Stiamo vivendo in un momento di forte transizione, di cambiamento epocale e non è per niente chiaro cosa sarà il mondo entro un futuro non tanto lontano. Da una parte siamo capaci di comunicare velocissimamente, ovunque e sempre, ma il contenuto della comunicazione è sempre più povero, ridotto, omologato, ossia piuttosto mediocre.
E’ logico e normale che gli adolescenti cerchino disperatamente l’approvazione dei loro simili, perché hanno bisogno di identificarsi per riconoscersi, sentirsi forte dentro un gruppo che gli dà fiducia ed incoraggia, mentre loro sono occupati a scoprire se stessi e la loro vita. Ma, quando mai si è visto che l’adulto abbia bisogno di reiterati “like” nella sua vita per sentirsi realizzato e capace? Arriva un momento nel quale non è possibile non rendersi conto – usando la doppia negazione di Veltroni – che nei diversi social ci si trova a parlare, a leggere, a interscambiare informazioni con della gente che la pensa come te, senza la possibilità reale di una sana discussione con lo scopo di capire, e di esporre il tuo punto di vista, come si faceva una volta.
Era normale poter essere in disaccordo con qualcuno per il, la, quale nutrivamo stima e rispetto però poteva capitare non ci si trovasse per niente d’accordo sulla recensione di un film, di un pittore, di un libro o di politica e le discussioni potevano essere lunghe, appassionate e accanite, senza però avere conseguenze dirette sulla amicizia.
Ci si interrogava molto di più, ci si chiedeva il perché delle cose, dubitare era un diritto acquisito, il dubbio appunto, quello sconosciuto di questi tempi… Oggi, sui social, se ti azzardi a contraddire qualcuno puoi essere aggredita violentemente dai famosi leoni da tastiera, con la particolarità che si aggredisce violentemente l’altro a livello personale, lasciando perdere il motivo iniziale di contrapposizione. E di questi giorni, la notizia del Ceo di Meta, il non più giovanissimo Mark Zucherberg (41 anni) che ha annunciato l’eliminazione del programma di fact-checking e un allineamento delle politiche di moderazione alla discussione mainstream. Ovviamente, questo riflette perfettamente bene l’accostamento alle politiche di destra del recentemente insediato presidente Trump in Usa.
Valigia Blu che si auto definisce così:
«Basata sui fatti. Aperta a tutti. Sostenuta dai lettori. Questa è Valigia Blu. Verifica, contesto, approfondimento sono le nostre principali attività giornalistiche. Senza pubblicità e al servizio della community»
ha deciso di dire addio a Facebook e Instagram e di ricostruire le loro case digitali. Solo il tempo ci farà capire se la loro scelta era giusta, se saranno seguiti da tanti altri o da nessuno!
D’altra parte, e di questi giorni la notizia che la famosa casa editrici inglese Pinguin Random House ha deciso di dire “no” esplicitamente alla formazione sul AI e così ora la pagina del copyright sui nuovi libri e sulle ristampe afferma che non possono essere utilizzati o riprodotti “allo scopo di addestrare l’intelligenza artificiale”.
Possiamo affermare che si legge, si studia e si approfondisce di meno, si nuota allegramente in un mare di banalità e si passa molto velocemente da una cosa all’altra. La forma di scrivere si è “accorciata”, perché siamo abituati a scrivere messaggini sul cellulare e oramai accettiamo e adoperiamo tutti delle abbreviazioni che diventano mano a mano uso corrente. Non scriviamo più a mano. Tantissimi adolescenti non sanno scrivere in corsivo, e se devono farlo per forza usano le maiuscole, altrimenti non riescono a capirsi neanche loro stessi nella lista delle spese.
E ci si incontra “dal vivo” molto meno di un tempo! Gli esseri umani sono essenzialmente sociali, hanno bisogno di guardarsi negli occhi, di poter ridere a crepapelle insieme, di poter confidare un segreto, una fesseria, in altre parole di convivere con gli altri loro simili. L’isolamento obbligato del tempo della pandemia, ha lasciato degli strascichi in tantissima gente ed anche in un paese estroverso per natura come l’Italia, in molti hanno difficoltà a riprendere la convivialità dei tempi addietro.
Lo smart working ha tantissimi vantaggi, lo dico con conoscenza di causa perché ero abituata a lavorare da casa da molto tempo prima, ma per la natura del lavoro che svolgevo dovevo in ogni caso uscire spesso e andare alle diverse imprese alle quali offrivamo la nostra consulenza. Ma chi non era abituato e si è trovato con questa finta libertà da poter essere tutto il giorno a casa in pantofole e vestito per bene solo a favore di telecamere, ha rischiato e rischia ancora oggi l’isolamento sociale. Per questo si sente parlare sempre di più di nuovi modelli organizzativi “ibridi” e sviluppo collaborativo. Così, in tutto il mondo si è lavorato e si lavora allo sviluppo di strumenti per incrementare la flessibilità organizzativa con realtà aumentata, workspace virtuali, assistenti artificiali in ogni dove.
Ho parlato inizialmente di cambiamento epocale in un futuro non lontano. Al momento è l’incertezza il sentimento dominante, arrecando modifiche di comportamento individuale e sociale che affettano senz’altro tutti noi. Vi suggerisco di leggere “Come essere un buon antenato. Un antidoto al pensiero a breve termine” del filosofo Roman Krznaric già conosciuto da molti per “Empatia. Perché è importante e come metterla in pratica”e “History for Tomorrow”, tra gli altri.
Chiudersi in se stessi non può essere la risposta, penso che più che mai bisogna aprirsi agli altri, aprirsi alla conoscenza, cercare la conoscenza e le fonti di sapere, indagare sui temi che veramente dovrebbero stare a cuore a tutti noi: il cambiamento climatico visto che viviamo sopra questo pianeta nessuno escluso, una economia più giusta e egualitaria per tutti indipendentemente da dove si è nati e da dove ci si trovi, delle leggi che trattino gli esseri umani, gli animali e le cose vive con la stessa considerazione.
Insomma, un mondo nuovo con ideali d’altri tempi, magari si dovrebbe cambiare il come raggiungere questi ideali…