Nella prima metà del ‘900, il processo di prima globalizzazione ha subito una accelerazione determinata dall’introduzione di una serie di innovazioni tecnologiche: nuovi mezzi di locomozione più veloci e mezzi di comunicazione senza fili, come il telefono e la radio, contribuirono in maniera determinante a porre le basi per un contesto sociale in cui lo spazio ed il tempo hanno assunto un valore diverso. È soltanto nella seconda metà del secolo scorso, però, che la diffusione del personal computer e l’arrivo di internet hanno cambiato, radicalmente e definitivamente, la società e le imprese si sono dovute adeguare per restare al passo con i tempi.
L’infrastruttura informatica ha –per esempio- ridotto l’esigenza di spostamenti, consentendo a più individui, che si trovano in luoghi fisici distanti fra loro migliaia di chilometri, di fare una riunione non muovendosi dalla propria scrivania. Ciò che ha permesso la capillare diffusione di questi nuovi mezzi di comunicazione è la facilità di possedere gli strumenti necessari per restare virtualmente connessi con il mondo. È sufficiente, infatti, avere un computer dotato di webcam, un microfono, una connessione ad internet veloce ed utilizzare un programma gratuito come Skype, per realizzare video conferenze durante le quali più persone possono parlare fra loro a distanza come se fossero nella stessa stanza. Questo sistema è usato ormai da molte persone, anche in contesto aziendale, per comunicare a costi estremamente esigui perché, sostenuta la spesa iniziale necessaria all’acquisto dei dispositivi tecnologici, occorre soltanto pagare la connessione dati che rappresenta una voce di costo notevolmente bassa, grazie ai così detti “pacchetti dati” o “abbonamenti flat”. Restare in contatto con il mondo, sostenendo una spesa di circa 20 euro al mese per pagare il canone internet, è una consolidata realtà non soltanto per i privati, ma soprattutto nelle realtà aziendali ovvero in quelle “macchine produttive” di beni e servizi per le quali il web sta acquisendo sempre maggiore rilevanza. Con la tecnologia descritta, un manager può “essere presente” in più posti nel medesimo giorno, tenendo magari una videoconferenza in cui discutere una fusione con altri leader che fisicamente si trovano in altri continenti e, poco dopo, parlare con il proprio referente che si trova in un’altra sede dell’azienda.
La possibilità di essere virtualmente ubiquo ha rappresentato soltanto l’inizio di un frenetico processo di “digitalizzazione” in cui le imprese hanno influenzato le tendenze della società civile, all’interno della quale è ormai affermata la tendenza a dotarsi di dispositivi elettronici sempre più performanti ed avveniristici, con la conseguenza che una fetta significativa del commercio internazionale è costituita proprio dall’importazione ed esportazione di devices hi-tech.
Tale settore industriale sembra non risentire troppo del momento di crisi economica globale in cui molte imprese chiudono, ma le aziende leader nella produzione di tecnologia di consumo vanno –paradossalmente- sempre meglio.
Infatti, “quest’anno si prevede la vendita di un miliardo di supertelefonini: in testa cinesi e indiani. Italiani quattordicesimi”1. Questo dato la dice lunga su come gli smartphone siano diventati estensioni indispensabili per ognuno anche perché, come ricorda Utorelli nell’articolo citato, “tante diventano le funzioni: buono pasto, biglietto del tram, borsellino, badge. È merito del sistema Nfc. Così il cellulare cambierà (ancora) la nostra vita”. Ancora, “secondo la ricerca condotta il mese scorso dall’inglese Mediacells per conto del quotidiano inglese The Guardian, entro fine anno assisteremo a una nuova impennata nelle vendite: in 47 Paesi del mondo saranno acquistati un miliardo e 30 milioni di smartphone, con qualche sorpresa. Oltre la metà di questi supertelefonini finirà nell’Est Asiatico, nelle tasche dei Cinesi (283 milioni) e indiani (225 milioni). Gli americani si confermano al terzo posto, con una previsione di 89 milioni di pezzi acquistati. Mentre gli italiani, quattordicesimi in classifica, dovrebbero comperare 15,6 milioni di nuovi smartphone. Il dato interessante è che il 67% di questi finirà a chi possedeva vecchi modelli a tastiera: utenti convertiti alla nuova tecnologia touch, che useranno per la prima volta applicazioni e servizi di rete, scaricheranno giochi e programmi. Il resto saranno apparecchi di sostituzione, più performanti. Oggi con uno smartphone si fa di tutto: si telefona, si chatta, si cercano informazioni sul web e social network. Si ascolta musica, si scattano foto e si guardano film. Lo si consulta come orologio, sveglia, calcolatrice, rubrica, navigatore, registratore e consulente meteo. Ma siamo soltanto agli inizi. Nel corso del 2014 con l’arrivo della tecnologia Nfc (Near field communication) le applicazioni aumenteranno vertiginosamente”2.
Se pensassimo che “era il 20 novembre 2001, quando a Barcellona fu presentato il Nokia 7650, un originale telefonino che incorporava una fotocamera di soli 0,3 MegaPixel”3, capiremmo subito quali progressi sono stati fatti in pochi anni dalle aziende che operano nel settore. Il know-how specifico acquisito ha permesso una crescita continua ed, infatti, una risoluzione pari a 0,3 MegaPixel che è -al tempo d’oggi- molto bassa, nel 2001 –però- era considerata una grande novità avere un occhio elettronico che permettesse di scattare foto con un telefonino che, essendo anche abilitato all’invio dei messaggi multimediali (mms), consentisse l’invio immediato dell’immagine direttamente dal terminale stesso.
