Siamo attorniati da testi scritti (libri, periodici, lettere, circolari) e da discorsi (di parenti, amici, colleghi, esperti, insegnanti, mass media). Molti li rifiutiamo. Per non essere rifiutati dai nostri destinatari è bene essere concisi.

Scrivi articoli di poche pagine, a meno che siano tecnici, allora anche parecchie decine di pagine sono inevitabili. Le lezioni universitarie dovrebbero durare un’ora accademica: 45 – 50 minuti. Le conferenze e gli interventi radio e TV è bene siano più brevi . 20 -25 minuti –e non vanno letti, ma improvvisati– detti a braccio.

È utile avere accanto un orologio a cui lanciare rapide occhiate invece di fissarlo con ostentazione. Un buon addestramento a parlare in pubblico deve anche creare nell’oratore un orologio interno automatico che lo avvisi e lo temporizzi. Alcuni di noi riescono a calibrare un intervento improvvisato.

Le frasi pronunciate non devono contenere frasette riempitive (come: “in certo senso”, “in qualche modo”, “come dire?”, “in altre parole”, “se posso così esprimermi”): portano via tempo e non dicono niente.

Non bisogna poi interloquire con se stessi: ho ascoltato per 20 minuti in TV il discorso di un noto personaggio politico che per 28 volte faceva seguire un “No?” a frasi poco incisive che aveva detto. È analoga l’abitudine di far precedere un chiarimento dalla pleonastica domanda: “Perché?” cui segue senza pausa la spiegazione “Perché note circostanze …..”. Il tempo perso è minimo, ma il flusso subisce un inutile stacco nel discorso.

Il tempo è bene impiegato se si parla a voce alta e chiara specialmente quando si citano nomi (con breve pausa prima e dopo) che, ovviamente, sono raramente ricostruibili dal contesto. I nomi stranieri vanno scanditi chiaramente anche esagerando la pronuncia, (sempre corretta!).

Anche se un testo devi dirlo a voce, è meglio scriverlo. Chi ha poca esperienza eviterà il panico, se ha in tasca il testo scritto del suo intervento: in caso di difficoltà o amnesia, potrà tirarlo fuori e leggere la parte ancora non detta.

La valutazione del tempo necessario a leggere una pagina stampata viene riportata in modi difformi da varie fonti alle quali si accede scrivendo su Google ”tempi di lettura di pagine scritte”. Alcuni autori concordano nel fornire una stima di due pagine di 30 righe lette in un minuto.

Alcuni siti, che si trovano su Google, offrono uno spazio sul desktop su cui registrare un proprio testo di lunghezza arbitraria. Ho proposto a 4 diversi siti un mio articolo di 4.600 caratteri registrati in 70 righe, che avevo letto mentalmente in 3 minuti, e ho ottenuto le stime seguenti:

  • letto da voce fuori campo 5’ 20”
  • letto velocemente 6’ 34”
  • terzo sito 4’35”
  • quarto sito 4’.

Sono valutazioni abbastanza concordi, anche se non vengono precisati i parametri degli esperimenti.

Qualche decennio fa avevo inventato gli audiolibri, quando ancora non esistevano. Li proposi a un noto editore con cui corrispondemmo a lungo. Non si combinò. Dopo un paio d’anni, ne pubblicò una piccola collana che non ebbe successo, sebbene, o forse perché i testi erano letti da professionisti addestrati (speaker, presentatori). Mi diede una modesta somma e accettai di risolvere la vertenza che avevo iniziato.

Per imparare a parlare in pubblico, va fatta una prima registrazione audio del testo improvvisato (previa memorizzazione degli argomenti). Poi va ascoltata. prendendo appunti degli errori e dei difetti. Vanno poi registrate altre versioni fino a raggiungere una qualità adeguata: è questa che conta, non il tempo.

* L’orologio, luglio 2024