Un inaspettato appoggio alla decisione del Governo Renzi di sollevare durante il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea la questione dei migranti che a migliaia tentano di raggiungere il continente dal Nord Africa su miserabili zattere, con seguito atroce di morti per annegamento o per soffocamento, è venuto il 10 luglio scorso con un editoriale, stringato e fulminante, dell’influente Financial Times. All’Italia si riconosce di avere fatto con l’operazione “Mare Nostrum” uno sforzo encomiabile per il salvataggio di moltissime vite umane (56.000 persone nel 2011 e più di 65.000 nel 2012) senza o con scarsa collaborazione degli altri paesi europei, ai quali si chiede di farsi anch’essi carico, nella persistente emergenza provocata dalle crisi mediorientali, dell’accoglienza dei rifugiati, mettendo riparo a quella che Papa Francesco ha stigmatizzato come “la globalizzazione dell’indifferenza”.
Come spesso accade nel nostro Paese, l’appello di un quotidiano di caratura mondiale, favorevole questa volta all’Italia, è servito, invece che a coalizzare tutte le forze politiche sulla richiesta del Governo di un minimo di solidarietà europea di fronte ad un fenomeno di così ampie proporzioni, a rinfocolare le polemiche di questo o quell’esponente di partito, come si è visto con la recente visita lampo al centro di accoglienza di Mineo, in Sicilia, del segretario della Lega Salvini che, dopo avere ironizzato con corredo di foto sul lusso in cui vivrebbero gli immigrati (“in villetta, con la parabola e i giardinetti avanti e di dietro”) ha rinfacciato al ministro dell’Interno Alfano (e segretario del Nuovo Centro Destra) di non essere capace di fermare l’operazione “Mare Nostrum” e di farsi sentire dall’Unione Europea, venendo ripagato dal ministro con l’epiteto di razzista e l’accusa di avere fatto assumere alla Lega una posizione di destra estrema e anti-europea.
Lasciando da parte le provocatorie illazioni del segretario leghista sulle condizioni dei migranti nei centri di accoglienza italiani, è vero che il confronto tra Italia e Commissione europea, e particolarmente tra il ministro dell’Interno Alfano e il commissario agli Affari Interni Cecilia Malmstroem ha toccato dopo le ennesime tragedie nel mare di Sicilia (i 366 morti nel naufragio di fronte a Lampedusa e i 30 morti asfissiati nella carretta fermata al largo delle coste ragusane) il punto più critico senza peraltro produrre il benché minimo risultato. Il ministro ha accusato il commissario di avere chiuso la porta alla richiesta italiana di una missione comune europea di pattugliamento e soccorso nel Mediterraneo (cosiddetta Frontex) e di avere lesinato il contributo ai costi sostenuti dall’Italia (in tutto, quattro milioni di euro a fronte dei nove milioni spesi al mese dall’Italia). Di rimando, la Malmstroem ha minacciato il commissariamento dell’Italia non ritenendo adeguata l’osservanza della normativa comunitaria in materia di accoglienza, diritti dei rifugiati e foto segnalamento dei migranti sbarcati.
Alle censure europee sull’accoglienza dei migranti e i diritti dei rifugiati il Governo Renzi ha risposto con un decreto legge che predispone un piano straordinario di accoglienza nazionale riguardante una parte dei migranti arrivati nelle ultime settimane e tutti quelli che giungeranno fino alla fine dell’anno (stimati in 40.000) e coinvolgente a tutti gli effetti Comuni e Regioni, ripartendo in tutta Italia gli immigrati sbarcati. In base al decreto, i permessi di soggiorno avranno durata maggiore e saranno rilasciati in tempi più brevi. Aumenterà il numero delle commissioni territoriali (fino a 50 in tutta Italia) per accelerare l’esame delle richieste di riconoscimento della protezione internazionale. Al contempo il Governo italiano chiede a Bruxelles di trasformare la missione “Mare Nostrum” in un intervento europeo per pattugliare il Mediterraneo e soccorrere i migranti in fuga, vale a dire in una operazione a responsabilità europea e non più solo italiana.
La disponibilità dell’Italia a ricondurre l’operazione “Mare Nostrum” con maggiori risorse e mezzi ed una migliore organizzazione è comunque a termine, valida cioè fino alla fine dell’anno, e finalizzata alla realizzazione di una gestione europea della pressione migratoria, che costituisce uno degli obiettivi del semestre di presidenza italiana dell’Unione. Proposte pi ù o meno pertinenti sulla nuova struttura sono state formulate da parte italiana in vista anche della istituzione di un commissariato ad hoc per l’immigrazione ventilata dal neo presidente della Commissione Juncker. Opinabile a tale proposito appare la proposta del ministro della Difesa italiano Pinotti, su cui grava in gran parte l’operazione “Mare Nostrum”, di costituire campi profughi in Africa per scongiurare o limitare al massimo i viaggi di morte e di disperazione nel Canale di Sicilia, visto il totale fallimento di precedenti iniziative. Preferibile appare invece, e fatta con maggiore cognizione di causa , la proposta del presidente della Camera Boldrini, già portavoce in Italia dell’ UNHCR, di affidare alle sedi diplomatiche degli Stati membri dell’ Unione Europea nei paesi confinanti con le zone di crisi, come la Giordania e il Libano, o nei paesi di transito, come la Libia, la possibilità di vagliare le domande d’asilo, per trasferire poi legalmente nei rispettivi paesi coloro che posseggono i requisiti, oppure che siano gli organismi internazionali a svolgere questo lavoro di selezione per poi destinare quote di rifugiati ai vari paesi europei disposti ad accoglierli.
E’ da credere quindi che, se l’Italia riuscirà nel corso del semestre di presidenza comunitaria a fare breccia nella solidarietà europea, ora sottoposta a forti venti contrari, e ad avviare il concerto europeo sull’immigrazione, in questa fase di emergenza ed oltre, potr à cogliere in questo settore un successo assai più lusinghiero ed onorevole che sugli altri tavoli su cui si eserciterà la sua azione di impulso sull’Unione, e concorrere in modo molto più concreto a ridare credito e fiducia nel progetto europeo, ora pencolante tra opposte strategie e scosso dagli attacchi degli euroscettici, in funzione di una Europa più aperta al partenariato sociale ed economico con i paesi e le popolazioni che premono alle frontiere del Mediterraneo.