“La seconda tappa epocale è il 9 gennaio 2007, quando un entusiasta Steve Jobs salì sul palco del Macworld a San Francisco e strinse fra le mani il primo iPhone. Così iniziò l’era delle app e dei servizi. L’anno successivo fu la volta a New York del Dream di Htc. E Google, l’altro grande attore, entrò in scena con Android. Il sistema open, basato su architettura Linux, rapidamente imposto sul mercato mondiale dei telefonini touch”4.
Alla luce di quanto fin qui riportato, si evince quanto per le aziende che vogliano rimanere sul mercato internazionale sia fondamentale tenere un adeguato ritmo produttivo anche se, tuttavia, non sempre i modelli “ultimi usciti” di un prodotto hi-tech presentano delle caratteristiche tecniche che realmente li differiscono dall’esemplare precedente. Alcune volte, infatti, le aziende cambiano soltanto qualche dettaglio come –per esempio- l’interfaccia grafica, ma non le funzioni, soltanto per giustificare la produzione di un nuovo modello; ciò che è interessante è che, anche in quest’ultimo caso, molte persone fanno file di ore -davanti ai negozi- pur di essere fra i primi acquirenti della novità e sarebbe assai semplicistico minimizzare il fenomeno, definendolo una moda con scarso senso logico.
Ciò che gioca un ruolo decisivo, sono le varie ipotesi ed i rumors che si susseguono prima della presentazione del dispositivo in arrivo: capita frequentemente che, su siti web specializzati e sui giornali, appaiano le foto del prototipo e le prime indiscrezioni riguardanti le funzioni di cui potrebbe essere dotata una data novità hi-tech di cui è previsto il lancio a breve termine. Comincia così quell’attesa che poi si traduce negli assembramenti di persone che, iniziata la vendita del bene, pernottano davanti ad un mega store pur di possedere i primi esemplari immessi sul mercato.
Tuttavia, le aziende non perdono tempo a festeggiare il successo ottenuto, ma sono già impegnate nella realizzazione di un modello successivo che faccia apparire vetusta la novità appena lanciata.
Questo è la prima caratteristica necessaria che devono possedere le aziende che vogliano dominare la scena internazionale: essere veloci nella produzione ed, ancora, essere veloci nella produzione!
Oltre a possedere una catena produttiva che non si ferma mai, l’azienda tipo del XXI secolo si deve dotare di un sito internet che descriva l’attività svolta dall’impresa, i servizi offerti e che si avvicini al potenziale cliente, fornendo dei riferimenti di contatto. Con la medesima finalità, è consigliabile la creazione di una pagina su un social network per dare ulteriore visibilità ai propri prodotti. Molto importante è, inoltre, dare al cliente la possibilità di acquistare direttamente on line la merce, in negozi virtuali.
Il così definito e-commerce rende possibile comprare di tutto –anche articoli che sono introvabili o quasi nei negozi fisici- a prezzi spesso convenienti, senza doversi muovere dalla propria scrivania.
Sul famoso sito Amazon si può comprare l’oggetto desiderato, ad esempio un orologio cellulare di marca russa, ricevendolo direttamente al domicilio indicato nell’ordine, in pochissimo tempo.
Per le aziende è molto utile avvalersi di tali vetrine virtuali anche perché il visitatore, potenziale acquirente, può leggere le caratteristiche tecniche di un bene e soprattutto consultare le recensioni che siano state eventualmente redatte dai precedenti clienti e, senza dubbio, ciò aiuta l’interessato a decidere se procedere oppure no con l’acquisto dell’oggetto desiderato.
Anche la musica è ormai prevalentemente distribuita all’interno di web store come iTunes e Google Play, a discapito del classico supporto fisico (cassetta, cd o disco) che viene venduto sempre di meno.
Com’è intuibile, l’innovazione tecnologica ha cambiato –con la comparsa e la diffusione del formato mp3- anche il mercato discografico: i costi da sostenere per l’uscita di un album nei negozi della rete sono di molto inferiori a quelli che si dovevano pagare per la distribuzione del supporto cd.
L’innovazione tecnologica consente oggi di acquistare un brano addirittura durante l’ascolto: è sufficiente utilizzare apposite applicazioni -scaricabili gratuitamente sui propri telefonini – per conoscere istantaneamente il titolo del brano e chi sia l’artista che canta; inoltre, insieme ai dati per identificare la canzone, appaiono anche dei link da cliccare per accedere direttamente al negozio digitale ed acquistare subito il file mp3 del brano che poi va scaricato sul proprio dispositivo.
Che quello in cui viviamo sia un contesto dominato da internet e da ciò che la rete contiene, lo dimostra l’analisi di un’altra novità di questo secolo: i social network, che sono diventati un vero e proprio fenomeno sociale.
Facebook, Twitter e LinkedIn (solo per citarne alcuni fra i più noti), sono entrati a far parte della vita quotidiana di un numero considerevole di persone per le quali, spesso, il virtuale entra a far parte della vita reale e viceversa. Ogni sito sociale è, ovviamente, diverso dall’altro per aspetto e funzione; vista la rilevanza assunta nel campo dell’economia internazionale da queste nuove frontiere della comunicazione, è opportuno soffermarsi a fare un’attenta analisi della situazione.
- Utorelli, Smartphone Paghi uno, porti via 15, in Corriere Economia, supplemento del Corriere della Sera, lunedì 3 febbraio 2014, p. 16.
- Ivi.
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