comunicazione per essere etica deve essere autorevole, deve cioè comunicare i comportamenti.
Mia nonna amava ripetere “le cose non si dicono, si fanno; perché quando si fanno parlano da sole” un modo semplice e chiaro per pensare alla comunicazione come frutto di un comportamento.
L’attribuire capacità di comunicazione ai comportamenti è l’elemento che discerne la comunicazione dalla propaganda.
La comunicazione è etica giacché informa sulla verità e questo consente alla società civile e ai suoi attori decisionali (la politica, l’amministrazione pubblica, gli elettori) di prendere provvedimenti opportuni.
Se ripercorriamo la comunicazione fatta da Giorgia Meloni in questi due anni di vuoto di contenuti reali ci rendiamo conto che NON ci troviamo di fronte ad una brava comunicatrice (o come piacerebbe al “signor presidente” di un bravo comunicatore) ma ad una spietata “ciarlatana” che fa solo propaganda e usa cinicamente le parole (e le bugie) per negare quello per cui è stata votata e per riempire di pseudo contenuti l’assoluto vuoto di cose fatte (se escludiamo quelle che infigardamente attentano alla libertà degli italiani).
Per evitare pulsioni a denunce per diffamazione preciso che il termine “ciarlatano” è da intendere nel suo significato storico.
In Umbria c’è un paese (Cerreto di Spoleto) di poco meno di mille abitanti conosciuto come “Paese dei Ciarlatani”, appellativo riconosciuto a Cerreto nel vocabolario della Crusca del 1612 e diffuso fin dal Cinquecento, quando i suoi abitanti erano descritti come: “Coloro che per le piazze spacciano unguenti, o altre medicine, cavano i denti o fanno giochi di mano che oggi più comunemente dicesi Ciarlatani […] da Cerreto, paese dell’Umbria da cui soleva in antico venir siffatta gente, la quale con varie finzioni andava facendo denaro“. Quindi, in generale, l’imbonitore che vende in pubblico prodotti specifici o altre merci attirando la gente e incantandola con abbondanza di chiacchiere.
Ad esempio, la ciarlatana Giorgia Meloni afferma che l’occupazione è aumentata, senza chiarire a quali forme di lavoro si rinvia (a ben guardare sempre più precarizzate) o alle ore di reale impiego di un “occupato” (anche un’ora alla settimana).
Sostiene che non sono mai stati messi tanti soldi nella sanità pubblica, parlando di cifre assolute (inquinate dall’inflazione), ignorando la percentuale sul Pil, senza indicare gli investimenti degli anni precedenti o, peggio, senza fare un confronto con gli altri paesi europei.
I video autotrionfanti di Meloni rappresentano una vetta assoluta, e rappresentano emblematicamente la completa dissoluzione della politica nella propaganda.
Il gioco “regge” per un po’ se si rispettano alcune condizioni. Giorgia Meloni non tiene conferenze stampa, quindi non accetta di rispondere alle domande che i giornalisti (anche quelli che tengono la lingua al suo posto) dovrebbero rivolgerle sull’operato della sua amministrazione. Domande specifiche, cifre alla mano, per consentire agli “italiani” di farsi un’idea più precisa su questi due anni del governo più a destra nella storia della Repubblica.
È prevedibile che a un certo punto deflagrerà il catechismo semplificato, autoreferenziale e solipsistico di Meloni (questa nuova forma di autoritarismo che aspira a essere totalizzante e ci introduce alla democratura).
E andrà in frantumi il fantasmagorico “mondo altro” che ci viene quotidianamente narrato!
Alla fine i comportamenti vincono sull’apparenza (e l’appartenenza)! Come diceva mia nonna “le cose non si dicono, si fanno; perché quando si fanno parlano da sole”.
Note
1.”Giorgia che comunica per interposta persona”
2. “Vi spiego perché il governo Meloni può durare 5 anni. L’analisi di Galli” in Formiche
3. “Giorgia Meloni, le ragioni –comunicative– del suo successo”
4. “Donna, madre, italiana, cristiana. Usi linguistici e strategie comunicative nei discorsi di Giorgia Meloni”