«La memoria: lo spazio in cui le cose accadono per la seconda volta»
è una citazione dello scrittore americano Paul Auster. E dev’essere con un’ispirazione come questa che Anna Laura e Rolando Mora hanno deciso di riaprire nel dicembre del 2021 i battenti del vecchio mulino del nonno Ilario Mora, detto “Blèc” (soprannome di famiglia, come d’uso), nella sua nuova veste di piccolo museo locale, che si trova a Bezzecca, una frazione di Ledro, nella provincia autonoma di Trento.
A Bezzecca, all’inizio del ‘900 i mulini presenti in quella località erano diversi, ma l’unico rimasto in funzione nel periodo tra le due guerre fu proprio quello “dei Blèc”, il cui scopo dal punto di vista del nonno Ilario era di fornire un futuro lavorativo ai figli. Nel 1943 nonno Ilario decise di smontare il vecchio mulino e di portare i macchinari nel centro storico del paese, accanto all’abitazione, sostituendo con un motore elettrico la ruota idraulica e, nel 1950, eliminando anche le macine di pietra a favore di un mulino a cilindri. Ma proprio in quegli anni diminuivano le persone che coltivavano frumento, segale, grano saraceno perché il boom economico degli anni ’50 e ’60 aveva portato al progressivo abbandono della campagna da parte degli abitanti della zona come nel resto del Paese. Questo fatto ebbe ripercussioni anche sull’attività del mulino, tanto che nel 1962 il mulino elettrico, ancora quasi nuovo, venne chiuso, e lasciato agli eredi.
«Un dovere morale, quello della riapertura», si legge nel saggio pubblicato nel 2024 dal titolo “El Molì dei Blec, luogo della memoria e oltre”, legato alla scelta familiare di ereditare il bene dopo la morte del suo ideatore, nel 1976.
«Una scelta non scontata” ricorda Rolando, “perché l’immobile era in stato di abbandono ed era diventato un deposito, ma già i miei genitori avevano continuato a realizzare opere di manutenzione del tetto perché non andasse perduto».
La scelta degli eredi si è basata, dunque, sul ruolo che il mulino rappresenta in termini di memoria familiare e collettiva, custodita tra le sue mura e nelle attrezzature.
Il mulino, infatti, non rappresenta solo la storia di quattro generazioni di una famiglia, ma anche un excursus collettivo dell’era contadina e di una società caratterizzata da valori di laboriosità, semplicità, solidarietà, rispetto della terra, malgrado le fatiche. Valori che rischiano di essere dimenticati in una logica di “consumismo” spicciolo, anche dal punto di vista dei territori.
Ribadisce Rolando Mora:
«La salvaguardia di macchinari unici, l’opportunità di farli conoscere, rendere omaggio alle persone che ci lavorarono, sono stati il pensiero che ci ha accompagnati nel recupero del vecchio mulino e il motivo della sua apertura al pubblico, per far conoscere ai giovani di oggi il modo di vivere di chi li ha preceduti e il loro ingegno nell’adattare i meccanismi del movimento delle macchine alle esigenze dell’attività molitoria».
“El Molì dei Blèc” si sviluppa su tre piani, ognuno di circa 40 mq, nei quali sono collocate tutte le attrezzature dei primi del ‘900, in grado di garantire il ciclo produttivo della macinazione. Al piano terra si trova il laminatoio a cilindri per la macinazione, il crivello mobile per la pulizia del grano e l’attrezzatura per la sua umidificazione e asciugatura. Al secondo piano sono situati la pulitrice rotante del cereale, il cassone del vecchio buratto e tutte le strutture e le tubazioni per il suo smistamento prima dell’insaccatura, mentre al terzo sono situati i cassoni di deposito del cereale e le attrezzature per la setacciatura del macinato. Il tutto governato da ben cinque elevatori a tazze che perpendicolarmente attraversano i tre piani per portare il cereale in alto e poi per caduta alle macchine collocate ai vari piani per compiere le quattro fasi della macinazione: la pulitura, l’umidificazione, la macinazione e la setacciatura.
L’importanza delle reti territoriali
El Molì dei Blec, visitabile nel periodo estivo il sabato (17.00-19.00) e la domenica (10.00-12.30) o su specifica prenotazione, lavora all’interno delle reti territoriali e aderisce, all’AIAMS (Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici), alla Rete dei Musei Etnografici del Trentino e a ReLed (Rete museale Ledro), luoghi di memoria locali unici e indispensabili per far continuare a vivere anche i tanti piccoli borghi di questo nostro bellissimo Paese.
L’AIAMS è nata nel 2011 ed è la prima organizzazione di questo tipo a livello nazionale, che riunisce studiosi, proprietari ed appassionati di mulini con nobili scopi, tra i quali: promuovere la riscoperta e la valorizzazione culturale e turistica dei mulini; favorire la creazione di cantieri di restauro, ristrutturazioni e mantenimento di queste strutture; censire e catalogare i mulini esistenti in Italia per creare un archivio ed una biblioteca tematica; incoraggiare e sostenere la pubblicazione di saggi, ricerche, tesi di laurea, audiovisivi e riviste, per divulgare le tradizioni, la tipologia e la storia di mulini e organizzare eventi di vario tipo per favorirne la conoscenza e conservazione di questo patrimonio.
Come si legge nel comunicato stampa della Provincia autonoma di Trento del 12 luglio 2023, la Rete dei Musei Etnografici del Trentino è costituita da 75 soggetti qualificati, sui 130 esistenti censiti sul territorio tra il 2022 e il 2023. Un monitoraggio capillare e un’attività di sensibilizzazione accompagnate da cinque incontri, che hanno visto i musei etnografici locali presentare al pubblico e ai colleghi le proprie credenziali e specificità. Agli incontri si sono affiancate anche le aperture straordinarie domenicali dei musei e dei siti etnografici, che hanno contribuito a creare una rete tra tutti i gestori di musei etnografici e di piccoli opifici storici, quasi sempre volontari, fino ad arrivare a due Giornate europee dei Mulini, che hanno raccolto in soli due giorni oltre novecento visitatori.
ReLed (Rete museale Ledro) è un fiore all’occhiello della promozione culturale e turistica del Trentino in generale e del Comune di Ledro in particolare, stante la varietà di strutture e di proposte che la caratterizzano sul territorio nell’arco di una decina di chilometri: Museo delle Palafitte Patrimonio UNESCO, Mostra della Fabbrica Collotta e Cis, Officina Mazzola e Ledro Land Art a Molina di Ledro, Fucina delle brocche a Prè di Ledro, Museo farmaceutico Folletto a Pieve di Ledro, Museo Garibaldino e della Grande Guerra a Bezzecca, Centri visitatori lago d’Ampola e “Mons. Ferrari” a Tiarno di Sopra.
“Senza mulino non c’è farina, senza farina non c’è pane, senza pane c’è la fame”
è un altro motto riportato sulla prima di copertina del saggio già citato: a conferma che il settore primario (agricoltura, pesca, allevamento, pastorizia, silvicoltura e attività mineraria) resta ancora oggi vitale per garantire risorse naturali o materie prime basilari per la vita degli esseri umani. Non dovremmo dimenticarlo mai.